Aumento dei prezzi: Andrà tutto bene? Sicuramente per quelli a cui andava già bene prima. Per tutti gli altri invece, quelli che già faticavano, quelli che armati di coupon andavano a caccia di offerte nei supermercati; quelli che accendevano un cero al mese davanti al sito dell’INPS. O quelli che insomma rappresentanol’80% della popolazione italiana, il lieto fine non è poi così sicuro.
Lo rivela un’indagine di Spesarossa.it sui prezzi dei generi alimentari e le abitudini di spesa degli italiani durante il lockdown; realizzata tramite un sondaggio somministrato a consumatori di tutta Italia.
Aumento dei prezzi: lo scotto dell’emergenza
Cominciamo da un dato di fatto. L’87,6% degli intervistati ritiene che i prezzi dei prodotti alimentari nelle ultime settimane siano aumentati; nonostante gli appelli alla calma (verso i consumatori) e al buonsenso (verso produttori e distributori) da parte del governo.
Come ci si sarebbe potuto aspettare il maggior incremento dei prezzi, secondo il 63% degli intervistati, ha riguardato prodotti per la pulizia e l’igienizzazione. Seguono carne e pesce, il cui prezzo è aumentato rispettivamente secondo il 34% e il 28% degli intervistati.
Ma il primato lo detengono frutta e verdura, gli alimenti “sani” per eccellenza; il cui prezzo, secondo l’esperienza dell’84% degli intervistati, è aumentato molto più degli altri: sarà un caso?
La spesa degli italiani
Dopo un primo momento di incertezza, le abitudini di acquisto dei consumatori italiani durante l’emergenza hanno ritrovato il proprio equilibrio; anche se un po’ diverso da quello iniziale.
Per i propri acquisti di beni di prima necessità, il 40% degli intervistati si è servito presso i grandi supermercati. Ma solo il 29% lo ha indicato come modalità preferita.
La “zona rossa” e le restrizioni agli spostamenti negli ormai proverbiali 200 m da casa, hanno invece determinato il successo dei negozi di quartiere; frequentati dal 38% degli intervistati. Anche qui però la preferenza a questa modalità, in una scala assoluta, è concessa solo dal 14% del totale.
La dimensione del piccolo supermercato local sembra invece mettere d’accordo tutti. La varietà dell’offerta, la comodità e la prossimità di queste piccole realtà di quartiere; unite alla convenienza e alla presenza di offerte periodiche, ha attirato almeno una volta il 53% dei consumatori. Questa modalità è stata indicata come preferita dal 43% degli intervistati. Persone che non tralasciano però di segnalare anche qui i disagi relativi alle lunghe attese all’ingresso; ai limiti imposti alle quantità di prodotti acquistabili e ai prezzi talvolta raddoppiati.
In coda ci sono i mercati rionali frequentati almeno una volta dal 12,4% degli intervistati, e preferiti solo dal 4%.
Aumento dei prezzi: Siamo davvero pronti per la spesa online?
E per quanto riguarda gli acquisti online? Rapida, spesso più conveniente e soprattutto a domicilio (#iorestoacasa, ricordate?) la spesa online ha tutti i requisiti per affrontare l’emergenza, sia quella sanitaria che quella dei prezzi.
Ma quella che sembrava dovesse essere finalmente la rivoluzione digitale del nostro paese ha convinto solo il 17,5% dei consumatori, ed è stata indicata come modalità preferenziale solo dal 9,4%.
Dall’indagine di Spesarossa.it risulta infatti che, pur manifestando curiosità e apertura al mondo dell’acquisto online, la maggior parte degli italiani non è fondamentalmente disposta a rinunciare alla componente personale e umana, che si tratti del proprio fruttivendolo di fiducia, del cassiere del supermercato o del negoziante.
Per questo la strada tracciata da alcune piattaforme online, tra cui la stessa piattaforma di spesa online di Spesarossa.it, sembra essere la sintesi ideale tra le necessità e i desideri delle persone: uniscono la convenienza e la sicurezza degli acquisti online alla personalità del rapporto dal vivo, che dall’acquisto fino alla consegna avviene con il proprio negoziante di fiducia.
La Fase 2 sarà il banco di prova per l’economia italiana, e la spinta non può che cominciare dal basso.
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Si ringrazia Cs. net.