Mary Jane Kelly e lo sconosciuto si fermarono davanti all’ingresso di Miller’s Court e Hutchinson vide i due baciarsi e poi udì Mary esclamare: «Ho perso il mio fazzoletto!», al che l’uomo le diede un fazzoletto rosso. Poi la coppia s’incamminò per Miller’s Court ed entrò in casa di Mary. Erano le tre di notte.
Alle 10.45 del mattino il commesso Thomas Bowyer fu mandato a riscuotere l’affitto da Mary Kelly per conto di John McCarthy, proprietario della stanza dove viveva la ragazza.
Bowyer bussò alla porta ma, dato che non rispondeva nessuno, diede un’occhiata all’interno attraverso una finestra rotta. Non è difficile immaginare la sua reazione quando scoprì, steso sul letto, il corpo (o, meglio, quel che ne restava) nudo di Mary Kelly, massacrata da Jack lo Squartatore!
Presto arrivarono il signor McCarthy, l’ispettore Abberline e il dottor Bond. La porta della stanza, però, è abbattuta solo all’arrivo del soprintendente Thomas Arnold.
Mary Jane Kelly, crudeltà senza pari a Dorset Street
L’intera superficie dell’addome e delle cosce era stata rimossa e la cavità addominale svuotata delle viscere. I seni erano stati asportati e le braccia e il viso, ormai irriconoscibili, devastati da tagli e sfregi irregolari. L’utero, i reni e un seno erano stati posti sotto la testa. L’altro seno accanto al piede destro, il fegato tra i piedi, gli intestini accanto al fianco destro e la milza accanto al fianco sinistro.
I lembi di pelle tagliati via dall’addome e dalle cosce erano ammucchiati su un tavolo. Il collo era stato squarciato fin quasi la decapitazione. Mancava il cuore, che non fu mai ritrovato. La parete sul lato destro del letto e il pavimento erano inondati di sangue.
Nel caminetto furono ritrovati i resti bruciati di un cappellino e di alcuni abiti femminili; Abberline suppose che erano serviti all’assassino per alimentare il fuoco e farsi più luce mentre compiva lo scempio.
La polizia riuscì inizialmente a mantenere un certo riserbo; ma quando la notizia del selvaggio omicidio cominciò a diffondersi, grande fu la costernazione per quest’ennesimo massacro. Molto più brutale rispetto agli altri e nel quale era morta una giovane e bella ragazza.
Il 9 novembre il capo della polizia Charles Warren, subissato di critiche e polemiche, diede le dimissioni.
Rose Mylett
Secondo l’opinione di molti, Mary Jane Kelly fu l’ultima vittima di Jack lo Squartatore. Probabilmente, dopo il massacro, aveva soddisfatto la sua sete di sangue. Tuttavia, nei due anni seguenti ci furono degli omicidi che alcuni criminologi gli attribuirono.
Rose Mylett, uccisa con una quarantina di coltellate, fu ritrovata il 20 dicembre 1888 sul pianerottolo di una scala. Presso un gruppo di case operaie in Commercial Street.
Allie McKenzie e Frances Coles
La prostituta di quarant’anni Allie McKenzie, alcolizzata, fu ritrovata la notte del 17 luglio 1889; mostrava la gola recisa da due tagli inferti da sinistra verso destra e diverse ferite all’addome.
Frances Coles, giovane prostituta di ventisei anni, fu trovata sotto l’arco di Swallow Gardens il 6 febbraio 1891. L’addome non presentava ferite o mutilazioni; ma la gola era stata squarciata tre volte in maniera del tutto simile alle vittime accertate di Jack lo Squartatore.
L’agente che ritrovò Frances, udì qualcuno che si allontanava frettolosamente; per cui si è supposto che l’assassino possa essere stato disturbato e aver lasciato il lavoro a metà. Proprio come avvenne nel caso di Elizabeth Stride.
Infine, un tronco umano femminile privo della testa fu ritrovato il 10 settembre 1889 vicino Osborne e Wentworth Street.
Autunno di Terrore
Nel 1891, dopo le indagini sull’omicidio di Frances Coles, non ci furono altri casi attribuibili allo Squartatore. Così la pratica di Scotland Yard sui delitti di Whitechapel fu archiviata. Il protagonista indiscusso “dell’autunno di terrore” londinese rimaneva senza un nome e senza un volto.
I crimini di Jack rientravano nella sfera della perversione sessuale; perché alle vittime erano asportati organi interni, soprattutto quelli genitali. Spesso, mutilazioni di questo genere celavano il desiderio da parte di chi le compiva, di mangiare le parti asportate e, la società vittoriana, profondamente conservatrice, doveva sicuramente restare sconvolta da rivelazioni simili, anche perché era la prima volta che in Inghilterra si parlava di crimini del genere.
Ma l’interrogativo cruciale resta sempre lo stesso: chi era Jack lo Squartatore?
Innumerevoli congetture, si susseguono per stabilire chi possa essere il serial killer; alcune improbabili come quella che vedono coinvolto il poeta e drammaturgo Oscar Wilde o Lewis Carrol, autore di Alice in Wonderland.
Documenti nella storia
Uno dei più importanti documenti dell’epoca ai quali è possibile attingere per identificare alcuni dei sospetti di Scotland Yard è un memorandum scritto nel 1894 da Sir Melville Macnaghten; che nel 1888 era a capo della Polizia Metropolitana londinese.
In esso Macnaghten indicava quattro persone investigate per i delitti di Whitechapel: Montague John Druitt, Aaron Kosminski, Michael Ostrog e George Chapman.
Le indagini della polizia
Montague John Druitt, nato il 15 agosto 1857, morto nel dicembre 1888. Figlio di un noto medico londinese, era un giovane avvocato di buona famiglia che si era dedicato all’insegnamento.
Il suo corpo fu ritrovato nel Tamigi il 31 dicembre 1888 e l’esame post-mortem stabilì che rimase in acqua per circa un mese.
Nelle sue tasche furono ritrovate quattro pesanti pietre, il che sembra indicare un suicidio, ed un biglietto ferroviario datato al primo dicembre. La coincidenza temporale tra la morte di Druitt e la fine dei delitti, considerando l’omicidio di Mary Jane Kelly come l’ultimo dei delitti di Whitechapel, oltre a delle non meglio specificate “confidenze personali”, fece di Montague John Druitt il primo dei sospetti di Macnaghten.
Gli studiosi moderni tendono invece a considerarlo estraneo ai fatti.
Aaron Kosminski, ebreo polacco di professione parrucchiere, fu il principale sospettato di Sir Robert Anderson, capo della Divisione di Investigazione Criminale della Polizia Metropolitana di Londra.
Kosminski era affetto da turbe mentali, probabilmente una forma di schizofrenia; e Macnaghten riportava che provava «un profondo odio nei confronti delle donne e forti tendenze omicide».
Macnaghten inoltre imputava la follia di Kosminski a molti anni trascorsi indulgendo in «pratiche solitarie». Con questa espressione si faceva riferimento alla masturbazione compulsiva che, a quanto pare, fece davvero parte della storia clinica del sospetto.
A cura di Danilo Borri.
Fine sesta parte.