Processo che lega depressione e ottimismo. Lo studio dall’Italia agli Stati Uniti, dimostra sia la necessità di cure adeguate. Sia che queste stesse cure, preventivate da un’adeguata campagna, sono più efficaci sulle persone ottimiste.
Processo che lega depressione e ottimismo, i primi dati
Tra il 2004 e il 2012 è stato documentato che, il rischio di morte prematura nelle donne ottimiste, si abbassa di circa il 30%.
Il dato, fornito dal Nurses’Health Study, deriva da uno studio accurato, effettuato su circa 70.000 persone.
Dallo stesso, emerge che il 16% circa, si ammala meno di cancro, il 38% meno di malattie cardiache. Mentre il 39% si ammala meno di problemi legati al ictus e il 38% di malattie respiratorie.
Infine, un elemento altrettanto importante, riguarda il 52% delle persone che, essendo ottimiste, si ammalano meno di infezioni.
Indubbiamente, secondo gli specialisti un sano e corretto stile di vita, diminuirebbe comunque il fattore di rischio. Eppure, sempre in base a quanto sostengono gli stessi ricercatori, c’è un nesso tra il fattore di rischio e l’ottimismo.
A farla breve, essere positivi allunga la vita.
Secondo l’Università dell’Illinois, gli ottimisti hanno una condizione ideale per la quale non si ammalano di tante patologie.
Ad esempio quelle legate a problemi cardiovascolari, al colesterolo, eccetera.
Lo studio incrociato di Dario Aspesi e Graziano Pinna
Dario Aspesi e Graziano Pinna dell’Università dell’ Illinois at Chicago, parlano di un’indagine ben precisa. Questa rivela come, fra 5 anni, sarà possibile diagnosticare con un semplice esame del sangue, le percentuali di persone che possono ammalarsi di depressione.
Lo stesso test, molto specifico, aiuterà a rendere “personale” la diagnosi dell’eventuale paziente.
Con esso, seguirà anche la cura, il trattamento preciso e mirato per chi risulterà ad alto rischio di depressione.
Lo studio di Dario Aspesi e Graziano Pinna evidenzia che, secondo delle statistiche, solo una bassa percentuale di pazienti riceve le cure giuste.
Il dato Europeo
Gli psichiatri di “casa nostra”, con una percentuale basata sui paesi dell’Unione Europea, hanno fatto richiesta di misure preventive per la patologia.
La richiesta da parte dei medici è di una campagna di sensibilizzazione e di prevenzione.
Si parla in maniera cautelativa, di cure adeguate alla sindrome; e di quelli che possono essere i benefici per una guarigione vera dalla depressione.
Se consideriamo che in Italia soltanto il 17% dei pazienti si cura a dovere, non c’è da stupirsi che i medici vogliano fortemente questa procedura.
La Società Italiana di Psichiatria (SIP) si esprime in merito al trattamento Tratment Gap, ovvero quello che passa tra ciò che si dovrebbe fare e ciò che realmente si fa.
A causa della percentuale troppo bassa, coloro che ricevono il trattamento necessario, rappresenta solo il 3% dei malati affetti da depressione.
Quindi la SIP, chiede alle Istituzioni Maggiori di dare il via ad una campagna di Prevenzione Nazionale.
In base ad un’altra osservazione tutta italiana, sembra proprio che il cervello, in risposta all’ottimismo si attivi e questo, agisce direttamente sugli enzimi attivati dai medicinali. Il risultato è una buona efficacia sulla cura stessa.
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