Come si può convivere con i propri pensieri? la soluzione, forse, è smettere di evitarli.
Molto spesso e sempre più frequentemente, la paura, il dolore e il sentirsi vulnerabili possono essere debilitanti. Il più delle volte – come accade per la rabbia – sono sentimenti che cerchiamo di evitare. Purtroppo, la nostra mente, è un meccanismo pluri-funzionale e instancabile e ciò, in quanto esseri pensanti, non può impedire a parole, frasi, storie, immagini, ricordi, commenti, giudizi e previsioni, di farsi continuamente strada. E se la soluzione fosse quella di agire in maniera opposta a ciò che la mente dice di fare? e se trattassimo i pensieri come un “qualcosa” di completamente separato da noi?
In diversi articoli, sono stati affrontati temi legati all’aspetto psicologico della persona. E in alcuni casi è stato anche sottolineato come affrontare problemi specifici. Dal dolore dell’anima, alla sindrome del Vittimismo al people pleaser, la lista inerente la parte intrinseca e più fragile dell’essere umano è davvero lunga! Tuttavia: è davvero possibile evitare i propri pensieri? più facile a dirsi che a farsi.
Convivere con i propri pensieri: agire in opposizione a ciò che la tua mente ti dice di fare
La paura può essere un mezzo davvero potente; ne consegue che la fragilità sia emotivamente sfibrante e, il dolore che si unisce in particolari condizioni, ci attanaglia a tal punto da paralizzarci in ogni azione. Una delle cose che rendono così difficile affrontare queste esperienze è che quando ci si muove verso di esse, la mente diventa molto affollata.
Una frase tipo potrebbe essere: “succederà qualcosa di brutto”, “la gente noterà la mia vera natura e mi rifiuterà?”. “Non posso sopportare questo dolore” e altre cose poco piacevoli.
Ma c’è una strategia che si può usare per disinnescare queste esperienze e renderle un po’ meno potenti e molto meno inclini a farsi carico delle vostre azioni quotidiane?
E se voi … non foste i vostri pensieri? O meglio:
Voi non siete i vostri pensieri.
Aspetta… cosa??? … eh già! sta tutto qui! ma andiamo per gradi.
La mente “sputa fuori” parole, frasi, storie, immagini, ricordi, commenti, giudizi e previsioni per tutto il giorno, a fiumi!! e questo materiale cattura la maggior parte dell’attenzione e, troppo spesso, occupa molto del tempo a disposizione. Quindi può facilmente sembrare che questa sia la somma di ciò che siamo. Ma ciò che la vostra mente “vi dice” non è affatto il nucleo della vostra storia! Non è ciò che siete.
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Provate questo esperimento. (No, davvero, provalo adesso).
Chiudete gli occhi e ascoltate i suoni che vi circondano per circa trenta secondi. Dopodiché, aprite gli occhi e leggete la prossima frase. (Non sbirciate!)
Notate la differenza tra i suoni che sentite e voi che state ascoltando.
Capito? Ci siete voi, e poi ci sono i suoni – in altre parole: due cose separate!
Poi, osservate con calma tutte le forme, i colori e i tessuti nel campo visivo. Scrutate il tutto come se fosse la prima volta – noterete cose che forse non avete visto prima, anche se siete in un ambiente familiare. Fatelo per circa trenta secondi. Dopodiché, guardate in basso e leggete la frase successiva.
Noterete la differenza tra ciò che state vedendo e voi, la persona che sta vedendo.
Avete intuito cosa stiamo facendo qui? Ci siete voi, e c’è quello che vedete – due cose separate. Ovvio, no? Ok, qui la situazione diventa un po’ più interessante.
Rivolgete la vostra attenzione alle sensazioni del vostro corpo dove entra in contatto con qualsiasi cosa su cui siete seduti. Notate le sensazioni tattili o di pressione dove le vostre gambe e la vostra schiena entrano in contatto con le superfici contro cui sono appoggiate. Ora osservate la sensazione dei vostri piedi all’ interno delle calze o delle scarpe. Continuate a fare questo per i prossimi trenta secondi circa. Dopodiché, leggete la prossima frase.
Notate la differenza tra le sensazioni che state provando e voi, ovvero quello che vi sta dando la sensazione. Ci siete voi, e poi c’è quello che state sentendo – sempre e comunque due cose distinte.
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Chiudete gli occhi per circa trenta secondi e osservate ciò che appare nella vostra mente. Se vi aiuta, immaginatevi seduti in un cinema e guardate i vostri pensieri sullo schermo di fronte a voi. Se vi accorgete che vi fate trascinare dai pensieri, fate un altro passo indietro e guardate e basta. Dopodiché, aprite gli occhi e leggete la prossima frase.
Constatate la differenza tra i vostri pensieri e voi, colui/colei che li sta guardando. Ci siete voi, e poi c’è quello che state guardando – due cose separate
Ma in sostanza che stiamo constatando?
