Definire con una sola parola Man Ray è difficile: pittore, scultore, scrittore e regista cinematografico. Un personaggio poliedrico che costruisce le proprie idee artistiche con i grandi dadaisti parigini e i surrealisti. Considerato tra i più importanti artisti del Novecento, tuttavia, è ricordato soprattutto come fotografo. Per quale motivo? Forse perché nelle sue mani la macchina fotografica non è più mezzo per catturare l’estetica, ma diventa apertura a una nuova bellezza carica di sensibilità. Percorriamo insieme le tappe della vita di quest’uomo che inizia in America.
La formazione di Man Ray
Man Ray, il cui vero nome è Emmanuel Radnitsky, nasce a Filadelfia il 27 agosto 1890, da genitori emigrati dalla Russia. Ha le idee chiare sin da giovane, è determinato a lasciare un segno nel mondo dell’arte. Perciò quando nel 1897, si sposta con la famiglia a New York nel quartiere di Brooklyn, decide di frequentare il Ferrer Center. Una moderna istituzione con opinioni politiche e sociali note per essere molto libere. Contemporaneamente segue gli studi presso le Belle Arti di New York, benché i suoi insegnanti, sconvolti davanti ai suoi quadri, gli consiglino di rinunciare. La svolta arriva quando scopre le nuove avanguardie artistiche europee frequentando, tra il 1910 e il 1911, la galleria 291 gestita da Alfred Stieglitz. Profondamente colpito da questa nuova esperienza cambia il nome in Man, diminuzione di Emmanuel, Ray, ossia raggio, profetizzando il proprio destino di fotografo.
Il periodo parigino
Nel 1914 compra una macchina fotografica e intuisce che può usarla come un nuovo mezzo espressivo e stimolante. Per creare immagini artistiche vicine ai principi di un movimento di rottura come il dadaismo. Prova diverse tecniche ed ha singolari intuizioni, ad esempio scattare foto di lenzuola spiegazzate. Nel 1915 il collezionista Walter Conrad Arensberg lo presenta a Marcel Duchamp, tra i due è subito amicizia. Stabiliscono un sodalizio con la volontà di ridefinire cosa è un’opera d’arte, ovvero prendere il reale e trasformarlo in qualcosa di metafisico. Duchamp convince Emmanuel a seguirlo a Parigi dove approdano entrambi il 14 luglio 1921. Abbagliato dall’euforia della città Man Ray si ritrova tra André Breton, Louis Aragon, Paul Éluard e Philippe Soupault. Insieme danno forma al surrealismo e ne diventa il fotografo ufficiale. In questi anni la fotografia è finalmente diventata una tecnica che l’artista padroneggia completamente.
Alcune delle opere più celebri
Nel 1922 produce i suoi primi fotogrammi o rayografie, ottenute con un procedimento singolare. Poggiando sulla carta sensibilizzata oggetti tridimensionali, ad esempio chiavi, ingranaggi, si disegnavano così contorni e anche le ombre. Da questo momento in poi la fotografia dei surrealisti diventa un importante progresso nell’arte. Il riconoscimento artistico di questa tecnica si sposta verso il piacere, Ray espone la sensualità e l’espressione del desiderio umano. Fotografando in particolare il corpo femminile, tra le immagini più celebri del genere c’è Le violin d’Ingres (1924). La schiena di una modella, Kiki de Montparnasse, diventa un violino per dare una percezione moderna del corpo che va oltre la visione classica. Allo studio della luce, degli oggetti e delle persone l’artista dedicherà tutta la vita fino alla fine dei suoi giorni. Una passione instancabile per la sperimentazione che lo rendono probabilmente una delle figure chiave nell’arte del XX secolo.
by MDL