Nell’immaginario collettivo, l’Adone ( o il mito di Adone) è una figura riconducibile ad un personaggio di indubbia bellezza ed eleganza. Eppure, nella mitologia greca, la storia di questo personaggio, diventato leggendario, non è così scontata come sembra.
In effetti, rispetto all’uso proprio o improprio che se ne fa oggi, la sua narrazione antichissima e, piuttosto bizzarra, che la Grecia ereditò dai Fenici, partì da una ragazza di nome Mirra, figlia del re di Cipro, Ciniro.
Mirra s’invaghì, della figura paterna e, guidata da quest’amore folle, ebbe l’idea di travestirsi e di recarsi nella stanza del padre consumando una notte di passione. Il padre, nel buio più totale, non la riconobbe e questa situazione si ripeté per ben 12 notti!
Tuttavia, quel travestimento, iniziò a insinuare dubbi e sospetti nell’uomo che finì per scoprirla inorridito. Ne restò così sconvolto, che fu spinto dall’impulso di voler uccidere la figlia, per la vergogna e per l’indignazione davanti un atto che lo stesso riteneva impuro.
Mirra però fuggì, chiedendo asilo e protezione agli dei che la trasformarono in un albero (dal quale – così narra la leggenda – si estrae la resina di mirra).
Passarono ben 16 mesi. Quando un giorno, il fusto dell’albero si spezzò violentemente a causa della corsa feroce di un cinghiale, che lo intaccò con una zanna e, inaspettatamente, da questo scontro violento nacque un bambino: Adone.
Il mito di Adone e gli anemoni rossi
Lo strano parto, mostrò al mondo un giovane che crescendo, diventava sempre più bello e affascinante e che negli anni diventò anche un abile cacciatore.
Un giorno, la dea Afrodite lo notò e se ne innamorò, ma Ares – suo consorte – geloso, aizzò contro di lui un cinghiale, come a emulare lo stesso gesto che lo aveva portato al mondo e che lo colpì lasciandolo morente in una pozza di sangue. Un cinghiale lo aveva portato alla vita e un cinghiale gliela tolse.
Afrodite, accorsa alle sue grida, non poté far altro, che guardarlo morire lentamente.
La leggenda narra che dal sangue di Adone, nacquero dei fiori, gli anemoni rossi.
La morte di Adone
Nonostante tutto, Afrodite era fermamente decisa a non perdere l’uomo che amava. Raccolse il corpo e si recò negli inferi, nel tentativo di parlare a Persefone, moglie di Ade dio dei morti.
La dea della bellezza, le chiese di far rivivere il giovane, ma la signora degli inferi, notando la bellezza di Adone, decise di trattenerlo!
Le due personificatrici di poli opposti, decisero di accordarsi, così sentenziarono di tenere, sei mesi per ciascuno il giovane. Ma l’accordo, data la forte temperanza delle dee svanì. Zeus, re degli dei, per mettere a tacere per sempre questa storia, ordinò che Adone avrebbe trascorso quattro mesi da solo; quattro mesi negli inferi con Persefone, e quattro mesi con Afrodite!
Questo mito, in realtà, si riferiva ai cicli delle stagioni e diede origine anche a molte cerimonie di tipo folcloristico. A Cipro, infatti, il ritorno di Adone, era indicato, dalla fioritura degli anemoni rossi.
In Fenicia, invece, il suo ritorno era indicato dal rossore delle acque dei fiumi, (ricchissime di terreno argilloso), causato dalle intense piogge primaverili.
Il nome Adone inoltre significa “signore”. Un vero “signore” che – per aver sopportato tutto questo, da una madre scellerata, a due isteriche litigiose, (la gelosia, la furia, la vendetta …) – non avrebbe potuto avere appellativo migliore.