Amore: 5 storie vere che hanno cambiato il mondo

Amore: 5 storie vere che hanno cambiato il mondo

L’amore tra Mildred e Richard Loving.

Richard Loving, incontrò Mildred Jeter, un’amica di famiglia di origine africana e nativa americana, quando entrambi erano adolescenti. Il loro rapporto sbocciò rapidamente in una storia d’amore e, nel giugno 1958 la coppia guidò per ben 80 miglia dalla loro nativa Virginia, per scambiarsi i voti matrimoniali a Washington, D.C. In Virginia, all’epoca c’erano ancora le cosiddette leggi “anti-miscegenazione”, che rendevano illegali le unioni interrazziali.

Purtroppo, cinque settimane dopo, gli agenti di polizia bussarono alla porta d’ingresso della loro abitazione svegliando gli sposi nel cuore della notte. Quando uno sceriffo chiese a  Richard cosa stesse “facendo a letto con questa signora”, il 24enne indicò semplicemente il certificato di matrimonio appeso al muro. I giovani sposi, furono arrestati e accusati di “coabitazione come marito e moglie, contro la pace e la dignità del Commonwealth”. I Loving furono condannati a un anno di prigione. Tuttavia, in alternativa gli fu intimato un esilio di 25 anni dal loro stato natale.

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Mildred e Richard Loving

La coppia si trasferì a Washington, dove visse per cinque anni ed ebbe tre figli. Sentendo la mancanza della loro famiglia, e degli amici a casa, nel 1963 contattarono il procuratore generale degli Stati Uniti Robert F. Kennedy, che li indirizzò all’American Civil Liberties Union.

Gli avvocati della coppia, alla fine, portarono il caso fino alla Corte Suprema, che nella storica decisione Loving v. Virginia del 1967, stabilì all’unanimità che i divieti di matrimonio tra razze in Virginia e in altri 15 stati erano incostituzionali. Richard, purtroppo, rimase ucciso in un incidente d’auto nel 1975. Mildred rimase nella casa in Virginia, costruita dal partner, fino alla sua morte nel 2008.

Pierre e Marie Curie, un’amore oltre la scienza

Quando Marie Sklodowska sposò Pierre Curie nel 1895, la coppia si imbarcò in una collaborazione straordinaria che avrebbe permesso loro di guadagnare fama internazionale e di influenzare generazioni di scienziati. Nata a Varsavia, in Polonia, nel 1867, la brillante Marie si laureò in scienze fisiche e matematica alla Sorbona di Parigi.

Nel 1894 incontrò Pierre Curie, un noto fisico e chimico francese di otto anni più grande di lei. La coppia legò immediatamente per il loro interesse reciproco nel magnetismo e la passione per il ciclismo, e un anno dopo si sposarono. Cercando un soggetto per la tesi di dottorato – e incuriosita dalla scoperta accidentale della radioattività del fisico Henri Becquerel nel 1896 – Marie Curie iniziò a studiare la fosforescenza dei sali di uranio; presto Pierre si unì a lei nella sua ricerca.

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Pierre e Marie Curie

Nel 1898, un anno dopo l’arrivo della loro figlia Irène, i Curie scoprirono il polonio – chiamato così in onore della patria di Marie – e il radio. Nel 1902 isolarono con successo i sali di uranio radioattivo dal minerale pechblenda. L’anno seguente, la coppia condivise il premio Nobel per la fisica con Becquerel per il loro lavoro rivoluzionario sulla radioattività.

Nel 1904 Marie diede alla luce una seconda figlia e Pierre fu nominato per la cattedra di fisica alla Sorbona. Due anni dopo, rimase ucciso in un incidente presso una strada di Parigi. Anche se devastata, Marie giurò di continuare il suo lavoro e fu nominata al posto di suo marito alla Sorbona, diventando la prima professoressa donna dell’università.

In seguito si interessò alle applicazioni mediche delle sostanze radioattive, incluso il potenziale del radio come terapia per il cancro, e diresse l’Istituto del Radio all’Università di Parigi, un importante centro di chimica e fisica nucleare. Marie morì nel 1934 di leucemia causata da quattro decenni di esposizione a sostanze radioattive. Irène Curie portò avanti la tradizione di famiglia, condividendo il premio Nobel per la chimica del 1935 con suo marito per la loro scoperta della radioattività artificiale.

Cleopatra e Marco Antonio

Cleopatra VII d’Egitto è spesso ricordata per i suoi leggendari poteri di seduzione e la sua maestria nel costruire astute alleanze. Tuttavia, la sua ultima collaborazione politica e romantica con il generale romano Marco Antonio portò alla morte di entrambi gli amanti e fece crollare la secolare dinastia tolemaica alla quale apparteneva.

Nel 41 a.C., Antonio prese l’amministrazione delle province orientali di Roma e convocò Cleopatra per rispondere alle accuse di aver aiutato i suoi nemici. Sperando di corteggiare Antonio come aveva fatto con Giulio Cesare prima di lui, Cleopatra arrivò su una magnifica imbarcazione fluviale vestita da Venere, la dea romana dell’amore.

Antonio s’infatuò la seguì ad Alessandria, impegnandosi a proteggere l’Egitto e la corona di Cleopatra. L’anno successivo tornò a Roma per dimostrare la sua fedeltà sposando la sorellastra del suo co-reggente, Ottaviano; Cleopatra, nel frattempo, diede alla luce i gemelli di Antonio e continuò a regnare su un Egitto sempre più prospero.

