Pessimismo e lavoro: giovani sfiduciati

Pessimismo e lavoro: giovani sfiduciati

Pessimismo e lavoro: la ripartenza dopo la crisi acuta dell’Emergenza da Coronavirus è iniziata; e il peggio sembra essere ormai alle spalle.

Ora è il momento di adottare tutte le misure necessarie per contenere il contagio, pur facendo ripartire l’economia. Il vero fulcro di questa ripartenza, costituito principalmente dai giovani, sembra però essere in buona parte pessimista.

Proprio così: stando a uno studio condotto da IZI in collaborazione con Comin & Partners, infatti, una fetta importante dei giovani italiani guarda al futuro con ben poche speranze.

Pessimismo e lavoro: consigli contro lo scetticismo giovanile

L’indagine è stata condotta su un campione di oltre 1.000 persone tra i 18 e 40 anni. I risultati ci dicono che solo il 21% guarda al futuro con ottimismo.

Dei restanti, il 27% è convinto che il proprio futuro lavorativo non subirà modifiche causate dalla crisi sanitaria ed economica.

Tutti gli altri, invece, sono pessimisti. Un giovane su due è quindi convinto di andare a incontro a lavori meno retribuiti; oppure a importanti periodi di disoccupazione.

Di fronte a questo scenario sui toni del grigio, solamente il 22% sembra essere deciso a investire sulla formazione per migliorare la propria formazione.

Cosa dovrebbero fare invece i giovani italiani per rispondere in modo positivo alla crisi, contro gli spauracchi della disoccupazione e dei salari ridimensionati?

«Senza ombra di dubbio il primo passo è quello di attivarsi sul fronte della formazione, per aggiungere delle competenze chiave al proprio profilo professionale» spiega Carola Adami, co-founder della società di selezione del personale Adami & Associati (www.adamiassociati.com) «e quindi presentarsi nel migliore dei modi sul mercato del lavoro».

Il futuro

Nei prossimi mesi saranno infatti molte le persone che si metteranno alla ricerca di un nuovo lavoro. Pensiamo per esempio agli stagionali che non potranno accedere alle solite posizioni estive, o ai lavoratori fuoriusciti da aziende ridimensionate in seguito alla crisi.

Diventa quindi essenziale curare al meglio la propria presentazione, in modo da spiccare tra i tanti candidati:

«Come head hunter ci troviamo a valutare ogni giorno decine di curricula imprecisi; con errori di vario tipo, e che molto spesso non riescono a mettere in evidenza i punti di forza dei candidati. Per questo motivo abbiamo deciso di offrire alle persone in cerca di lavoro un servizio di restyling. E di revisione del Curriculum, in modo da avere un’ottima base di partenza per trovare una nuova e soddisfacente occupazione». Spiega ancora Adami.

Talvolta, però, il problema è a monte; si pensi a tutte quelle persone che, a causa dello stravolgimento economico causato dalla pandemia e dal lockdown, si troveranno presto a dover affrontare degli importanti cambiamenti professionali.

«Individuare il percorso professionale ideale non è mai semplice. E lo è ancora meno durante momenti eccezionali come questo. È fondamentale infatti capire le esigenze del mercato del lavoro e delle aziende; avere piena consapevolezza delle proprie capacità e essere in grado di promuovere al meglio il proprio brand. Diversamente, si rischia di lasciare il proprio futuro professionale in mano al destino, perdendone il controllo». Sottolinea l’head hunter, aggiungendo che «In questi casi, ancor prima di pensare all’aggiornamento del curriculum, è consigliabile approfittare della consulenza di un career coach; ovvero di un esperto in grado di supportare le più delicate e decisive scelte di carriera».