Sono passati oltre 20 anni dal barbaro omicidio di suor Laura Mainetti commesso a Chiavenna, un placido borgo nella provincia di Sondrio. La religiosa incontra la morte in un vicolo isolato, sacrificata con un piano studiato nei minimi dettagli in nome di un’inspiegabile devozione al maligno. A commettere il crimine sono Milena, Veronica e Ambra, accomunate da un legame morboso e dall’eterna noia di giornate tutte uguali. Una insofferenza che le spinge verso la tentazione di colorare di nero le proprie vite, fino al desiderio di uccidere.
La pianificazione del delitto di suor Laura Mainetti
Le tre studentesse vengono da famiglie con storie di separazioni, silenzi e disagi, provano rabbia e cercano, insieme, di sfogarla. I loro diari di scuola sono pieni di numeri 6 ripetuti, croci rovesciate, tuttavia questo non basta, vogliono fare qualcosa di clamoroso. Allora progettano di violare tombe e rubare cadaveri, ma alla fine decidono di compiere il gesto più atroce di tutti: il sacrificio umano. Prima di questa offerta un mese prima del misfatto si riuniscono, hanno un coltello con il quale si tagliano e fanno un patto di sangue. Dopo questo, non rimane che decidere la persona da sacrificare e la scelta cade tragicamente su suor Laura Mainetti, perché rappresenta una persona pura d’animo. È Ambra a innescare la trappola mortale, chiama al convitto Immacolata e chiede di parlare con la religiosa. Dice di chiamarsi Erika e di aver bisogno di aiuto perché è rimasta incinta.
La sera del rito mortale
La religiosa, sentendo questa storia, si attiva per aiutare la ragazza tramite un’associazione che si occupa di casi del genere. Alle 22 di sera del 6 giugno 2000, suor Laura dopo la telefonata si presenta in piazza da sola andando incontro alla morte. La giovane porta la vittima lontano, con la scusa di dover prendere in auto le valige da portare nel convento che l’avrebbe ospitata. Durante il tragitto le ragazze si uniscono per dare vita al massacro, una di loro colpisce la suora in testa con un mattone. Un’altra comincia a colpire più volte la religiosa al viso con un sasso, ed infine viene raggiunta da 19 fendenti a volto e collo. La suora prima di morire compie un gesto straziante: sapendo che la sua fine è vicina, prega chiedendo a Dio di perdonare le ragazze.
Le indagini
Compiuto l’efferato gesto, le adolescenti cercano di crearsi un alibi andando con un amico in un piccolo Luna Park della zona. La mattina del 7 giugno 2000 il corpo della povera donna viene ritrovato da un pensionato nel parco delle Marmitte di Chiavenna. Sulla scena del crimine gli inquirenti trovano un elemento inquietante: una stella a cinque punte sovrastata dal numero 666, chiaro simbolo satanico. Inizialmente l’omicidio risulta un vero e proprio mistero, forse aveva incontrato il suo assassino dopo l’appuntamento con Erika? Viene fatto il suo identikit e divulgato a tutti i quotidiani locali, per cercare questa testimone. Ma alla fine a far luce sul caso sono le ricerche sui cellulari della zona da cui, la notte dell’omicidio, erano partite delle telefonate. Dopo circa venti giorni di indagini Milena, Veronica ed Ambra vengono fermate ed interrogate e alla fine confessano l’omicidio.
Processo e condanna
Ascoltate da uno psichiatra, consulente del PM del Tribunale dei minori, affermano di aver commesso il fatto per noia. Una verità semplice ed assurda per cui durante il processo è disposta la perizia psichiatrica sulle adolescenti. Infatti secondo il PM, tutte e tre sarebbero affette da disturbi di personalità e quindi non capaci di intendere e di volere al momento dell’assassinio. Segue un rito abbreviato e il processo si conclude con una sentenza che sostiene la premeditazione del delitto e demolisce il movente satanico. Condannate a pene comprese tra gli 8 e i 12 anni, hanno scontato la loro pena ed attualmente sono libere, protette da identità nuove. Mentre suor Maria Laura sarà Beata, infatti, Papa Francesco ha ufficialmente firmato a giugno del 2020, l’autorizzazione alla promulgazione del martirio della religiosa.