Un mazzo di grano che abbraccia la sua Isola è il logo a sostegno della proposta di riconoscimento dell’indicazione geografica protetta per la pasta siciliana. Ossia il marchio di origine riconosciuto dall’Unione Europea ai prodotti agricoli per i quali un determinato pregio o caratteristica dipende dalla sua origine geografica. L’idea è promossa da Margherita Tomasello, presidente dell’Accademia Siciliana della Pasta, con lo scopo di garantire la qualità del prodotto made in Italy.
Una prestigiosa identificazione per la pasta siciliana
Ed effettivamente la pasta siciliana non ha ancora la denominazione d’origine assegnata ai prodotti agricoli o alimentari che vengono realizzati in uno specifico territorio. Come ad esempio è avvenuto con la Pasta di Gragnano, altra eccellenza alimentare italiana. Perciò per ottenere il rinomato riconoscimento la pasta dovrà rispettare una serie di canoni. Ovvero essere ottenuta dall’impasto della semola di grano duro siciliano con acqua locale, come si legge nel documento elaborato dall’Accademia Siciliana della Pasta. Inoltre i formati per il consumo potranno essere diversi, tutti tipici, e frutto della fantasia dei pastai e della tradizione. Di importanza equivalente sono anche le caratteristiche fisiche come l’aspetto esterno, il colore e la rugosità, e quelle tecniche a partire dalla trafilatura in bronzo. Ogni fase dovrà essere monitorata per assicurare un alto standard all’intera filiera partendo dai produttori fino alle ditte per il confezionamento.
Un prodotto conosciuto in tutto il mondo
Tutti questi particolari fanno di questa pasta uno dei prodotti siciliani più noti per la genuinità dei grani selezionati e maturati al sole. Inoltre la maestria dei pastai la rende più riconoscibile al tatto ed al gusto e particolarmente adatta a condimenti e sughi. L’essiccamento, un tempo eseguito su stenditoi all’aperto, ancora oggi è curato con dedizione ed esperienza tramandata di padre in figlio. Uno sforzo riconosciuto anche dai numeri, infatti la Sicilia è la regione con più consumatori di pasta pro capite. Quasi il 40% rispetto al resto del Paese ed in conclusione è forse importante potenziare questo segmento economico valorizzandone l’eccellenza con il marchio Igp.