Il Monarca pazzo, uno sfortunato ed eccentrico sognatore.
Lo psichiatra Bernard von Gudden e il suo reale paziente non sono ancora rientrati dalla passeggiata pomeridiana. Inizia a piovere e il dottor Müller, assistente dello psichiatra, si preoccupa. Non era da Bernard comportarsi in questo modo, oltre al fatto che il paziente del dottor Gudden, particolare in ogni sua sfaccettatura, era fortemente instabile.
Il dr. Müller aveva suggerito a Gudden di farsi accompagnare da un inserviente. Questi, però, sembrava avesse detto che il re si stava comportando in modo razionale e somigliava piuttosto a un bambino. Quindi era facile tenerlo buono.
Tuttavia, i due non fanno ritorno e Müller, data l’ora, manda un poliziotto a cercarli e poi, in rapida sequenza, altri due ufficiali li cercano ovunque sulla riva del Lago di Starnberg. La coppia è stata vista dirigersi in questa zona. Calano le tenebre e la preoccupazione ben presto diventa panico. Tutto il personale del castello di Berg è coinvolto in una battuta del territorio dove, con la sola luce delle torce, si cerca ovunque.
Il Monarca Pazzo: la storia del re sognatore
Subito viene inviato un telegramma alla corte di Monaco “il re e il suo medico sono scomparsi”. Intorno alle 22:00 vengono ritrovati due ombrelli accanto a una panca e, poco distante, il cappello del re. Qualcuno sostiene di aver visto fluttuare ombre scure vicino alla riva. Ciò risulta vero ma si tratta solo della giacca e del mantello del sovrano. La perlustrazione porta al ritrovamento dei corpi senza vita di Gudden e di Ludwig alla deriva nell’acqua bassa, a una ventina di metri dalla sponda. L’orologio del re, è fermo alle 18:54. È il 13 giugno 1886.
Si riscontra che il corpo di Gudden è pieno di graffi, più una contusione sopra l’occhio, probabilmente causata da un pugno. Sul collo i segni di un tentativo di strangolamento. Il corpo del re non mostra nessuna lesione. Ludwig ha forse tentato la fuga e ucciso lo psichiatra che cercava di trattenerlo? Oppure l’ha annegato gettandosi in acqua per suicidarsi? Altra tesi: e se il re ha ucciso Gudden per poi esser colto da un attacco cardiaco? Comunque, si sono svolti i fatti è, questa, una tragica fine per una vita iniziata sotto i migliori auspici 41 anni prima. La storia lo avrebbe ribattezzato il monarca pazzo.
Il 25 agosto del 1845 a Monaco suoni di campane e spari di cannone salutano la nascita del primo figlio del re erede al trono di Baviera, il principe Massimiliano e sua moglie Maria. Al bambino è prima imposto il nome di Otto, poi però, prende il nome di Ludwig, in omaggio al nonno il Re Ludwig I.
Il principe azzurro diventa sovrano
Circa tre anni dopo, in seguito allo scandalo di Re Ludwig I, causato dalla sua relazione con la ballerina Lola Montez, sale al trono Massimiliano. A un anno di distanza dalla nascita di Ludwig II, viene alla luce suo fratello, Otto.
Come da tradizione i due principi sono educati severamente ad una disciplina e un’istruzione rigorosa. Tuttavia, Ludwig è attratto da ben altro. Lo studio lo annoia e si interessa solo ai racconti dell’istitutrice francese su Re Luigi XIV e il suo magnifico palazzo di Versailles.
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Secondo le fonti i giorni più felici per il futuro sovrano, sono quelli trascorsi a Hohenschwangau un castello sovrastante un lago nelle Alpi bavaresi a una novantina di chilometri a sud-est di Monaco. Qui legge ed apprende le antiche saghe germaniche e vaga nelle fitte foreste sognando ad occhi aperti e immaginando il proprio ruolo nella vita come quello di costruttore di palazzi che potessero rivaleggiare con Versailles. Ciò fu testimoniato da uno schizzo fatto all’età di 14 anni, che rappresenta un castello merlato che si erge sul lago in cui nuota un cigno grande quasi come l’edificio.
Poco dopo il suo diciannovesimo compleanno, nel 1864, a causa della prematura scomparsa del padre, Ludwig sale al trono. Purtroppo come scrive anche la regina Maria “troppo presto” perché a detta della stessa il figlio non è assolutamente pronto per questa responsabilità. Dato che il popolo lo rimirava al corteo del funerale paterno e l’ha già identificato come il principe azzurro per eccellenza, alto, snello, con forti capelli scuri ondulati e penetranti occhi azzurri, Ludwig, con il suo portamento nobile e le movenze aggraziate, quasi femminili, conquista tutti che lo vedono come la personificazione del re perfetto.
