Piet Mondrian è forse uno dei grandi pionieri dell’arte modernista olandese che ha tracciato una strada come mai prima d’ora. Perché ha lasciato un segno non solo nell’arte ma anche nel design, nell’architettura e nella moda. Il suo lavoro è immediatamente riconoscibile ma c’è molto su cui riflettere e ammirare oltre i rettangoli audaci di questo artista. Lo possiamo scoprire ripercorrendo la sua affascinante storia che sembra già dal principio consacrata alla pittura.
I primi anni di Piet Mondrian
Piet Mondrian nasce il 7 marzo del 1872 ad Amersfoort, in Olanda e da subito si avvicina all’arte grazie al padre, stimato professore di disegno. Insieme con suo zio Fritz, pupillo di Willem Maris, disegna e dipinge lungo le rive del fiume Gein. Nel 1892 entra nell’Accademia di Belle Arti di Amsterdam, inizialmente i suoi quadri sono di tipo naturalista o impressionista, e spesso ritraggono paesaggi. Tuttavia i dipinti successivi, tra il 1905 e il 1908, mostrano già una tendenza verso l’astrazione pur fortemente radicati nella natura. Come ad esempio Natura morta con vaso di zenzero (1911-12) opera dalle accentuate linee verticali e orizzontali. Ma la sua pittura ha anche una forte spiritualità e su questo il pittore pensa che:
“Per avvicinarsi allo spirituale nell’arte, si farà il meno uso possibile della realtà, perché la realtà è opposta a quella spirituale. “!
Il soggiorno francese e l’influenza cubista
Nel 1912 Mondrian si trasferisce a Parigi dove è completamente abbagliato dall’arte cubista di Georges Braque e Pablo Picasso. Nel 1914 torna in Olanda dove unisce l’arte di questi due artisti con gli studi filosofici per creare un proprio stile pittorico. Nasce così il neoplasticismo, termine che Piet inizia a utilizzare sulla rivista De Stijl, fondata con Theo van Doesburg durante la Prima guerra mondiale. Nel 1919 torna a Parigi, dove inizia a dipingere quelle creazioni con le griglie e i riquadri che tutti noi conosciamo, tra queste c’è Composizione (1921). Opere principalmente da tre colori primari, rosso, blu e giallo, tre valori primari, bianco, grigio e nero. e due direzioni primarie: orizzontale e verticale. All’apice della sua creatività Piet Mondrian è costretto a lasciare la Francia nel 1938 per trasferirsi in America a causa dell’avanzata di Hitler.
Gli ultimi anni di vita negli Stati Uniti
Nella Grande Mela Mondrian dà vita a tele sorprendenti, che segnalano il principio di un linguaggio nuovo. Lo possiamo vedere in New York City 3 (1941) una complessa grata di linee gialle, blu e rosse che si intrecciano in maniera occasionale. Tra le opere finali dell’artista olandese c’è il Victory Boogie-Woogie (1942-44), incompiuto a causa della sua morte nel 1944. Dove le linee solide consuete sono sostituite da linee formate da rettangoli colorati di piccole dimensioni affiancati, ottenuti impiegando nastri di carta a pezzi. Il pittore si lascia avvolgere dal ritmo di New York ed il titolo riflette chiaramente la musica allegra alla quale è ispirato. Infatti seppur l’artista viva una vita all’insegna del rigore è uomo mondano con una grande passione per la danza. Non dobbiamo quindi meravigliarci se gli storiografi ricordano che Mondrian era un ottimo ballerino.
L’influenza di Mondrian oltre la pittura
L’incredibile impatto di questo artista lo possiamo ritrovare nel design come per esempio la sedia di Thomas Gerrit Rietveld. Nella moda lo stilista Yves Saint-Laurent ha disegnato abiti a trapezio anni ’60 influenzati direttamente da Mondrian, con le forme e le linee caratteristiche. Uno stile riduttivo imitatissimo che continua ad ispirare i mondi dell’arte a 360°.
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