Corancez Centro-Valle della Loira. Nella notte dal 21 al 22 aprile 1901 i cinque figli del coltivatore Édouard Brierre furono massacrati nella loro casa a Corancee. Lo stesso Brierre, con diverse ferite sul corpo, viene ritrovato fuori della fattoria. I criminali, affermò Brierre, avrebbero compiuto il massacro per rubare il denaro che si trovava in casa. Furono poi scoperte le armi del delitto: un coltello da boaro e il vomero di un aratro, entrambi appartenenti a Brierre. Si trovò anche un farsetto sporco di sangue. Brierre venne arrestato. Da molti paesi si accorse per vedere la tragica fattoria e, al funerale delle cinque piccole vittime, partecipano migliaia di persone in lacrime. Persino il vescovo di Chartres in persona, venne ad impartire la benedizione.
I gendarmi, iniziarono ad interrogare gli abitanti di Corancez. Non tutti vollero parlare, ma quei pochi affermarono quanto segue:
«Quest’inverno Brierre se ne stava tutto il giorno senza lavorare, assorto In strane meditazioni. L’unica sua distrazione era di leggere descrizioni di crimini. Ed egli esclamava sempre, alla fine: “Doveva essere ben stupido, quest’assassino, per lasciarsi prendere”».
Altri affermarono che Brierre era l’amante di Veronica Lubin e che voleva sposarla. Qualcuno sostenne che questi, Bierre, avesse scritto a sua figlia Germana perché il 22 aprile raggiungesse le sorelle e il fratello a Corancez. Fortunatamente, per via del lavoro, la ragazza non riuscì a raggiungere prima la fattoria: si era forse salvata da un’atroce fine? Brierre comparve in Corte d’Assise a Chartres. Quarantanove testimoni deposero contro di lui, quarantatré in favore. Secondo gli uni è «un tipo capace di tutto»; secondo gli altri una brava persona, di una probità irreprensibile, un modello di padre.
Édouard Brierre: condannato a morte
La Corte fece indossare a Brierre gli abiti dà lavoro che aveva la notte del crimine. L’esperto prof. Dleulafoy lo condusse davanti ai giurati. La deposizione più commovente fu quella della giovane Germana Brierre, che gettandosi in ginocchio gridò fra i singhiozzi:
«Mio padre è innocente! Liberatelo, ve ne supplico!».
Scena che commosse fino alle lacrime gli spettatori ma lasciò indifferenti i giurati, i quali condannarono a morte il contadino. Tuttavia, in molte coscienze il dubbio mise le radici. In caso di assoluzione, Brierre non sarebbe ritornato al suo paese dove gli animi erano sovreccitati. Viceversa, nel resto della Francia la sua condanna a morte commosse l’opinione pubblica. Una campagna di stampa fu condotta a favore di Brierre il quale, si affermava, venne condannato senza prove decisive. Si accusava il presidente della Corte di non essere stato imparziale verso l’imputato e se ne discusse in pubbliche riunioni. Di fronte a questa effervescenza, il Presidente della Repubblica, Emilio Loubet, commutò la pena capitale di Brierre ai lavori forzati a vita. E un giorno del 1902, Brierre partì con altri detenuti per la Guyana. «Sono Innocente», gridò Brierre ai giornalisti.
Qualche mese dopo, il nome di Brierre apparve sui giornali. L’esattore aveva minacciato di denunciare il contadino di Corancez perché non aveva pagato le imposte. Ma questi, ignorava che Brierre fosse stato mandato in galera e che i suoi beni erano stati venduti dall’autorità giudiziaria per 12.400 franchi. La giovane Germana approfittò del rumore che si fece per chiedere la revisione del processo e per molti anni essa non cessò di moltiplicare le sue petizioni per ottenere questa revisione.
La strana conclusione
Nel maggio 1910 i coniugi Andréblotti, genitori del giovane fidanzato di Germana, furono sul punto di riuscirvi. La Cancelleria diede parere favorevole a un riesame del processo quando dalla Cayenna giunse la notizia della morte di Brierre. Fino all’ultimo, il contadino non aveva cessato di proclamarsi vittima di uno spaventoso errore giudiziario.
Dieci mesi dopo la morte di Brierre il colpo di scena: il cenciaiolo Bourreau si dichiarò l’autore dell’eccidio di Corancez. Ci fu grande emozione. Si chiese la procedura per la riabilitazione di Brierre. Tuttavia, la gente di Corancez continuò a credere che il contadino fosse colpevole. Dopo quattro giorni, il cenciaiolo interrogato insistentemente cadde in contraddizioni e poi finì per confessare di aver mentito. Stanco di vivere e non avendo il coraggio di suicidarsi aveva creduto di trovare il modo di farsi mandare alla ghigliottina. Il nome di Édouard Brierre non sarà mai riabilitato.