Certo, è facile vedere una differenza tra voi e ciò che sentite o vedete. Sono chiaramente cose separate, giusto? Ma che dire di pensieri e sentimenti?
Un monito: ” Voi non siete i vostri pensieri, e ciò non è un’affermazione scientifica. ‘Cos’è il Sé?‘¹ e le diverse versioni di “Chi sono io?”.
Tutto questo rappresenta una prospettiva utile, in cui è possibile guardare i vostri pensieri (e tutto ciò che sperimentate dentro di voi) come se guardaste qualcosa dall’altra parte della stanza. Da questa prospettiva, dunque, voi non siete i vostri pensieri. Sono semplicemente esperienze che avete. Sono una parte di voi, ma non la somma di voi. E avere questa prospettiva vi dà un sacco di libertà per fare cose nuove.
Nuovo tipo di libertà
Pensate ad un vecchio e doloroso ricordo, un qualcosa che ancora vi crea disagio o dispiacere. Questi tende a ripresentarsi nella vostra mente a ciclo continuo, con frasi come “non posso fidarmi di nessuno .. o le persone mi deluderanno … non sarò mai abbastanza bravo, o sono diverso dalle altre persone”. E se voi poteste osservare quel pensiero quando si presenta, notandolo semplicemente come una macchina che passa per strada e basta?
E se voi prendeste la prospettiva che quel pensiero non siete voi, ma piuttosto è qualcosa che sperimentate, qualcosa che si manifesta, ma che non è diverso, nel suo nucleo, da un pensiero come “Forse mangerò un panino al formaggio per pranzo?” Di qualunque cosa si compongono i pensieri, questa vecchia riflessione dolorosa è fatta della stessa sostanza. Si dà il caso che sia una versione dolorosa di “Forse avrò un panino al formaggio per pranzo”.
Se potete “guardare” i vostri pensieri e assumere la prospettiva che voi non siete i vostri pensieri, tante cose diventano possibili. Potete, ad esempio, avere un pensiero e …
- Non ascoltarlo.
- Fare il contrario di ciò che implica.
- Notarlo per quello che è: un comportamento abituale della vostra mente.
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Provate anche questo. Immaginate: “non posso alzare le braccia sopra la testa, e mentre fate questa riflessione, VOI … alzate effettivamente le braccia sopra la testa (ne siete fisicamente capaci)”!!
Ora questo: pensate, “non posso stare su una gamba sola, e mentre lo pensate (di nuovo, se ne siete capaci), state su una gamba sola”!
Notate che la connessione tra pensare e fare è illusoria. Possiamo facilmente pensare una cosa e farne un’altra.
Ciò significa che potete idealizzare, per esempio, di rinunciare a una festa, ciononostante andarci comunque!! Potete pensare di non potervi fidare di nessuno e poi fare il prossimo piccolo passo verso la fiducia in qualcuno che amate. La vostra mente non è al comando. Siete voi!
Prendete le distanze!!!
Impostate un timer o qualcos’altro che catturi la vostra attenzione durante la giornata. Quando il timer si spegne, fermatevi un momento e notate ciò che avete pensato.
Mentre lo fate, immaginatevi di guardare i pensieri come da lontano. Non cercate di cambiarli; non cercate di farli andare via. Semplicemente osservateli. Vedete la differenza (e la distanza) tra voi e il pensiero. Ripetiamo: ricordate a voi stessi che voi non siete il pensiero. Poi ricominciate a fare quello che stavate facendo.
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Quindi, nel momento in cui vi trovate ad avere un momento difficile – specialmente quando avete l’impulso di evitarlo – fate la stessa cosa: fermatevi un momento e notate ciò che state pensando. Immaginate di guardare i pensieri come se fossero a distanza. Avvertite la differenza (e la distanza) tra voi e il pensiero. Ripeto.
Ricordatevi che voi non siete il pensiero. È solo qualcosa di cui fate esperienza e che non deve avere il controllo. Poi fate la prossima cosa che fareste se il pensiero non stesse gestendo la vostra vita, ma se invece steste seguendo ciò che è profondamente importante per voi.
Bisogna fare pratica. Quindi non arrendetevi se vi sembra difficile. Può essere utile iniziare notando la differenza tra voi e i suoni, tra voi e le immagini, e poi fra voi e i pensieri, proprio a partire da quanto abbiamo detto in questo articolo. Mentre andate avanti verso la riduzione dei comportamenti evitanti, affrontando le vostre paure e costruendo una vita significativa, questa abilità vi tornerà utile.
¹ Il sé è ciò che un individuo pensa di se stesso, l’immagine che ha di sé nei vari contesti sociali in cui è immerso, è espressione di specifici punti di vista e prospettive, è legato allo sviluppo cognitivo del soggetto e alle differenti esperienze che egli affronta nel corso della sua vita e in relazione con gli altri.