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Cleopatra e Marco Antonio
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Antonio tornò da Cleopatra diversi anni dopo e dichiarò il figlio di lei, Cesarione, ritenuto figlio di Cesare, come legittimo erede di Cesare. Questo scatenò una guerra con Ottaviano, furioso, che sosteneva come Antonio fosse interamente sotto il controllo di Cleopatra e che avrebbe abbandonato Roma per fondare una nuova capitale in Egitto.

Nel 32 a.C. Ottaviano dichiarò guerra a Cleopatra, e nel 31 a.C. le sue forze sconfissero quelle di Antonio e Cleopatra nella battaglia di Azio. L’anno seguente Ottaviano raggiunse Alessandria e sconfisse nuovamente Antonio. All’indomani della battaglia, Cleopatra si rifugiò nel mausoleo che aveva commissionato per se stessa.

Antonio, falsamente informato che Cleopatra era morta, si pugnalò con la sua spada. Il 12 agosto del 30 a.C., dopo aver seppellito Antonio e aver incontrato il vittorioso Ottaviano, Cleopatra si chiuse nella sua camera con due delle sue serve e si suicidò. Secondo i suoi desideri, il corpo di Cleopatra fu sepolto con quello di Antonio, lasciando Ottaviano (poi imperatore Augusto I) a celebrare la sua conquista dell’Egitto e il suo consolidamento del potere a Roma.

Enrico VIII e Anna Bolena

Mentre gli storici riconoscono che una combinazione di fattori trasformò l’Inghilterra in una nazione protestante, la fugace ma intensa infatuazione di Enrico VIII per una giovane donna carismatica di nome Anna Bolena ha chiaramente fatto la sua parte. Nel 1525, il monarca di mezza età si era stancato della sua prima moglie, la devotamente cattolica e immensamente popolare Caterina d’Aragona, che non era riuscita a dargli un erede maschio.

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Enrico VIII e Anna Bolena

Il suo occhio notoriamente errante si posò su Anna, una bella e astuta dama di compagnia il cui padre era un ambizioso cavaliere e diplomatico. A differenza di sua sorella Maria, una delle sue precedenti conquiste, Anna snobbò le elaborate proposte del re e rifiutò di essere sedotta senza una promessa di matrimonio. Nel 1527 Enrico chiese a papa Clemente VII l’annullamento del suo matrimonio con Caterina, ma fu rifiutato. Incoraggiato da consiglieri critici nei confronti del papato, sposò segretamente Anna nel 1533, rompendo con la Chiesa Cattolica Romana e nominandosi poco dopo capo della Chiesa d’Inghilterra.

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L’incanto di Enrico per la sua seconda regina cominciò presto a svanire, soprattutto quando anche lei si dimostrò incapace di generare l’erede maschio che desiderava così disperatamente. Nel 1536 il re fece arrestare e decapitare Anna con accuse palesemente false di stregoneria, incesto e adulterio; 11 giorni dopo sposò Jane Seymour, la terza delle sue sei mogli. Nei decenni successivi, le questioni riguardanti la religione ufficiale di stato avrebbero continuato a fratturare e indebolire il regno; solo durante i 44 anni di regno di Elisabetta I, figlia di Enrico con Anna, fu stabilita una chiesa protestante inglese permanente.

Lo zar Nicola II e Alix di Hesse

Ambientata sullo sfondo dei disordini rivoluzionari. Incentrata sulla presenza di un mistico opportunismo, e imperniata su un’incurabile malattia emorragica, la loro storia aveva tutti gli elementi melodrammatici di un’opera teatrale. (La nipote della Regina Vittoria d’Inghilterra, Alix Victoria Helena Louise Beatrice – più tardi conosciuta come Alexandra Feodorovna Romanov – rifiutò un matrimonio combinato con il suo primo cugino, il Principe Alberto Vittorio, dopo essersi innamorata di Nicola, erede al trono di Russia, nel 1889.

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Lo Zar Nicola II e Alexandra

Ugualmente innamorato, Nicola convinse il riluttante e malato padre ad acconsentire all’unione; e la coppia si sposò nel novembre 1894. Solo alcune settimane dopo la morte dello zar. Seguì l’incoronazione di Nicola.
Sebbene forgiato in mezzo a una grande tristezza, il matrimonio fu felice e appassionato e produsse quattro figlie e un figlio, Alexei. Da suo padre il giovane czarevitch ereditò il diritto al trono russo, ma sua madre gli lasciò un’eredità più pesante: l’emofilia, cioè una malattia congenita ed ereditaria, causata da un deficit di alcune proteine della coagulazione del sangue, di cui sia Alexandra che sua nonna Vittoria erano portatrici.

Terrorizzati dall’idea di perdere Alexei, i suoi genitori si affidarono progressivamente al controverso “monaco pazzo” Grigori Rasputin, le cui cure ipnotiche sembravano rallentare le emorragie del ragazzo. L’influenza politica di Rasputin sullo zar e sulla zarina minò la fiducia del pubblico russo nella dinastia Romanov. Tutto ciò, contribuì inevitabilmente, al suo rovesciamento durante la rivoluzione di febbraio del 1917.

Nicola, Alessandra e i loro figli furono giustiziati il 16 luglio 1918, su ordine del leader bolscevico Vladimir Lenin. Indirettamente, almeno, la storia d’amore della coppia reale aveva aperto un nuovo e sanguinoso capitolo nella storia della Russia.

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