La musica perduta e le riscoperte del Gran Duo Italiano
Un grande lavoro di ricerca e valorizzazione di compositori emigrati e delle loro partiture
di Goffredo Palmerini
L’AQUILA – Quello dell’emigrazione italiana tra l’Ottocento e il Novecento fu un fenomeno molto intenso, la più grande diaspora della storia dell’umanità. Perché tale è stata l’emigrazione italiana dall’Unità d’Italia, nel 1861, fino agli anni Settanta del secolo scorso, quando le uscite migratorie dal Paese andarono affievolendosi nei numeri.
Complessivamente erano usciti dall’Italia, in poco più d’un secolo, quasi 30 milioni di emigrati, sparsi in ogni angolo del mondo. Argentina, Brasile, Stati Uniti le rotte principali oltreoceano della prima grande emigrazione. Poi, nel secondo dopoguerra, ad esse s’aggiunsero Venezuela, Canada, Australia, altri Paesi e quindi l’Europa, con Svizzera, Francia, Belgio, Gran Bretagna e Germania. In numeri sensibilmente inferiori l’emigrazione italiana s’indirizzò anche nel continente africano, in Sud Africa, ma anche nei paesi del Maghreb che affacciano sul Mediterraneo.
La musica perduta: lavoro di ricerca e valorizzazione
Tale rilevante fenomeno coinvolse naturalmente anche numerosi artisti, e in particolare molti musicisti, spingendoli spesso a cercare “fortuna” altrove. Molti di questi ce la fecero e non solo si affermarono all’estero come concertisti, ma riuscirono anche ad avere un importante seguito come didatti, arricchendo l’ambiente musicale circostante. Di contro impoverendo e, talvolta, creando un vero e proprio vuoto nella storia della musica italiana.
Questa dinamica ha delineato nel tempo un vero e proprio oblio di alcune importanti personalità della musica italiana, ingiustamente dimenticate. Alla loro riscoperta e valorizzazione si dedica da oltre dieci anni, con passione, il Gran Duo Italiano formato dal violinista Mauro Tortorelli e dalla pianista Angela Meluso. Il grande impegno profuso e il desiderio di riportare alla luce opere soprattutto italiane hanno consentito di far riemergere nel mondo musicale importanti realtà del passato che possono addirittura cambiare notevolmente la storia della musica.
Di grande rilievo, ad esempio, è il lavoro discografico dedicato al compositore piemontese Rosario Scalero (Moncalieri, 1870 – Montestrutto, 1945), un cofanetto di ben tre Cd contenenti tutte le opere edite e manoscritte per violino e pianoforte, registrate in prima mondiale per l’etichetta discografica Brilliant Classics, che testimoniano la saggia conoscenza della composizione di scuola tedesca unita alla affascinante liricità italiana.
Emigrato in America dopo aver vinto la cattedra di composizione presso la Mannes School di New York, appartenuta fino a quel momento ad Ernst Bloch, Scalero vi insegnò dal 1919 e al 1928. Successivamente, dal 1924 al 1946 fu Direttore del Dipartimento di teoria e composizione al Curtis Institute di Philadelphia, dove ebbe oltre 200 allievi – tra cui S. Barber, G. Menotti, N. Rota, L. Bernstein – creando nel tempo una vera e propria scuola italo-americana di composizione.
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Un altro cofanetto di tre Cd, registrato per la Brilliant Classics, è stato dedicato al grande compositore fiorentino di origini ebraiche Mario Castelnuovo Tedesco (Firenze, 1895 – Beverly Hills, 1968), costretto ad emigrare negli Stati Uniti in seguito all’adozione nel 1938 delle leggi razziali in Italia. Un repertorio per violino e pianoforte stranamente sconosciuto e in gran parte mai eseguito, per lo più fatto di opere manoscritte. Grazie alla gentile concessione della nipote Diana Castelnuovo Tedesco, Mauro Tortorelli e Angela Meluso hanno potuto accedere alla Library of Congress di Washington per poterle studiare ed incidere.
Gradevolissimi, inoltre, i brani da salotto di Gaetano Fusella (Napoli, 1876 – 1973) incisi per l’etichetta discografica Tactus, altra riscoperta di un autore napoletano che potrebbe definirsi il Kreisler italiano. Venti brani di natura descrittiva, tutti manoscritti ed ispirati ai vari periodi della sua vita. Spicca tra questi un corpus di brani composti nel periodo svedese, a Stoccolma, dove visse per ben sei anni, fino al 1906, fondandovi anche una scuola di musica.
Uno dei progetti discografici più recenti, di prossima uscita in prima mondiale, riguarda la riscoperta del compositore partenopeo Francesco Santoliquido (Napoli, 1883 – Anacapri, 1971), anch’egli emigrato, questa volta a Tunisi, dove visse per 25 anni e fondandovi dapprima la Società dei concerti e nel 1927 una scuola di musica diventata poi Conservatorio.
