Anima ribelle e indomabile e frontman degli INXS, una delle band più grandi al mondo negli anni ‘80. Michael Hutchence ha rotto gli schemi fondendo danza e rock con un romanticismo sexy e contagioso. Impossibile non associare la sua voce che denota sfrontata sicurezza con canzoni energiche ed immediate come Beautiful girl o Need you Tonight. Indimenticabili come i suoi amori, dalla storia con l’esplosiva Kilye Minogue a quello con la danese Helena Christensen. Tuttavia dalla metà degli anni ‘90 la vita di Michael, al vertice del successo, si fa nera e torbida e lo porta ad una tragica fine.
Genesi di una stella: Michael Hutchence
Nato a Sydney il 22 gennaio 1960 all’età di 4 anni si trasferisce con la famiglia a Hong Kong. Ed è chiaro da subito che il destino di questo bambino è la musica, visto che fin dall’infanzia si esibisce come cantante. Nel 1972 gli Hutchence tornano a Sydney; a scuola, Michael incontra i fratelli Farriss. Con loro forma i Farriss Brothers insieme a Kirk Pengilly e cominciano a esibirsi nei pub. Nel 1980 cambiano nome in INXS, ed è il principio della leggenda perché l’inizio è folgorante come un lampo che squarcia il cielo di notte. È il 1982 quando grazie ad un contratto, incidono il primo album Shabooh Shoobah. La forza trainante del gruppo è proprio il cantante Michael Hutchence, animale da palcoscenico che ricorda il carisma di Mick Jagger e Jim Morrison.
Gli anni d’oro
Il successo planetario però arriva con l’album del 1987 Kick che punta dritto alla numero uno della classifica americana e vende milioni di copie. Il gruppo cavalca l’onda con un memorabile tour lungo ma gratificante alla fine del quale Michael incide un album intitolato Max Q. Nel 1989, dopo aver vestito i panni di Percy Bysshe Shelley nel film Frankenstein unbound, diretto da Roger Corman è il tempo di X. Anticipato dal singolo Suicide Blonde gli INXS sono pronti ora a partire per il Live Baby Live e siamo già nel 1991. Hutchence è pronto a conquistare gli stadi del mondo con la forza inarrestabile di un condottiero: Parigi, New York, Chicago, Londra, Dublino, Glasgow, Las Vegas. Nel 1992 esce Welcome to Wherever You Are, l’album è destinato a diventare il preferito da gran parte dei fan, infine un incidente cambia le sorti di tutto.
Un sinistro presagio di morte
Nel corso di un diverbio con un conducente di taxi, il cantante scivola e si rompe il cranio sul marciapiede. Abitualmente aperto, simpatico ed estroverso, da quel momento cambia completamente comportamento, perde l’80% dell’olfatto e sente poco anche i sapori. Si apre così un abisso dal quale non farà ritorno, si arrabbia facilmente ed ha crisi depressive. Circa un mese prima della sua scomparsa, Michael inizia ad interessarsi a pratiche di autoerotismo che lo portano verso una drammatica conclusione. Sono le 9.54 del mattino del 22 novembre 1997, le ultime quattro ore del cantante sono un estenuante appello per chiedere aiuto. Due amici Kym Wilson e Andrew Rayment lo hanno lasciato solo nella stanza 524 del Sydney Ritz-Carlton Hotel intorno alle 4.30 del mattino. Viene ritrovato appeso a una cintura legata alla maniglia della stanza d’albergo, suicidio o forse è vittima di sesso estremo andato a finire male.
Un documentario rock
Una storia del genere, dove s’intrecciano amore, rock, sesso e sregolatezza non può che diventare un film infatti nel 2019 esce Mystify. Un manuale di come dovrebbe essere costruito un film su un archetipico sexy dio della musica che vuole solamente essere riconosciuto come artista. Una vita vissuta in maniera tutt’altro che tediosa e le stesse affermazioni del rockers lo spiegano chiaramente:
“La gente tende a vivere una vita noiosa. Ha bisogno di qualche impennata. Io voglio essere quell’impennata”!