La ricerca ha collegato la morte prematura all’importanza della vitamina D.
In diversi articoli abbiamo parlato della Vitamina D. Eppure oggi, in un mondo dove la ricerca è sempre attiva, è emerso un ulteriore studio a conferma di tesi precedenti. Lo stesso afferma che un australiano su tre, presenta ancora una carenza di tale composto organico, in maniera lieve, moderata o grave. Nonostante la luce solare sia una delle principali fonti di quest’ultima.
Ora, un nuovo studio dell’Università dell’Australia Meridionale fornisce prove inconfutabili del fatto che la carenza di vitamina D è legata a una mortalità precoce. Invitando gli individui a seguire le linee guida per un sano livello della stessa. La ricerca, pubblicata sulla rivista Annals of Internal Medicine, ha indicato che il rischio di morte aumentava con la gravità della carenza di questa sostanza.
L’importanza della vitamina D: un nutriente essenziale che ci aiuta a mantenere una buona salute mantenendo le ossa e i muscoli forti e sani
Josh Sutherland, primo autore e dottorando presso l‘UniSA, osserva che, sebbene la vitamina D sia stata collegata alla mortalità, i suoi effetti causali sono stati difficili da dimostrare.
“Sebbene in Australia la carenza grave di vitamina D sia più rara che in altre parti del mondo, può comunque colpire coloro che hanno vulnerabilità di salute, gli anziani e coloro che non acquisiscono abbastanza vitamina D da una sana esposizione al sole e da fonti alimentari”, afferma Sutherland.
“La nostra ricerca fornisce una forte evidenza del legame tra bassi livelli di vitamina D e mortalità, e costituisce il primo studio di questo tipo a includere tra i risultati anche la mortalità legata alle malattie respiratorie. Abbiamo utilizzato un nuovo metodo genetico per esplorare e affermare le relazioni non lineari che abbiamo riscontrato in contesti osservazionali e, grazie a questo, siamo stati in grado di fornire una forte evidenza del legame tra basso stato di vitamina D e morte prematura.”
E continua: “La carenza di vitamina D è stata collegata alla mortalità, ma poiché gli studi clinici spesso non hanno reclutato persone con bassi livelli di vitamina D – o è stato vietato loro di includere partecipanti con carenze vitaminiche – è stato difficile stabilire relazioni causali”.
***
Lo studio di randomizzazione mendeliana ha valutato 307.601 dati provenienti dalla UK Biobank. I bassi livelli di vitamina D sono stati indicati come inferiori a <25 nmol/L e la concentrazione media è risultata pari a 45,2 nmol/L. Nel corso di un periodo di monitoraggio di 14 anni, i ricercatori hanno riscontrato che il rischio di morte diminuiva significativamente con l’aumento delle concentrazioni di vitamina D, con gli effetti più forti riscontrati tra i soggetti con carenze gravi.
La ricercatrice senior e, direttrice del Centro australiano per la salute di precisione dell’UniSA, la professoressa Elina Hyppönen, afferma che sono necessarie ulteriori ricerche per stabilire strategie efficaci di salute pubblica che possano aiutare a raggiungere le linee guida nazionali e a ridurre il rischio di morte prematura associato a bassi livelli di vitamina D.
“Il messaggio da trarre è semplice: la chiave sta nella prevenzione. Non è sufficiente pensare alla carenza di vitamina D quando ci si trova già di fronte a situazioni che mettono a dura prova la vita, quando un’azione tempestiva potrebbe fare la differenza”, spiega la Prof.ssa Hyppönen.
“È molto importante continuare a impegnarsi per la salute pubblica per garantire che le persone vulnerabili e gli anziani mantengano livelli sufficienti di vitamina D durante tutto l’anno”.
Immagine di jcomp su Freepik
Vitamina D importanza