ROMA – Il Covid brucia una filiera vinicola da 40 miliardi. E’ quanto segnala Federvini. Una brutta notizia per l’enogastronomia. Il coronavirus e le incertezze del quadro internazionale, come la Brexit e i dazi, stanno erodendo due delle eccellenze del Paese: la filiera vinicola e quella degli spiriti.
“Una tempesta perfetta – si legge in una nota – che non può passare inosservata soprattutto agli occhi delle istituzioni: alle difficoltà del settore vino si aggiunge lo scenario più complesso del settore spiriti che, ormai da un anno, sta subendo un dazio ad valorem del 25% sul proprio export in Usa, primo mercato di destinazione”.
Il Covid brucia una filiera vinicola da 40 miliardi
Parliamo di un comparto che tra vini e spirits annovera complessivamente oltre 340.000 aziende con più di 1 milione di addetti ossia circa il 5% della forza lavoro totale in Italia. Ma, soprattutto, un comparto che tra fatturato complessivo e indotto vale circa 40 miliardi di euro, cioè il 2% del Pil nazionale. L’equivalente della manovra economica prevista dal Governo nel 2021.
Circa 6 volte la cifra messa a disposizione dal governo con il Decreto Legge Ristori. In realtà, lamentano i brand più rappresentativi del settore, “è più corretto dire “valeva”. Da ottobre 2019 ad oggi, il valore della filiera, infatti, è precipitato di circa un terzo, in meno di un anno”. Ecco che cosa testimonia Maurizio Cibrario, presidente onorario di Martini & Rossi:
“La situazione a livello di economia di territorio è in progressiva contrazione. Lo scenario attuale sta compromettendo gli impulsi economici diretti ed indiretti, e non si intravedono spiragli di luce nel breve periodo. Il valore complessivo generato anche dai settori collegati al nostro comparto sta subendo una perdita netta che, al momento, possiamo stimare intorno al – 30% ma che rischia di essere rivista in termini peggiorativi. Auspichiamo interventi rapidi ed efficaci da parte del nostro Governo”.