Bipolare, paranoico, autistico, soggetto a crisi di rabbia, ci sono tanti modi per descrivere l’artista che appena poggiata la tavolozza vuole bere. Maurice Utrillo dipinge per sopportare se stesso.
Il figlio di Suzanne Valadon: Maurice Utrillo
L’infanzia di Maurice Utrillo è tutt’altro che stabile, sua madre, la pittrice Suzanne Valadon, è sempre in giro per bistrot in compagnia di artisti ed intellettuali. Affidato alle cure della nonna il bambino gira per Montmartre imitando il movimento e il rumore del trenino elettrico con cui ama giocare. Il piccolo Maurice non sopporta le donne incinta, soffia per ore in un flauto che non sa suonare, legge libri che non può capire. Insomma un continuo problema a cui si aggiungono le crisi epilettiche di cui soffre e che la madre cura con brodo caldo allungato con vino. Di conseguenza il ragazzo a 13 anni diventa alcolizzato e, se non lo lasciano bere, esplode di rabbia gettando oggetti dalla finestra. Il bisogno di ubriacarsi diventa presto incontrollabile e, forse per senso di colpa, Suzanne diventa la madre che non vuole essere e lo fa ricoverare in una casa di cura.
Il rimedio: la pittura
Dopo un ennesimo ricovero, un medico suggerisce un’attività manuale per calmare i demoni del giovane. Suzanne decide allora di iniziarlo alla pittura. Grazie a questa provvidenziale decisione, nascono le centinaia di vedute di Montmartre che rendono Utrillo famoso. Il perfezionismo maniacale del pittore si applica splendidamente alla tela, i quadri sono talmente precisi da essere testimonianze dell’apparenza che i luoghi avevano al tempo. Ma appena posato il pennello Maurice vuole bere, la madre gli da perfino soldi per sfogarsi nei bordelli, lui però spende tutto in vino. Alla fine arriva l’amore, a 50 anni sposa Valore Lucie, la donna in breve tempo si impossessa dei suoi averi. Vecchio, pazzo e malato, il pittore muore nel 1955 in completa solitudine. Destino che si unisce ad altri geni, come Picasso, nella folle arte del ‘900.
by MLD