FARINDOLA (PE) – Rigopiano ancora in cerca della verità. A tre anni dal dramma che sconvolse l’Italia provocando 29 vittime, non è stata ancora fatta giustizia. Anzi. Il processo si trascina tra polemiche e continui colpi di scena. Da qualche mese, infatti, si parla anche di depistaggio, che qualcuno avrebbe attuato per sviare le indagini e impedirne il sereno e regolare svolgimento.
Senza dubbio ciò che accadde il 18 gennaio 2017 nel territorio di Farindola, in provincia di Pescara, può essere ricordato come una delle più grandi tragedie della montagna che l’Italia abbia mai vissuto. Una slavina travolse l’hotel Rigopiano uccidendo 29 persone. 11, invece, riuscirono a salvarsi, grazie anche all’eroico intervento dei soccorritori. Ma oggi si è ancora lontani dall’accertare tutte le colpe e le responsabilità.
Rigopiano ancora in cerca della verità
Nei giorni scorsi i legali del sindaco e del tecnico del Comune di Farindola hanno convocato una conferenza stampa per fare il punto della situazione, soprattutto alla luce del fatto che si sarebbe cercato di nascondere le numerose richieste di aiuto fatte, sin dalla mattina, da Gabriele D’Angelo, una delle vittime.
Spiega l’avvocato Cristiana Valentini:
“Noi abbiamo indagato sin dal principio perché abbiamo ricevuto un mandato scritto, depositato nel fascicolo, alla ricerca della verità a 360 gradi, e siamo convinti che un processo possa essere correttamente gestito solo se la ricostruzione è completa, come dice il codice stesso: la ricostruzione di un evento deve essere completa a 360 gradi, i processi si fanno sulla verità dei fatti completa, non parziale. Quindi questo è sicuramente parte del nostro mandato difensivo”.
Aggiunge l’avvocato Massimo Manieri:
“Questi sono fatti documentati, tutti estratti dal fascicolo, che non richiedono neanche un approfondimento investigativo ma una valutazione squisita in punto di sussistenza di ipotesi di reato. Qualcun altro è già arrivato a questo punto: non è un caso che ci sia già stata una denuncia per depistaggio. Adesso chi si dovrà occupare di questi aspetti “funditus” è la Procura della Repubblica”.
Bonafede chiede scusa a nome dello Stato
Intanto il ministro della giustizia Alfonso Bonafede, partecipando alla commemorazione dei 29 angeli a tre anni dalla tragedia, ha dichiarato:
“Rappresento uno Stato che vuole dire ai familiari che è al loro fianco e lo sarà sempre; che chiederà scusa ogni volta che ci sarà da chiedere scusa per non aver avuto la capacità di difendere le vite e proteggere i loro familiari. Lo Stato ha il dovere istituzionale e morale di dare giustizia, sapendo che quella verità non riporterà indietro figli, madri, padri e fratelli morti tre anni fa”.
Ma, più che le scuse, i parenti delle vittime oggi vogliono che venga fatta piena luce. Su tutto.
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