Gaetano Callà, presidente Fipe Confcommercio della provincia di Rimini lancia l’allarme sulla situazione della ristorazione riminese in crisi a causa dell’enogastronomia abusiva. Stanno per ricominciare anche le sagre, ma quante sono autentiche? Quello che si crea è una competizione sleale che rischia di arrecare ulteriore danno all’economia locale, perciò c’è bisogno di regole univoche. In particolare di quelle norme anti-Covid per le quali i locali sono sottoposti ad osservanza ferrea.
La Fipe Confcommercio chiede una politica trasparente
La chiusura forzata degli scorsi mesi ha messo a dura prova il sistema economico, soprattutto nel settore dei pubblici esercizi. Un vero shock economico ed occupazionale a seguito dell’emergenza epidemiologica. Ad esempio il solo settore della ristorazione ha subito perdite stimate per oltre 28 miliardi di euro, con 50.000 imprese a rischio fallimento. Mentre 300.000 persone potrebbero perdere il lavoro, a questi numeri si aggiungono quelli collegati alla chiusura di circa 2.500 imprese del settore dell’intrattenimento. Con un certo allarme il presidente della Fipe Confcommercio di Rimini dichiara che:
“In tutto questo disastro, spinti dalla moda e dalla ricerca di alternative, stanno riprendendo vigore le cene in aperta campagna. Quelle dove ci si siede e si mangia ovunque, in barba alle normali norme igieniche richieste, anzi imposte, ai ristoranti”.
Gaetanò Callà spiega anche che non è contro l’identità dei territori e i prodotti locali, ma chiede regole certe per tutti.
C’è la necessità di fermare la competizione sleale
Per questo bisogna mettere subito un freno all’enogastronomia abusiva, che fa leva sull’asimmetria di regole mettendo in atto una cattiva concorrenza. Ed in questo quadro della situazione probabilmente poco felice, ad arrecare danno si aggiunge anche l’intrattenimento, con serate danzanti nascoste tra gli alberi. Che sono forse più difficili da individuare di quelle sulla spiaggia, ma puntualmente organizzate anche nella costa riminese, spesso in mancanza delle licenze necessarie. Bisogna comprendere che la domanda è cambiata, i modelli di consumo si sono evoluti e c’è urgenza di una ristorazione forte. Prima di tutto per il rilancio del settore e di tutto il turismo, non serve improvvisazione e dequalificazione professionale.