Gli scienziati trovano un sistema per hackerare il cervello dei topi per evitare la dipendenza da oppioidi.
La scoperta, potrebbe davvero fare la differenza, poichè porta ad una soluzione efficace per prevenire le ricadute.
Una delle parti più difficili del trattamento della dipendenza è impedire ai pazienti di avere ricomparse dovute alla stessa. Sono frequenti, le recidive per chi fa uso di sostanze psicotrope; anche dopo la disintossicazione e spesso provocano casi di astinenza grave.
I ricercatori dell’Accademia delle Scienze Cinese, dicono di aver “interrotto il percorso cerebrale responsabile delle memorie associate alla morfina nei topi; cioè di aver ‘cancellato’ la memoria associata alla droga stessa dal cervello”.
Il lavoro potrebbe indicare un possibile modo per fermare le ricadute dopo il trattamento di una dipendenza da oppioidi.
La scoperta, che appare molto promettente, va comunque indagata più approfonditamente; il motivo principale è che il cervello umano, rispetto a quello di un topo, è più complesso. Così lo sono nella stessa misura le ragioni che inducono a una possibile recidiva.
Per curare i topi, il team ha innestato nelle cavie degli impianti cerebrali; nello specifico una fibra ottica che ha illuminato una regione del cervello, chiamata talamo paraventricolare (o nucleo paraventricolare –PVN) e ha bloccato i sintomi dell’astinenza.
Nei giorni seguenti, i topi non hanno più cercato la morfina; e anche dopo diverse settimane, non c’è stato desiderio nel volere la sostanza, da parte dell’esemplare.
Secondo la nuova ricerca, pubblicata giovedì sulla rivista Neuron, le persone hanno una ricaduta, in parte perché sviluppano una condizione psicopatologica – detta anche banalmente euforia – caratterizzata dall’uso compulsivo di oppiacei; in parte perché i sintomi dell’astinenza possono spesso essere travolgenti. Smorzando questi sintomi, almeno nei topi sembra che lo stesso sia in grado di contrastare più facilmente l’abitudine.
Hackerare il cervello per evitare dipendenza grave, cronica o recidivante
Spesso, la maggior parte di coloro che fanno uso di droghe, hanno iniziato per scopi medici; ma poi, soprattutto nel caso in cui sono presenti patologie con dolore cronico, il paziente sviluppa “un attaccamento” al farmaco e, nel tempo non riesce più fare a meno della tossicità che lo stesso provoca.
Questo accade con molta più frequenza verso chi assume oppioidi e che sviluppa poi un’auto-somministrazione compulsiva, che li porta non solo alla dipendenza ma anche a condizioni fisicamente pericolose.
In situazioni meno serie, il medico si occupa del normale trattamento e cautela della somministrazione. Nel caso in cui si sviluppa una tossicità, lo stesso indica per sospensione (disintossicazione) o mantenimento, la giusta terapia da seguire.
In casi gravissimi, occorre anche un grande impegno e sostegno terapeutico, prevalentemente con una dipendenza grave, cronica o recidivante.
“Il nostro successo nel prevenire le ricadute nei roditori, potrebbe un giorno, tradursi in un trattamento duraturo della dipendenza da oppioidi nelle persone“; ha dichiarato il ricercatore CAS Zhu Yingjie in un comunicato stampa.