ROMA – Ramin Bahrami e il suo amore per Bach. Al compositore tedesco, il talentuoso pianista iraniano ha consacrato gran parte della sua attività concertistica, che fino ad oggi gli ha procurato i maggiori consensi di pubblico e di critica. Come stupirsi, d’altronde. Joann Sebastian Bach è una figura imprescindibile non solo per la musica classica, ma anche per quella moderna. È così. Secondo quanto scrive Ramin nel suo libro “Mille e una musica – breve storia della musica persiana” (pubblicato da La Nave di Teseo), “Nella musica di un sommo Maestro come Bach, un elemento che richiama la mia cultura natia è perdersi nell’infinito. Quasi smarrirsi nel nulla per poi ritrovarsi in una dimensione atemporale e ageografica universale appartenente all’Umanità tutta, dove le varie voci dialogano, convivono nella pace e nella bellezza, ma prevale sempre l’ordine sul disordine, la bontà sulla malvagità”.
E aggiunge: “Ultimamente, registrando tutte le sonate per violino e cembalo di Bach con un caro amico, nonché grande violinista, sono incappato nel terzo movimento della Sonata in do minore Bwv 1017, uno degli adagi più belli in assoluto. Ho trovato una somiglianza sorprendente con Naghashe Chin (“Il pittore dalla Cina”), una canzone persiana eseguita dalla grande cantante Marzieh. La stessa profondità, lo stesso nobile fraseggio, la stessa cadenza regale. Bach è la più grande prova musicale che le melodie, come del resto le lingue, sono state nel corso dei secoli un elemento fondamentale per l’unione tra le civiltà. E che la mera e vuota digitalizzazione attuale, che ci sta davvero rendendo sempre più disumani e in balìa delle nostre incertezze e paure, non sia la strada maestra”. Assolutamente.
Ramin Bahrami e il suo amore per Bach
Nato a Teheran nel 1976, Ramin Bahrami si è diplomato con Piero Rattalino al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e con Wolfgang Bloser alla Hochschule für Musik di Stoccarda. Successivamente si è perfezionato con Alexis Weissenberg, András Schiff, Robert Levin e in particolare con Rosalyn Tureck. Vale a dire, l’artista che più di altri nel XX secolo ha contribuito a far conoscere l’opera di Bach attraverso i suoi studi e le sue esecuzioni. Bahrami ha debuttato nel 1998 al Teatro Bellini di Catania riscuotendo un successo così clamoroso che gli è stata conferita la cittadinanza onoraria.
Inizia così una carriera che lo porta a suonare per le maggiori istituzioni musicali italiane e tedesche. Ma anche in prestigiosi festival internazionali. La sua predilezione per Bach è consacrata nelle registrazioni discografiche delle Variazioni Goldberg e delle 7 Partite che Decca pubblica nel 2004 e nel 2005. L’incisione per Decca de ‘L’arte della fuga’ di Bach è entrata in testa alle classifiche di vendita pop dalla sua prima pubblicazione nel marzo 2007, rimanendovi per ben 7 settimane.