Siamo spesso affascinati dai misteri, come lo era Edgar Allan Poe, scrittore e giallista unico nel suo genere. Ed ancora dai casi irrisolti o da cose che, nonostante la scienza e la ragione, non possiamo spiegare. Molti di noi, sinteticamente, chiudono la questione con uno scetticismo rapido. Altri al contrario, s’interrogano, si pongono quesiti e cedono al dubbio. Ancor più avvincente, quando ad esser coinvolto è un personaggio “singolare” o inaspettato. Qualcuno di cui, mai … avresti dubitato!
Lo strano caso di Edgar Allan Poe
New Jersey – 1841. Era una calda giornata d’estate. Una giornata apparentemente come un’altra. Quando, il cadavere di una giovane donna, fu ritrovato nelle acque del fiume Hudson.
Il suo nome era Mary Cecilia Rogers.
La notizia assunse proporzioni inimmaginabili, diffondendosi rapidamente a causa della stampa, che per lo più trafugava false informazioni. Presero piede anche le varie ipotesi (e fantasie), sul perché e su chi, poteva essere responsabile di un gesto tanto crudele. Dalle indagini degli inquirenti nulla si evinse. Nonostante i controlli furono svolti ad ampio raggio, questi non portarono a niente.
Ma chi era Mary C. Rogers? E perché il suo cadavere versava in quelle condizioni? … Chi o cosa, aveva potuto causare una tale dipartita? Andiamo per gradi. Di lei, giovanissima – appena ventunenne – si sapeva per lo più qualche pettegolezzo, (fondato e non), che la vedevano come una ragazza molto disinvolta, già molto conosciuta, presso la tabaccheria di Liberty Street, (zona bassa di Manhattan), nella quale lavorava e, dove aveva una reputazione che … di certo la precedeva!
A parte il suo aspetto, letteralmente grazioso, (come sosteneva qualcuno), era senz’altro, prevaricata dai suoi diversi flirt con scrittori, attori e celebrità varie. Quotidianamente furono pubblicati i resoconti delle indagini, che comunque sembravano a un punto fermo. Gli interrogatori della polizia, si mossero in più direzioni, ma ancora senza riscontro alcuno.
Il primo che fu interrogato, fu il Signor Anderson, datore di lavoro di Mary. I sospetti caddero su di lui perché spesso, la sera, era solito riaccompagnare la ragazza a casa. Anderson, non fu in grado di dare un alibi convincente, ma fu comunque rilasciato per mancanza di prove a suo carico. In seguito, gli interrogatori si spostarono su David Payne, il fidanzato di Mary, che sembrò diventare il punto focale delle indagini.
La morte di Mary Cecilia Rogers
Il giovane abitava nella pensione gestita dalla madre di Mary, a Hoboken. Dopo una serie d’interrogatori, ammise di aver visto la ragazza la stessa mattina della sua scomparsa, (avvenuta tre giorni prima), ma nulla di tangibile si rilevò dalla sua deposizione.
Intanto, in una zona alberata, (poco distante dal fiume), furono ritrovati degli oggetti appartenuti alla vittima e le tracce, si restrinsero a due dettagli:
- Il primo riguardava i soli resti degli indumenti di Mary: una sottoveste, uno scialle, un parasole, e un fazzoletto con le sue iniziali.
- Il secondo dettaglio, più sconcertante, fu che proprio in quello stesso punto, l’erba era stata violentemente calpestata, come in seguito ad una colluttazione.
Poco tempo dopo, inaspettatamente, David Payne fu ritrovato morto a causa di una dose massiccia di Laudano. Il suo corpo fu rinvenuto proprio nello stesso punto, dove i “resti” di Mary erano stati rinvenuti. Ci fu una sorta di turbamento generale. Accanto a lui, fu trovato soltanto un foglio con queste poche righe:
“ Questo è il luogo … Possa Dio perdonare la mia vita sprecata “.
