Osservando il Cosmo, è davvero incredibile ciò che si riesce di volta in volta a scoprire usando i dispositivi ad alta frequenza in dotazione alle strutture di ricerca; come ad esempio possibili emissioni radio da esopianeta.
Non a caso un team internazionale, monitorando il cosmo con una serie di radiotelescopi, ha rilevato le esplosioni radio provenienti dalla costellazione Boötis. Il segnale potrebbe essere la prima emissione radio raccolta da un pianeta al di là del nostro sistema solare.
Il gruppo – guidato dal ricercatore post-dottorato della Cornell Jake D. Turner, Philippe Zarka dell’Observatoire de Paris – Paris Sciences et Lettres University e Jean-Mathias Griessmeier dell’Université d’Orléans – ha pubblicato i risultati in data 16 dicembre nella sezione di ricerca di Astronomia e Astrofisica.
“Presentiamo uno dei primi accenni al rilevamento di un esopianeta nel regno della radio“; rileva Turner nella pubblicazione.
“Il segnale proviene dal sistema Tau Boötis, che contiene una stella binaria e un esopianeta. Noi sosteniamo la necessità di un’emissione da parte del pianeta stesso. Dalla forza e dalla polarizzazione del segnale radio e dal campo magnetico del pianeta, è compatibile con le previsioni teoriche“.
Tra i coautori c’è il consigliere post-dottorato di Turner, Ray Jayawardhana, il decano Harold Tanner del College of Arts and Sciences, e un professore di astronomia.
“Se confermata attraverso osservazioni successive“, dichiara Jayawardhana, “questa rilevazione radio apre una nuova finestra sugli esopianeti, dandoci un modo nuovo di esaminare mondi alieni che sono lontani decine di anni luce“.
Emissioni Radio da Esopianeta: un sistema extrasolare
Usando il Low Frequency Array (LOFAR), un radiotelescopio olandese, Turner e i suoi colleghi hanno scoperto esplosioni di emissioni da un sistema stellare che ospita un cosiddetto Giove caldo, (gioviano caldo) un pianeta extrasolare la cui massa, è confrontabile o superiore a quella di Giove; quindi un gigante gassoso, che orbita molto vicino alla propria stella madre.
Il gruppo ha anche osservato altri potenziali candidati alle emissioni radio esoplanetarie; circa 55 sistemi nella costellazione del Cancro e Upsilon Andromeda. Solo il sistema esopianeta Tau Boötis – a circa 51 anni luce di distanza – ha mostrato una significativa impronta radio; una finestra potenziale unica sul campo magnetico del pianeta.
“L’osservazione del campo magnetico di un esopianeta, aiuta gli astronomi a decifrare le proprietà interne e atmosferiche di un pianeta; così come la fisica delle interazioni stella-pianeta”;ha detto Turner.
Il campo magnetico della Terra lo protegge dai pericoli del vento solare, mantenendo il pianeta abitabile
“Il campo magnetico degli esopianeti simili alla Terra, può contribuire alla loro possibile abitabilità”, ha detto Turner, “proteggendo le loro atmosfere dal vento solare e dai raggi cosmici e proteggendo il pianeta dalla perdita atmosferica“.
Due anni fa, Turner e i suoi colleghi hanno esaminato la firma delle emissioni radio di Giove; e hanno ridimensionato tali emissioni per imitare le possibili firme di un lontano esopianeta simile a Giove.
Quei risultati divennero il modello per la ricerca delle emissioni radio da esopianeti distanti da 40 a 100 anni luce.
Dopo aver portato avanti quasi 100 ore di osservazioni radio, i ricercatori sono stati in grado di trovare la firma di Giove caldo previsto in Tau Boötis.
“Abbiamo imparato dal nostro Giove che aspetto ha questo tipo di rilevamento. Siamo andati a cercarlo e l’abbiamo trovato“; ha detto Turner.
“La firma, però, è debole. Rimane una certa incertezza sul fatto che il segnale radio rilevato provenga dal pianeta. La necessità di osservazioni successive è fondamentale” conclude.
Turner e il suo team hanno già iniziato una campagna che utilizza diversi radiotelescopi per seguire il segnale dal Tau Boötes.
Oltre a Turner, Jayawardhana, Griessmeier e Zarka, i co-autori sono Laurent Lamy e Baptiste Cecconi dell’Observatoire de Paris, Francia.
Joseph Lazio del Jet Propulsion Laboratory della NASA, J. Emilio Enriquez e Imke de Pater dell’Università della California, Berkeley; Poi Julien N. Girard della Rhodes University, Grahamstown, Sud Africa; ed infine Jonathan D. Nichols dell’Università di Leicester, Regno Unito.
Turner, che ha gettato le basi per questa ricerca mentre si guadagnava il dottorato all’Università della Virginia, ha ricevuto un finanziamento dalla National Science Foundation.