ROMA – Remo Rapino Premio Campiello 2020. Lo scrittore abruzzese, con ‘Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio’, ha vinto la 58esima edizione della celebre manifestazione. Originario di Lanciano (Chieti), Rapino ha avuto 92 voti sui 264 arrivati dalla Giuria Popolare di Trecento Lettori Anonimi.
La giuria dei letterati del Premio Campiello, che per prima seleziona i libri in concorso, ha così motivato l’ingresso dell’autore nella magica cinquina finale:
«Liborio Bonfiglio, protagonista dello stralunato romanzo di Remo Rapino, è una via di mezzo tra il classico scemo del villaggio e il pazzo illuminato, che in un linguaggio che pesca direttamente ma sapientemente nei modi più spontanei e sdruciti del parlato, ripercorre la propria vita e con essa un pezzo di storia italiana ben noto al lettore, ma osservato attraverso una lente deformante».
Remo Rapino Premio Campiello 2020
Remo Rapino, poeta e narratore, ex insegnante di storia e filosofia, ha così finalmente ricevuto la consacrazione:
«La prima sorpresa – racconta – l’ho avuta durante la cerimonia di premiazione, quando ho sentito Cristina Parodi pronunciare il mio nome. Il Campiello è stato per me un regalo inaspettato, come quando ti bussano alla porta per consegnarti un dono inatteso. Nello stesso tempo, però, non dimenticherò mai, oltre all’applauso ufficiale, quello degli operatori che, a fine serata, ripulivano Piazza San Marco. Anche allora ho provato una grande commozione».
Il romanzo di Rapino, e la sua vicenda letteraria, sono molto più compositi e travolgenti, non soltanto perché l’opera, nel marzo di quest’anno, era entrata a far parte della dozzina dei semifinalisti del Premio Strega, ma anche perché aveva destato e riscosso dal mese di ottobre 2019, data dell’uscita in libreria, un consenso unanime e crescente.
Non sono solo le vicende a sedurre nella lettura del libro. Remo Rapino ha inventato non soltanto un personaggio ma un linguaggio inedito, sghembo, “meticciato”, come egli stesso lo definisce, ed è riuscito a ricostruire la storia del Novecento attraverso gli occhi di un protagonista un po’ folle e un po’ saggio, la cui vita è costellata di disavventure e di ingiustizie ma che conserva una tensione mai sopita nei confronti del sogno e della meraviglia.
«Mi sono accorto, grazie ai lettori, di aver scritto un libro d’amore», ha dichiarato Rapino. «Per amore intendo attenzione per la diversità, per gli irregolari, per gli emarginati».