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Tutti questi capolavori, riscoperti e documentati attraverso incisioni discografiche in distribuzione mondiale, oggi non solo non vivono più nell’oblio dei tempi passati, ma vengono eseguiti dal Gran Duo Italiano ed apprezzati in tutto il mondo. Il Duo, infatti, in qualità di ambasciatore della musica italiana, ha tenuto concerti, seminari e masterclass in più di 20 Paesi del mondo – Italia, Germania, Croazia, Paesi Bassi, Malta, Giappone, Cina, Messico, Stati Uniti, Panama, Ungheria, Romania, Svezia, Norvegia, Russia, Ucraina, Corea del Sud, Giordania, Emirati Arabi, Spagna, Austria, etc. – esibendosi nelle sale da concerto più prestigiose, quali Carnegie Hall di New York, Munetsugu Hall di Nagoya, Filarmonica di Kiev, Laeiszhalle Hamburg, Gasteig di Monaco, Filarmonica di Timisoara, Ilshin Hall di Seoul, Y Theater di Hong Kong ed altre ancora.
Altri lavori discografici sono stati dedicati ai compositori francesi Camille Saint-Saens e Darius Milhaud; all’unico allievo di Niccolò Paganini Camillo Sivori; ai grandi didatti del violino Otakar Sevcik e Lipot Auer. Insignito nel 2011 del Premio Mediterraneo dalle più alte cariche dell’Unione Europea per il lavoro di ricerca musicologica, riscoperta e valorizzazione del patrimonio artistico-musicale italiano, e recentemente del Premio alla Carriera da parte della Universum Academy Switzerland, il Gran Duo Italiano ottiene grande successo di pubblico e di critica in trasmissioni radiofoniche (Rai Radio3 Suite, Primo movimento Rai Radio3, Radio Malta, Radio France, Radio Francesco Musique, Radio Unam e Radio Imer di Città del Messico, Hong Kong Radio Television) e recensioni 5 stelle su riviste specializzate, quali Musica, Amadeus, Fanfare, Harmonia Mundi, Gramophone, Diapason.
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Uno straordinario merito quello di recuperare in giro per il mondo e valorizzare un patrimonio musicale italiano altrimenti destinato all’oscuramento della memoria. Insomma, un lavoro certosino di grande responsabilità e di altissimo profilo artistico, quello del Gran Duo Italiano, che sicuramente ha le caratteristiche di una vera e propria missione culturale, etica e morale. Un’opera che merita il plauso delle Istituzioni italiane e dell’intero Paese. La musica perduta
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GRAN DUO ITALIANO
Mauro Tortorelli, considerato dalla critica più autorevole un violinista virtuoso di raro istinto musicale, con sapiente capacità interpretativa del testo, debutta giovanissimo nel 1990, al Teatro alla Scala di Milano, eseguendo in duo con il suo insegnante, Georg Monch, un brano per due violini di Luigi Nono.
E’ invitato da prestigiosi enti musicali, come Slovak Philarmonia, European Youth Chamber Orchestra. Dublin Philharmonic, Roma Sala Sinopoli, Accademia Filarmonica di Bologna. Festival di Ravello, Salzburger Schlosskonzerte. Kennedy Center di Washington (USA), Sala del Conservatorio di Mosca, Schönberg Center di Vienna. Collabora con artisti di caratura internazionale, quali F. Maggio Ormezowski, Rohan De Saram. François Joël Thiollier, Alexandra Gutu, Franco Petracchi, Alfonso Ghedin, Daishin Kashimoto.La musica perduta
Tiene masterclass al Conservatorio Cajkovskij di Mosca, al Conservatorio di Dubai, alla scuola di musica di Kazan, all’Università di Aichi (Japan). “Ho ascoltato questo splendido violinista e sono stato sconvolto dalla sua arte, dal suono, dalla tecnica impeccabile…” (Peter Maag); “…cd dove si ascolta una summa della tecnica violinistica trascendentale discesa dall’estro di Paganini. Una tecnica mai fine a se stessa, sostenuta da una cantabilità e da un lirismo frutto della sensibilità ottocentesca di Sivori, che trova nel violino di Mauro Tortorelli un interprete eccellente…” (Edoardo Tomaselli, “Amadeus review”, 2012).
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Angela Meluso, nata nel 1982, si diploma con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria sotto la guida del M° Giacomo Fuga, vincendo l’undicesima edizione del “Premio Ghislieri” come migliore pianista. Si perfeziona in pianoforte e in musica da camera con Lazar Berman, Vincenzo Balzani, E. Bagnoli, M. Tortorelli e il Trio di Trieste. Tiene concerti alla “Beethovengedenkstätte” di Vienna, al “Festival Internazionale di Musica Contemporanea” di Tirana ed in prestigiosi teatri italiani.
Collabora con artisti quali Guido Arbonelli. Loris Antiga (corno della London Symphony) e con le prime parti dell’orchestra del Teatro San Carlo di Napoli e di Santa Cecilia di Roma. Considerata dalla critica una pianista dotata di gran temperamento e sensibilità interpretativa. E dal tocco particolarmente comunicativo; è autrice del metodo didattico “Solfeggianimando” per l’alfabetizzazione musicale”. Angela Meluso proves herself an excellent accompanist – lively and responsive – and makes the most of her opportunity to shine in the Lucia Variations of Camillo Sivori”… (Duncan Druce, “Gramophone review”, 2012).La musica perduta
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