Il fotografo degli spiriti che inquietò l’america del 19° secolo

Il fotografo degli spiriti che inquietò l’america del 19° secolo

A distanza di 150 anni, le inquietanti fotografie degli spiriti scattate da William Mumler – di Boston – hanno ancora un forte impatto emotivo. Il fotografo degli spiriti, così chiamato da coloro che si rivolgevano a lui per “cercare conforto”, poi passato alla storia, ebbe una rapida ascesa creando un business a quei tempi non indifferente.

Ad esempio, a una madre in lutto faceva visita la silhouette angelica della figlia defunta, una giovane ragazza che appoggiava la piccola mano sul grembo della madre. Un vedovo con la testa china per il dolore era confortato dall’anima luminosa della moglie, con le mani (di lei) appoggiate sulle spalle ricurve.

Sulla base di questi presupposti e, con un’immancabile dose di furbizia, non è difficile credere che l’America del 19°secolo, fosse innamorata del crescente movimento dello spiritismo; dunque, avrebbero creduto facilmente che queste apparizioni fotografiche fossero reali. Anche se scettici come P.T. Barnum dichiaravano la fotografia spiritica una farsa.

Quando, questa “forma d’arte”, fece la sua comparsa intorno al 1860, gli Stati Uniti si stavano riprendendo dalla guerra civile, che aveva causato la morte di 620.000 persone. Immersi nel lutto, gli americani erano attratti da chiunque offrisse anche solo una fugace possibilità di contatto con le anime dei loro cari defunti. Medium autoproclamatisi,  eseguivano sedute spiritiche in cui i vivi potevano parlare con i morti, e fotografi come Mumler esaudivano i desideri delle persone in lutto per vedere un’ultima volta i loro figli o fratelli perduti.

Bronson Murray, 1862–1875, William H. Mumler

William Mumler, il fotografo degli spiriti, era un impostore?

Peter Manseau, curatore della storia religiosa americana al Museo Nazionale di Storia Americana della Smithsonian Institution, affermava tempo fa che Mumler era sicuramente un impostore; anche se non sa esattamente come il fotografo riuscisse a realizzare questo trucco.

Come nota nel suo libro, The Apparitionists: A Tale of Phantoms, Fraud, Photography and the Man Who Captured Lincoln’s Ghost, non esclude nemmeno la possibilità che lo spiritismo avesse una funzione curativa.
Era un movimento religioso genuino che significava molto per la gente in un momento in cui la nazione stava attraversando lutti e perdite come non aveva mai avuto prima”, scriveva Manseau.

Mumler era, secondo le parole di Manseau, un “armeggiatore di cucina“, un chimico dilettante e un inguaribile imprenditore che una volta vendeva il suo elisir fatto in casa per curare la dispepsia. Formatosi come incisore d’argento, Mumler decise di cimentarsi con la fotografia, questa nuova meravigliosa tecnologia, che produceva ritratti che la gente era disposta a pagare profumatamente.

Mentre scattava immagini per fare pratica, una delle stampe di Mumler mostrò un’inspiegabile aberrazione. Sebbene fosse “abbastanza solo nella stanza” quando fu scattata la foto, sembrava esserci una figura al suo fianco, una ragazza che era “fatta di luce”. Mumler mostrò la foto ad un amico spiritista. Questi confermò che la ragazza nell’immagine era quasi certamente un fantasma. E come poteva dire altrimenti?

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Manseau dichiarò che Mumler aveva un vero talento per farsi pubblicità e le sue foto ultraterrene furono pubblicate su giornali popolari spiritici come il Banner of Light e anche sulla stampa quotidiana nazionale. I bostoniani cominciarono a mettersi in fila nel suo piccolo studio di ritratti: pagavano fino a 10 dollari per avere la propria immagine accanto a quella che poteva, seppur vagamente, somigliare una persona cara scomparsa.

Quando il dolore porta ad essere ciechi e, purtroppo, quando veri sciacalli, si approfittano dell’ingenuità degli altri.

In realtà ciò che stupisce è che lo stesso Mumler, parlava di se con toni mistici. Sosteneva di non sapere come mai fosse stato “scelto” proprio lui per scattare queste foto. Era stupito – si legge su un documento – esattamente come tutte le altre persone che venivano immortalate nella sua macchina fotografica. Erano veramente delle entità? Non è nuovo che una pellicola si impressioni in maniera anomala. L’obiettivo qui era, ed è, di capire fino a che punto la macchina fosse difettosa o semplicemente manomessa.

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In un altro documento, si legge una nota interessante. Un giorno un uomo si recò nello studio di Mumler. Durante la sessione d’incontro, gli fu detto che non vi era nessuna garanzia che l’anima di un defunto si manifestasse. Ciò implicava che nell’immagine, dato che lo stesso non “comandava gli spiriti“, era possibile che apparisse qualcun altro. Come ad esempio il fantasma di una vecchia donna invece del fratello perduto. Ovviamente, il fotografo, s’impegnava a dare il massimo al cliente per riuscire a capire chi fosse in realtà la “presenza” che lo “perseguitava”  e per quale motivo era desiderosa di comunicare.