Un re fuori dagli schemi
Come tradizione vuole il problema adesso è di trovarli una consorte. Infatti, sposarsi è un suo preciso dovere per garantire alla corona un erede. All’inizio del 1867 la sua scelta cade sulla graziosa cugina Sophie e tutti sembrano soddisfatti. Ludwig e Sophie formano una bella coppia. Eppure, le nozze fissate per il mese di agosto sono posticipate a ottobre e, a pochi giorni dalla cerimonia, il re, senza troppi giri di parole, rompe il fidanzamento. Secondo una fonte, confida ad un cortigiano che piuttosto che sposarsi si sarebbe buttato nelle acque di qualche lago.
Tutti sono consapevoli che Ludwig non ha assolutamente interesse per la vita di corte e col passare degli anni, si allontana sempre più da Monaco per isolarsi in qualcuna delle sue residenze di Montagna.
Si racconta un aneddoto secondo il quale il sovrano a tavola vuole star solo. Preferisce la sola compagnia “muta” dei busti marmorei di luigi XVI e di Maria Antonietta, i reali decapitati durante la Rivoluzione Francese
Chiusa la parentesi sentimentale con la cugina Sophie, Ludwig inizia a mostrare interesse per la compagnia di giovani e prestanti ufficiali, o attori, a quella femminile. Nei suoi diari, scritti in una mescolanza di tedesco francese e latino, e resi pubblici solo dopo la sua morte, egli rivela la sofferenza procuratagli dai vani tentativi di reprimere la propria omosessualità. L’attaccamento ai partner è quasi sempre passeggero, tranne in un caso, quello del capo dei suoi palafrenieri Richard Horning con il quale intrattiene una relazione che dura quasi 20 anni.
Nel luglio del 1870 la Francia dichiara guerra alla Prussia, ma viene sconfitta da una coalizione di stati germanici, fra cui la Baviera; il cancelliere prussiano Bismarck riesce anche a prevalere su Ludwig.
Il monarca Pazzo e le sue grandi costruzioni
La Baviera è assorbita dall’impero di Germania proclamato nel gennaio del 1871 e capeggiato, per volere di Bismarck, da Guglielmo I di Prussia. A questo punto Ludwig, Baviera compresa, è esonerato da molti impegni. La cosa non gli dispiace affatto e riesce a recarsi in incognito anche in Francia dove rimane colpito dalla residenza di Versailles. La stessa residenza che aveva suscitato in lui il desiderio di costruire un palazzo altrettanto magnifico nella sua patria. Nel 1869 da avvio alla costruzione del castello di Neuschwanstein. Poi nel 1870, quello di Linderhof e nel 1878 quello di Herrenchiemsee.
L’unico terminato prima della sua morte è quello di Linderhof. Sono edifici appartenenti alla fantasia di un sognatore. Palazzi, misti a racconti di fate e fiabe, giudicate di cattivo gusto e aspramente criticate. Soprattutto si contesta la troppa artificiosità nell’architettura, quasi un’accozzaglia di stili che però per lui rappresentano solo l’evasione dai doveri reali. I suoi castelli fiabeschi sono ad ogni modo piuttosto onerosi.
Il re fa la sua ultima comparsa in pubblico, a Monaco, nell’agosto del 1875. Ciò che per lui delineano una fuga dalla realtà, l’apoteosi dei suoi sogni, agli occhi della corte e del Popolo sono semplicemente uno sperpero senza limiti. Infatti, pur ricevendo un appannaggio di 4,5 milioni di Marchi, nella primavera del 1884, ha un debito di 7,5 milioni di Marchi con la tesoreria di stato e, un anno dopo il debito sale a 14 milioni. Nonostante l’ammonimento ricevuto dal ministro delle finanze nel limitare le uscite, questi lo ignora totalmente, chiedendo un prestito di 20 milioni di Marchi per i suoi castelli. Prestito ovviamente rifiutato dal suo stesso governo. Il monarca Pazzo.
Stati d’animo
Inizia a farneticare, arriva perfino a dire di voler ingaggiare dei ladri per svaligiare le banche. A questo punto è evidente a tutti che la sua instabilità mentale vacilla. Momenti di spensierata tranquillità si alternano ad altri di collera incontrollata.
Per puro divertimento inizia a far torturare i cortigiani che gli sono sgraditi, imprigionandoli o mandandoli in esilio; addirittura arriva a decapitarli senza che vi fosse in lui motivazione seria o dispiacere.
Col tempo diventa grasso, trasandato nel vestire, sciatto e, nella sua stanza, per il timore del giudizio o critica altrui, chiede di essere servito da un muto, in modo che non possa raccontare nulla di se. Inoltre, comincia ad impartire ordini stando nascosto dietro una porta chiusa; oppure a comunicare con i ministri soltanto per iscritto tramite documenti ufficiali che sono lasciati senza firma o, in qualche caso, smarriti.
Ormai i segni di fragilità del sovrano sembrano più che palesi così, dal 1886 per porre un freno alla sua follia, si cospira alle sue spalle; il problema però è costituito dalla mancanza di un successore diretto, poiché suo fratello Otto, aveva anch’egli segni di precarietà mentale, tanto che lo stesso Ludwig ne parla come un sovrano con atteggiamenti assolutamente indecenti.
