Morto un medico di Altamura: terzo regione Puglia

Morto un medico di Altamura: terzo regione Puglia

Morto un medico di Altamura. È il TERZO in Puglia. Si mettano in sicurezza gli operatori sanitari con DPI e tamponi di routine.

Bari, 21 aprile 2020. Antonio Le Rose, otorinolaringoiatra di 66 anni in servizio presso l’Ospedale della Murgia e residente ad Altamura è purtroppo deceduto due notti fa. Si tratta del terzo medico morto per Covid-19 in Puglia.

“Esprimo il mio profondo cordoglio alla famiglia e ai colleghi”. Dichiara Filippo Anelli, Presidente Omceo Bari e Fnomceo. “Il nome di Antonio Le Rose si aggiunge oggi purtroppo a quelli degli altri 136 medici caduti per l’epidemia da Coronavirus. Una strage che sembra non avere fine.”

“Per porre fine a questa strage – aggiunge Anelli – urge tutelare l’integrità psicofisica di chi lavora nella Sanità. Servono i dispositivi di protezione ma anche tamponi di routine eseguiti ogni settimana su tutti gli operatori sanitari per tutelare loro e gli stessi pazienti.”

Morto un medico di Altamura: serve allargare la platea dei test

Mentre in Regioni come il Veneto vengono eseguiti una media di 20mila tamponi al giorno, la Puglia si ferma a 2mila. Eppure i dati ci dicono che il virus sta circolando; secondo quelli diffusi ieri dalla Regione, il 33,4% dei tamponi positivi in Puglia sono relativi a soggetti asintomatici. Per intercettare quel terzo di positivi che rischia di diffondere inconsapevolmente l’epidemia; serve allargare la platea dei test, come si è fatto per esempio in Veneto, dove gli screening a tappeto stanno dando ottimi risultati di contenimento.

“Se le strutture pubbliche hanno capacità limitate in questo momento, che si autorizzino i laboratori privati in grado di eseguire i tamponi a farli – propone Anelli – con l’obbligo di comunicare i risultati al centro di coordinamento regionale.”

“La sicurezza dei lavoratori e dei cittadini che si affidano alle cure degli operatori sanitari sono diritti costituzionalmente garantiti, che devono essere tutelati dal SSR. Non si tratta di una concessione, ma di una pretesa in nome della nostra Carta Costituzionale su cui gli amministratori hanno giurato fedeltà nell’adempimento del loro mandato” – conclude Anelli.

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