Nel 19° secolo, la fotografia era un qualcosa di eccezionale. Era un’invenzione così nuova, che poche persone avevano altre foto da confrontare con le immagini deboli e sfocate dei fantasmi. Esempio: un’anziana prozia portava i capelli in uno chignon? Probabilmente sì! E da qui “la magia”.

Tuttavia, la rapida evoluzione che fece la fotografia di William Mumler, non attirò solo curiosi e/o bisognosi, ma anche gli scettici di tutto il territorio. La manipolazione delle immagini era una parte nota dell’arte fotografica e altri autori sperimentavano tranquillamente con doppie esposizioni e negativi sovrapposti; tutte cose che potevano creare l’effetto della fotografia spiritica. Da qui, Mumler fu accusato di Frode. Fu solo l’inizio del declino.

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J.W. Black, fotografo veterano, sempre di Boston, che non aveva mai creduto alla storia del suo “famoso collega”, gli chiese, dopo essere entrato con passo deciso nello studio una dimostrazione. Le fonti raccontano di come si sedette tranquillamente per osservare, passo dopo passo, ogni singola mossa di Mumler. Soprattutto, osservò l’alchimia della camera oscura. Sicuro di ciò che avrebbe visto, iniziò con volto pronto a pronunciare sentenza sulla falsità dell’opera del collega. Qualcosa però lo fece sobbalzare sulla sedia. Sembra che avesse esclamato “Oh mio dio! Non è possibile (o non ci credo)”

La sagoma di Black, appariva lentamente, scura, ma d’un tratto lo stesso si accorse che qualcosa di vagamente strano appariva lentamente alle sue spalle. Impallidì. Si era fatto ritrarre seduto con il suo giornale. Ma l’immagine riportò qualcosa di totalmente diverso: dietro di lui apparve la sagoma di un uomo in piedi. Black, si alzò stringendo a sé la stampa. Tirò fuori il borsello per pagare la commissione. Mumler rifiutò il pagamento. L’ipotesi è che la sagoma vista da Black fosse di suo padre. L’uomo era morto quando questi aveva circa 13 anni.

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Purtroppo, ciò non fu sufficiente a salvare la sua reputazione. Le voci sul suo conto si fecero pesanti; ma ad aggravare la situazione, fu una fotografia spiritica che creò per una donna che aveva recentemente perso il fratello nella guerra civile. Immaginatevi l’imbarazzo quando questi, tornò – il fratello – miracolosamente a casa vivo. Però, invece di accusare l’uomo, la donna, sentenziò che la causa era di uno spirito maligno che voleva vederla soffrire.

Un altro caso fu più difficile da evitare. Un uomo che visitava lo studio di Mumler riconobbe un fantasma femminile come sua moglie, che non solo era viva, ma recentemente si era fatta ritrarre da Mumler. Non era ovvio che Mumler stava riutilizzando vecchi negativi e li faceva passare per fantasmi?

Dato che le cose si stavano scaldando a Boston, Mumler provò a trasferirsi a New York nel 1869, ma fu subito arrestato e processato per frode. I procuratori di New York chiamarono una sfilza di testimoni esperti che offrirono almeno nove modi in cui Mumler avrebbe potuto usare trucchi fotografici per produrre le sue immagini fantasma.

P.T. Barnum, un esperto certificato di “falsi”, commissionò una fotografia ingannevole di se stesso con il fantasma di Abraham Lincoln da presentare come prova schiacciante nel processo.

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Purtroppo, la giuria non credette alle prove dell’accusa. Certo, c’erano un milione di modi in cui Mumler avrebbe potuto falsificare le foto, ma nessuno lo aveva colto sul fatto o aveva fornito prove concrete che avesse usato uno di quei metodi. La difesa ha anche messo in dubbio nella mente della giuria i presunti limiti della tecnologia fotografica. In sintesi William Mumler fu assolto per mancanza di prove.

Questo gli bastò per allontanarsi definitivamente dal mondo della fotografia spirituale. Anche se, tempo dopo, accettò di fotografare Mary Todd Lincoln; Infatti, nonostante le accuse di frode, il popolo che stava ancora soffrendo per la perdita del presidente, voleva credere alla possibilità che lo “spirito” fosse ancora presente a vegliare su di loro. Era il 1970, cinque anni dopo il suo assassinio. Nulla persuase la vedova, che nell’immagine appare minuta e con occhi speranzosi, che tutto ciò fosse solo un’illusione.

Mary Todd Lincoln

Mumler, appese definitivamente “al chiodo” la macchina fotografica. Ciononostante a lui si deve il famoso “processo Mumler“, che permise alle prime fotografie di essere stampate su carta da giornale, trasformando la pratica del giornalismo.

Enigmi della storia.