Già nel 1875, Otto è internato in una casa di cura come pazzo incurabile. Ad ogni modo, il Consiglio dei Ministri proclama questi come re di “facciata”, ma di fatti è lo zio, il principe Leopoldo ora 65enne, ad esercitare il potere di reggente. La teoria regge, eppure per far ciò bisogna togliere di mezzo Ludwig e così entra in gioco il famoso psichiatra Bernard von Gudden, con lo scopo di far dichiarare il reggente di Baviera insano di mente e incurabile.
Instabilità mentale
L’8 giugno del 1886 Gudden compila una relazione di circa 19 pagine nella quale afferma che:
<<Sua maestà si trova in uno stadio molto avanzato di malattia mentale ed è incapace di esercitare le funzioni di governo>>.
Ciò nonostante, bisogna asserire che il dottor Gudden in realtà non visiterà mai il re. Raccoglie solo una serie di testimonianze atte ad avvalorare la sua tesi; una teoria di comodo che escludeva tutte le testimonianze a favore del sovrano. Verso la mezzanotte del 9 giugno una commissione guidata dal ministro degli esteri, il barone von Craildheim giunge al castello di Hohenschwangau per annunciare al re che sta per essere deposto.
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Però il re in quel momento si trova nel palazzo di Neuschwanstein così il gruppo di funzionari decide tranquillamente di rimandare all’indomani il compito. Alle tre del mattino, i membri della delegazione vengono svegliati dal barone Crailsheim. Un cocchiere del Re, di nome Osterholzer, fuggito nel cuore della notte, e diretto ad avvertire il sovrano dell’imminente arresto, mette tutti sul “chi va là” e la commissione parte nel tentativo di compiere la missione. Nonostante la fitta pioggia di quel giorno, affronta la strada tortuosa verso il castello, ma qui il piano va in fumo.
Bloccati dalle guardie e da uno sbarramento in cui sono presenti anche contadini fedeli a Ludwig, indietreggiano e fuggono. Quando il gruppo di spedizione si sente oramai sicuro nel rifugio di Hohenschwangau, il re e la sua cavalleria li imprigiona. Li costringe a ritornare a Neuschwanstein, dove sono rinchiusi separatamente nelle stanze, informati che il re, furibondo, li condanna a morte. L’indomani Ludwig, preso dai rimorsi e a collera passata, li rilascia. Tornano a Monaco. Il re non aveva idea di cosa sarebbe accaduto da lì in poi e non sapeva che cosa fare.
La cospirazione e la fine di un’epoca
In un gesto disperato chiede del veleno, che gli viene negato e, in seguito, chiede ad un domestico le chiavi della torre poiché, (dichiara) di “preferire la morte per annegamento all’arresto”. L’inserviente spaventato dagli atteggiamenti del re gli dice di aver perso le chiavi, così il sovrano ordina del brandy e si ubriaca, per poi addormentarsi. Nelle prime ore del giorno del 12 giugno arriva la seconda commissione capeggiata dal dottor Gudden. Con la complicità di un domestico attira il re, dov’è immediatamente immobilizzato da degli inservienti del manicomio di Monaco.
Si racconta che lo psichiatra disse al re che questa rappresentava la missione più triste della sua vita. La prigionia del Re, ora lo conduce solo al castello di Berg , trasformato in un manicomio. Il re proferisce solo queste parole “come potete dichiararmi insano di mente senza avermi neppure visitato?”
Ma la decisione è presa. Le parole del sovrano non sono neanche prese in considerazione. Sale sulla carrozza dalla quale sono state tolte anche le maniglie interne per evitare una possibile evasione. Come previsto, condotto a Berg la prigione reale, con tanto di inferriate alle finestre, il re non può ribellarsi e ciò gli sembra terribile.
La cosa peggiore, è che gli viene riservato un trattamento anche peggiore. Non poter assistere alla messa domenicale, a cui teneva tanto, né avere altro tipo di contatto. Tuttavia, il dottor Gudden accetta di accompagnarlo a fare quattro passi nella tarda mattinata, insieme ad altri due assistenti. Lo psichiatra, notando la calma del suo paziente, si sente al sicuro e soddisfatto del suo lavoro.
Il monarca Pazzo: epilogo
Lo stesso pomeriggio si combina una seconda passeggiata, ma il dottore dispensa gli inservienti dal seguirli e ciò gli fu fatale. Nessuno sa come si svolsero esattamente i fatti, né come re e psichiatra morirono. La conclusione più logica sembra che Ludwig, dopo aver ucciso il medico, si sia suicidato. Questi, tutt’altro che insano di mente, aveva intuito che oramai il suo futuro non gli avrebbe riservato nient’altro che l’infelicità.
Alla sua morte l’imperatrice Elisabetta d’Austria commentò tristemente:
“Il re non era pazzo, era soltanto un eccentrico che viveva in un mondo di sogni. Avrebbero potuto trattarlo meglio, risparmiandogli una fine così atroce”.
Il monarca Pazzo.
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