Probabilmente conosciamo Hans Ruedi Giger come il creatore di uno dei mostri più iconici nella storia del cinema. Ossia l’implacabile specie aliena del film di Ridley Scott che trasuda acido in Alien (1979). Per la maggior parte della vita l’artista svizzero ha tradotto la paura in bellezza. Esploriamo insieme questo mondo popolato di trionfanti creature ibride cominciando con il suo amore per il morboso. Passione che contrasta nettamente con l’educazione classica che riceve nel pittoresco villaggio di Coira in Svizzera, dove nasce il 5 febbraio del 1940. Comincia tutto con alcuni avvenimenti che hanno un impatto folgorante nella vita di questo artista.
L’infanzia poco comune di Hans Ruedi Giger
Un giorno da bambino mentre gli altri sono in chiesa una domenica mattina, Hans si dirige verso il seminterrato del museo locale. Per vedere la mummia di una principessa egiziana esposta lì e resta accanto a lei in un misto di orrore e fascino. Inoltre quando un’azienda farmaceutica regalò al padre un teschio umano, Giger lo portò a spasso per le vie del paese legato ad un filo. Della sua prima età Hans Ruedi Giger ricorda, della grande abitazione di famiglia, finestre aperte e cantine buie che suscitano inquietudine in lui molto presto. A tal punto da essere afflitto da debilitanti terrori notturni e allora da ragazzo comincia a disegnare per canalizzare la sua paura. Malgrado le proteste del padre, che voleva seguisse la carriera di farmacista, Giger studia architettura e design industriale alla School of Applied Arts di Zurigo.
La prima produzione artistica
A metà anni ’60 intraprende la carriera di designer di interni, ma presto si dedica interamente all’arte visiva. Passa con disinvoltura dai disegni a inchiostro ai dipinti ad olio, fino a utilizzare l’aerografo per creare uno stile unico. Che si distingue per le anatomie biomeccaniche dove i corpi ispirati al Surrealismo di Salvador Dalì vengono straziati tra metafore falliche e industriali. Ben presto la voce del talento di Giger si diffonde e cominciano le prime commissioni. Tra i primi lavori importanti c’è la copertina dell’album degli Emerson Like & Palmer del 1973, Brain Salad Surgery. Raffigura l’immagine inquietante di una donna morta intrappolata in una tomba d’acciaio e diventerà un caposaldo del punk rock progressivo di cui Giger è appassionato. Il suo amore per Lovercraft e le visioni infernali si traduce nella pubblicazione nel 1977 del Necronomicon, la prima grande raccolta dei suoi disegni.
L’esordio cinematografico con Alien
Il titolo, un riferimento al libro di magia immaginario tratto dal mondo dello scrittore horror, dà vita ad un mondo che sorprende ancora oggi. Popolato da gremlins meccanici appollaiati su imponenti pilastri di piombo, esseri alieni scheletrici si affacciano su lande desolate coperte di nebbia. Sono questi disegni che nel 1979 sorprendono Ridley Scott quando scopre una copia del Necronomicon posata su una scrivania negli uffici della 20th Century Fox. L’incontro con questo regista farà la fortuna dell’artista svizzero che per il film Alien (1979) disegna lo xenomorfo partendo da due litografie della sua raccolta. Che presentavano un essere scuro dall’aspetto metallico con la testa oblunga. Dopo una brillante carriera Giger torna a disegnare scenografie ed arredi. Realizza il Giger Bar, inaugurato l’8 febbraio 1992, a Coira, sua città natale nel canton Grigioni in Svizzera.
La casa museo di Giger
Negli ultimi anni inizia a lavorare al Museum H.R. Giger, realizzata all’interno del medioevale castello di St. Germain, nel borgo di Gruyères, Svizzera. Ufficialmente aperto il 20 giugno del 1998 questo museo ci restituisce l’immagine di un’artista che ha creato qualcosa di unico e forse irripetibile. Frutto delle sue esperienze e di incredibili abissi che parlano di insondabili mondi interiori che all’apparenza potrebbero sembrare terrificanti. Tuttavia se osserviamo attentamente c’è calma, bellezza ed eleganza che pervadono i suoi progetti, nonostante i loro argomenti oscuri. Qualche anno prima di morire, il 12 maggio 2014, Giger ha detto del suo lavoro delle parole che lasciano un ultima riflessione:
“A volte le persone vedono solo cose orribili e terribili nei miei dipinti. Dico loro di guardare di nuovo e potrebbero vedere due elementi nei miei dipinti: le cose orribili e le cose belle “!
by M. D. L.