Il sospetto che Payne potesse essere l’assassino di Mary, si fece pesante e, molto probabilmente il movente fu la gelosia. Ma gli inquirenti rimasero sbigottiti dalla morte dell’uomo, non riuscivano a darsi una spiegazione logica, considerando che il probabile suicida aveva un alibi incontestabile in merito all’omicidio. Ma allora perché? Perché si tolse la vita? Per il rimorso di non averla trovata in tempo? .. Perché dentro di sé covava qualcosa d’inconfessabile? Oppure …? Il caso di Mary Cecilia Rogers non fu mai risolto, nonostante gli anni di continue indagini … (Come purtroppo capita in casi simili).
Edgar Allan Poe: vita, intrighi e coinvolgimento
Edgar Allan Poe – all’epoca trentaduenne . aveva seguito tramite i giornali, il caso della giovane scomparsa. In quel periodo vantava, nel suo iter di scrittore, già la pubblicazione di sei volumi, ma nonostante la notorietà, attraversava un periodo difficile e i suoi lavori non erano molto ben remunerati.
Il poco denaro che aveva, gli era a malapena sufficiente per mantenere la moglie, gravemente malata di Tisi. Percepiva 800 dollari come capo redattore di una rivista di Filadelfia, ed era sempre alla disperata ricerca di un soggetto su cui lavorare. Iniziò pubblicando una serie di storie poliziesche, intraprese con “I delitti della via Morgue”.
L’assassinio di Mary Rogers, sembrava fare proprio al caso suo, e per l’ispettore Dupin, (personaggio famoso dei suoi racconti), sembrò facile gioco dedicarsi a risolvere abilmente il caso, che sembrò poi, essere una vera svolta nella vita dello stesso Poe. Qualche tempo dopo, lo scrittore, redasse una lettera a un amico, sostenendo che: non solo era stato molto più attento e scrupoloso degli stessi giornalisti e delle autorità; in quanto, con la scusa di far indagare il suo personaggio di fantasia, era stato in grado di dipanare il mistero di quest’omicidio, (a detta di lui in maniera eccellente).
Rinforzò, che le circostanze, non erano state affrontate veramente da vicino. Vantandosi, (in un certo senso), di essere stato migliore di altri. Eliminò così, ogni indizio o prova o, supposizione data in precedenza, gloriandosi di aver indicato anche l’assassino della donna. Mistero Risolto? Non esattamente. Questi racconti, vennero fuori a puntate, su un periodico femminile tra il Novembre del 1842 e il febbraio del 1843. Fu sorprendente notare come, l’ispettore Dupin, intendeva dimostrare chi era l’assassino. E non ci volle poi molto a capire che ogni personaggio era, di fatti, l’autore stesso.
L’assassino? … “L’uomo dalla carnagione scura” … scrisse Poe
Soffermiamoci un attimo su una serie di dettagli. Nel suo romanzo, Mary Rogers, era Marie, una giovane ragazza che aveva una relazione con un ufficiale di marina; Non a caso, il giorno della sua scomparsa, era stata vista con quest’uomo. Mentre tre anni prima, si era allontanata proprio con questo personaggio per alcune settimane.
A questo punto l’autore, termina il suo racconto, ma a sorpresa non rivelerà mai il suo nome. Nulla di strano, secondo molti, perché Poe era solito farlo nelle sue opere.
Però, una strana nota dell’editore, riportava quanto segue:
“Per motivi che non specifichiamo, ma che a molti lettori parranno ovvi, ci siamo presi la libertà di omettere qui, dal manoscritto in possesso, la parte che entra nel dettaglio delle deduzioni tratte dalle tracce, apparentemente esigue, scoperte da Dupin. Riteniamo utile solo dichiarare, in breve, che il risultato auspicato fu ottenuto. [ … ]”.
Ci si chiese per lungo tempo (e a tutt’oggi), se questo commento dei redattori fosse vero, o se fosse stato lo stesso Poe che, con tal espediente intendeva nascondere elementi sul caso. Sta di fatti, che all’epoca dell’omicidio, l’assassino era ancora senza nome.
