Bari, 29 marzo 2020. “Un grazie sincero da parte mia e dell’Ordine dei medici ai vigili del fuoco che oggi hanno manifestato la propria solidarietà ai medici del Policlinico di Bari con un lungo applauso”. Dichiara Filippo Anelli, Presidente dell’Omceo Bari; e della Federazione nazionale degli Ordini dei medici.
“Se lavoriamo insieme, facendo tutti il nostro dovere come stanno facendo gli operatori sanitari, i vigili del fuoco; le forze dell’ordine e tutti coloro che stanno lavorando per garantire i servizi essenziali, riusciremo a superare questo momento difficile.”
I medici però chiedono di poter continuare a fare il proprio dovere lavorando in sicurezza.
“I medici non vogliono essere eroi. Vogliono continuare a fare il proprio lavoro con il grande senso del dovere; la passione e la professionalità che hanno dimostrato in questa epidemia. Ma vogliono ospedali sicuri per sé e per i pazienti”. Continua Anelli: “Per contenere l’epidemia occorre eseguire i tamponi sugli operatori sanitari. Seguendo il modello del Veneto; dove vengono effettuati due volte la settimana. E vanno testati tutti i pazienti sintomatici e i loro contatti”.
Anelli: “Grazie, a nome di tutti i medici, ai vigili del fuoco. Tutti insieme ce la possiamo fare”
Al momento le diverse regioni si stanno muovendo in ordine sparso per quanto riguarda i tamponi. Manca l’applicazione di protocolli uniformi a livello nazionale; che faciliterebbe l’operatività agli stessi medici.
Dall’esperienza della Lombardia. E poi da ciò che riscontrano i medici di medicina generale anche sul territorio pugliese, il numero dei contagi è notevolmente più elevato rispetto ai dati ufficiali; che non possono rilevare gli asintomatici e che, in assenza di tamponi, non certificano nemmeno la positività dei sintomatici.
“Posso testimoniare che alcuni pazienti con sintomatologia associabile a Covid-19 sono costretti ad attendere fino ad una settimana che venga loro effettuato il tampone”. Racconta Anelli – in questo lasso di tempo, nessuno predispone la quarantena né per loro né per i loro famigliari, con il rischio che il contagio si allarghi ulteriormente.”
Il modello da seguire è quindi quello del Veneto; che esegue oltre 11mila tamponi al giorno alle categorie più a rischio, ai sintomatici e ai loro contatti. Potrebbero aiutare ad applicare questo modello su scala nazionale i nuovi test rapidi su cui la ricerca sta lavorando. Finora i test basati sulla ricerca degli anticorpi – più accessibili, economici e rapidi rispetto ad un tampone – avevano dato bassi livelli di attendibilità. Ma ci sono grandi aspettative sulla sperimentazione che si sta portando avanti per esempio all’ Irccs Giovanni Paolo II con test anticorpali sugli operatori sanitari. Si spera che possa offrire test rapidi affidabili da poter applicare su più larga scala.
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