Kabul.
Tale (bano) e quale “show” !
di Alan Davìd Baumann
Il mondo occidentale si ritira da Kabul. Vent’anni di inutile tentativo di instaurazione della democrazia. Si aspetta la veridicità delle intenzioni “buone” raccontate dai talebani. Ne seguiranno dei positivi atti concreti?
Intanto la gente si accalca per fuggire dal paese. Comprendiamo il problema primario della messa in salvo dal terrore, ma non si è vista una persona con la mascherina. Il Covid-19 ha risparmiato l’Afghanistan?
Si avvicinano intanto le due facce dell’Islam: gli esponenti di Hamas, anch’essi sunniti, si schierano immediatamente con i talebani nuovamente al potere in Afghanistan e l’Iran sciita dimostra da subito la sua vicinanza. Una mossa atta ad estendere strategicamente la propria presenza già dominante in gran parte della Siria, in Iraq, presso gli Hezbollah (sciiti) in Libano e l’aiuto militare fornito a Hamas a Gaza ed in Cisgiordania.
La diatriba nata tra le tribù arabe dopo la morte del profeta Maometto nel 632 d.C., si dimostra a distanza di così tanto tempo, un’eredità in gran parte politica oltre che religiosa. Vengono messe da parte le accuse di eresia rivolte agli sciiti – a causa del loro credo negli ayatollah come riflesso di Dio sulla Terra – da parte dei sunniti, che si basano sugli atti del profeta e sui suoi insegnamenti. Questa distensione succede quando si ha un nemico comune: la coalizione guidata dagli USA.
Kabul: Il mondo occidentale sta riconoscendo lo smacco autoinflitto dal ritiro delle proprie truppe dal paese asiatico
Qualcosa di analogo accadde nel bel mezzo della guerra Iran-Iraq (22 settembre 1980 – 20 agosto 1988). I belligeranti, comandati da Saddam Hussein e dall’ayatollah Khomeini, optarono per una tregua di poche ore, per permettere ad una flotta aerea iraniana di portare delle armi agli hezbollah, già allora impegnati terroristicamente contro Israele.
Il mondo occidentale sta riconoscendo lo smacco autoinflitto dal ritiro delle proprie truppe dal paese asiatico.
Ricordo un articolo che intitolai “Morto il Rais viva il rais”, dopo la caduta di Gheddafi nella Libia del 2011. I francesi prima, l’Italia ed il resto dell’occidente poi, dissero “abbiamo portato la democrazia”. Fu rapidamente veritiera l’inutilità del regalarla a chi non ne conosceva il significato; era e resta paragonabile al donare qualcosa ad un bimbo ed ammirarne l’istintivo sorriso. Poi i tentativi di giocarci un pochino a cui ne seguirà l’abbandono, perché nessuno si è preoccupato di spiegarne l’utilizzo. Nonostante l’errore afgano, le politiche corrono ai ripari, almeno vi tentano attraverso i media, facendo leva sul fatto che la guerra e l’occupazione sono state contro i talebani, non contro gli afghani, motivando che i primi sono terroristi, mentre i secondi no.
Per questo è giusto invitare a riflettere sul fatto che Israele non ha come nemico il popolo palestinese, bensì le frange estremistiche e violente, nonostante queste vengano tacciate da gran parte dei siti internet occidentali, come partiti politici. Le migliaia di missili scagliate contro la popolazione inerme israeliana non dovrebbero più passare come “tentativo di difesa”, ma solo come dei vili attentati, alla pari di quelli perpetrati nei dirottamenti aerei o navali come nel caso dell’Achille Lauro, od il massacro alle Olimpiadi di Monaco nel 1972.
“Gli assassini non dovrebbero essere graziati” …
A questi gesti non dovrebbero essere trovate sempre delle scusanti quando a rimetterci sono degli ebrei o degli israeliani. Gli assassini non dovrebbero essere graziati, liberati o premiati da alcune politiche occidentali, come dire “oltre al danno le beffe”. Mentre scriviamo un giovane soldato israeliano di 21 anni è stato ferito da terroristi di Hamas e lotta per la vita. Basta definirle “manifestanti palestinesi” e lo scrivo anche per il bene di quella parte di popolo arabo che non vi ha aderito spontaneamente: si tratta di attacchi terroristici! Bin Laden viene ricordato come un assassino islamico oppure come un Saudita? Le BR erano terroristi o gruppo di rivoltosi italiani (che si allenavo al Sud del Libano nei “campi” dell’OLP ndr). Infiniti sarebbero gli esempi di cui scrivere.
Ricordo le manifestazioni contro i muri eretti da Israele per difendere le proprie frontiere e ribadisco il termine “frontiere”. Se il vicino attenta alla vita di un cittadino, mi sembra giusto cautelarsi, facendo sì che non abbia facilità nel prendere la mira e sparare.
D’altronde quando si rientra a casa, ovunque nel mondo, vien chiuso l’uscio, serrato a chiave il passaggio, affinché dei malintenzionati non mettano in serio politico chi vi abita. A questo proposito, la notizia data da diversi media, relativa al muro creato dalla Grecia al confine con la Turchia, non è cosa nuova. Il muro non è stato eretto dopo la caduta dell’Afghanistan nelle mani talebane: era iniziato oltre dieci anni or sono e nel 2020 il governo ellenico ne decise un ampliamento. C’è chi sostiene che sia stato costruito per opporsi all’entrata massiccia di profughi, chi invece ritiene che sia una giusta frontiera europea (verso la Turchia).
Il mondo occidentale si ritira da Kabul
Non vi sono state manifestazioni pacifiste contro questo muro, come non vi furono contro quello costruito per separare il Marocco Sahariano dal resto del paese. Questa berma, definita “muro del Sahara Occidentale”, è lunga 2720 km e secondo le stime, vi sono state collocate oltre 6000 mine anti-uomo. Dove sono quelle occidentali bandiere della pace?
Per logica dovremmo iniziare a dire che i talebani stiano liberando la loro terra dopo vent’anni di occupazione occidentale (senza contare gli anni di dominio sovietico). Ma sappiamo che la crudeltà della legge legata alla sharia non solo priva di libertà; ma si antepone ad ogni pensiero religioso nella sua purezza ed all’essenza dell’umanità. Allora diciamolo che siamo al fianco degli afghani e contro i terroristi talebani; ma rileggiamo le brutte pagine di storia anche presente, che vedono solo degli innocui gesti difensivi nelle azioni terroristiche contro Israele. O se qualcuno preferisce contro la “Terra Santa”.
Alan Davìd Baumann