Il navigatore più famoso della storia è senza dubbio Cristoforo Colombo, tuttavia non trova le ricchezze e le spezie che spera e al ritorno in Europa è accusato di fallimento. Muore dimenticato nel 1506 a Valladolid, e i suoi meriti li riconoscono solo successivamente. Ma che fine fanno le sue spoglie mortali?
Le temerarie esplorazioni di Cristoforo Colombo
Il coraggio e l’ostinazione delle sue imprese aprono la strada alle successive imprese di colonizzazione del Nuovo Mondo e alla scoperta di nuovi percorsi marittimi. Ciononostante Cristoforo Colombo non ha l’appoggio che si aspetta, rifiutano la sua idea il Re di Portogallo Giovanni II e la sovrana di Castiglia. Comunque non si da per vinto e alla fine convince la regina Isabella, e il 3 agosto 1492 Colombo salpa dal porto di Palos. La navigazione prosegue lunga e difficoltosa tra minacce di ammutinamenti, bussole impazzite, il 12 ottobre 1492 dopo 36 giorni di traversata raggiunge la costa. La Nina, la Pinta e la Santa Maria toccano l’isola che Colombo ribattezza San Salvador, ma vegetazione e territorio non corrisponde ai resoconti sulle Indie. Perciò il navarca esplora le isole vicine per dimostrare di trovarsi nel Cipango (il Giappone), infine è costretto ad ammettere che quella non è l’Asia.
Una richiesta singolare
Dopo il primo viaggio verso le Americhe ce ne sono altri tre, molto meno fortunati per Colombo che si ammala. E ad un certo punto finisce addirittura ridotto in catene, infatti durante il terzo viaggio scoppia una rivolta a Santo Domingo. La prigionia e il trattamento subito lo indignano a tal punto che in quella occasione fa una richiesta particolare. Cioè il suo corpo deve essere inumato insieme alle catene che lo hanno legato nel suo viaggio di ritorno. Spogliato del suo titolo di viceré continua a negoziare per riottenere il titolo che gli è stato tolto, a suo avviso ingiustamente. Morto a causa di un attacco di cuore Cristoforo Colombo dispone nelle sue ultime volontà di essere sepolto in America. Non è però accontentato subito perché è deposto nella cripta di un monastero a La Cartuja e, nel 1509, trasferito nella cattedrale di Siviglia.
Una morte senza pace
Nel 1537, finalmente, le spoglie di Cristoforo e quelle del fratello Diego sono portate a Hispaniola, nella cattedrale di Santo Domingo. Con tutto ciò nel 1795 i soliti maneggi politici portano la Spagna a cedere Santo Domingo ai francesi. Per impedire che i resti di Colombo finiscano in mani altrui gli spagnoli li portano a L’Avana e, nel 1898, nella cattedrale di Siviglia. Ma la storia non finisce qui, dopo un lungo peregrinare, le ossa del marinaio tornano nel Vecchio Mondo, esattamente dove lui non vuole riposare. Ed è qui che il mistero si infittisce a tal punto da diventare un enigma ancora irrisolto. Infatti nel 1877 durante un restauro nella cattedrale di Santo Domingo scoprono una cassa di piombo con la scritta Cristobal Colòn. Colombo non è mai andato via da Santo Domingo e gli spagnoli sono stati gabbati con i resti di qualcun altro?
DNA a confronto
I dominicani sono talmente sicuri che nel 1992, in occasione del 500esimo anniversario della scoperta delle Americhe, i resti sono traslati nel Faro di Colombo. Gli Spagnoli però non convinti chiamano genetisti e storici ad approfondire la questione e nel 2003 si esprime in riguardo Antonio Morente. Il confronto del DNA delle ossa del Colombo sivigliano con quelle del fratello Diego, danno un responso. La corrispondenza tra i due DNA è assoluta, ragion per cui i resti nel sarcofago di Siviglia sono veramente quelli del marinaio. Infine è stata richiesta la medesima analisi per le ossa domenicane, Juan Bautista Mieses, direttore del Faro di Colombo ha però opposto un netto rifiuto. Perciò l’enigma resta aperto, nemmeno si sa dove sono finite le famose catene insieme a cui il navigatore vuole farsi seppellire. Insomma la soluzione non è semplice come l’espressione l’uovo di colombo.