Ma quando i racconti di Edgar Allan Poe, iniziarono a essere pubblicati, la gente si pose delle domande. Chiunque, con dei dettagli così intuitivi, lungimiranti ed eccessivamente precisi tra le mani, si chiese se questo scrittore triste, sapesse tutta la verità; o se fosse addirittura coinvolto in qualche modo, poiché leggendo queste opere, si notava subito un sovrabbondante compenetrarsi di fatti, che non sembravano per nulla una semplice coincidenza o solo la fervida creatività di un autore. Poe, sapeva di più di quanto aveva scritto nei suoi racconti?
Era in qualche modo coinvolto? Era lui l’assassino?
Una constatazione. Lo scrittore, era solito recarsi a New York; quindi poteva tranquillamente aver conosciuto Mary e forse, aver cercato in lei quelle “gratificazioni amorose” che la moglie, per motivi di salute, non era in grado di dargli. Ma la vera domanda da porsi è: Poe, era veramente, capace di uccidere? Pensiamo a determinati fattori.
Un uomo, come lo era Poe, assillato dal bisogno di denaro, frustrato dallo scarso riconoscimento del suo lavoro, con seri problemi familiari … (ripeto) … poteva uccidere? Ne era capace? Da alcune fonti, si deduce che alcuni amici, lo vedevano sia fisicamente sia mentalmente provato. Depresso. Dunque … In qualche modo, si potrebbe pensare che queste sue frustrazioni, si riversassero sui protagonisti dei suoi racconti del mistero.
Si pone l’accento su come, (sempre nelle sue narrazioni), l’autore consente di indulgere in ogni passione, persino in quella, non poco perversa, di torturare o uccidere per puro piacere. In un certo senso, sembrava che egli stesso, subisse il fascino morboso dei suoi personaggi. Perciò, ci si chiede se di fatti, in un momento di delirio … si fosse lasciato andare allo scatenarsi d’istinti primordiali, e quindi a comportarsi immoralmente come uno dei suoi personaggi di fantasia.
In ultima analisi.
Quando lo scrittore scoprirà nel suo racconto, la carta decisiva legata all’assassino di Marie, si noterà come l’identikit, corrisponderà in maniera sorprendente allo stesso Poe. “Lo scrittore, di carnagione scura, con una gran testa di capelli neri ricadenti sull’ampia fronte, era la rappresentazione reale del suo assassino!” Secondo uno studio condotto da psicologi e criminologi, sovente capita che i criminali, lascino indizi che possano condurre al loro arresto, per un delirio inconscio di essere puniti.
Eppure le teorie – spesso contraddittorie tra loro – non lasciano troppo spazio alle supposizioni
Tra l’altro, nessuna prova certa è a carico dello scrittore né, tanto meno, di un suo reale coinvolgimento. Ma gli studiosi hanno ritenuto, nel tempo, che Poe modellò solo i fatti su quelli che erano i rapporti della polizia. “L’uomo dalla carnagione scura“, era un tale che praticava aborti, lo stesso dal quale Marie fu accompagnata, dall’ufficiale di marina, nel 1838. Forse, in quell’estate del 1841 Mary, morì proprio in conseguenza a un aborto. Poe, con molta probabilità, revisionò la storia, con l’intento di pubblicarla in un volume due anni dopo, per poi far morire Mary (Marie).
Apportò – si dice – circa una quindicina di modifiche.
Solo con delle note a piè di pagina, rese evidente il fatto di aver sempre avuto ragione su quest’omicidio, e così concluse:
“Nulla è stato omesso in Marie Roger, se non quello, che ho omesso io stesso”.
(Così scriveva poi ad un amico).
“L’ufficiale di marina, che fu causa della morte accidentale della ragazza, confessò la parte avuta nella faccenda, ed ora è tutto chiaro. Ma per riguardo verso i parenti della vittima, di questo argomento io non devo più parlare”.
Dunque: Edgar Allan Poe, era coinvolto nella morte della ragazza o … dimostrò soltanto di essere il grande maestro del macabro, che ha affascinato generazioni di lettori e moltissimi artisti? Tuttavia, ciò che si evince da questa storia – malgrado la prematura scomparsa della ventunenne – è che oltre che un grande giallista era un abile beffeggiatore.
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