Medici in divisa: la Fnomceo incontra la Sanità del Comparto Difesa e Sicurezza
Circa mille tra medici, infermieri, biologi, veterinari, farmacisti, psicologi, tecnici di laboratorio, altri operatori. Tutti con una caratteristica: quella di indossare, oltre al camice, una divisa. Dell’Esercito, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Marina Militare, dell’Aeronautica, della Polizia, dei Vigili del Fuoco.
Tanti sono gli operatori sanitari del Comparto Difesa e Sicurezza che hanno offerto il loro impegno durante la pandemia di Covid-19. E lo hanno fatto su tutto il territorio nazionale. Lo hanno fatto inviando personale a sostegno delle strutture del Servizio Sanitario nazionale; mettendo a disposizione, come centri Covid, gli ospedali militari; allestendo, nelle fasi più critiche dell’emergenza, ospedali da campo.
A ricordare il loro ruolo centrale per la gestione di questa emergenza è stato, questa mattina a Roma, il Tenente Generale Nicola Sebastiani, Ispettore Generale della Sanità Militare, in apertura dell’incontro tra la Fnomceo – la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici – e il Tavolo Tecnico Sanità del Comparto Difesa e Sicurezza.
A rappresentare la Fnomceo, il Presidente, Filippo Anelli, e il Delegato per la Sanità militare, Franco Lavalle. Per il Tavolo Tecnico del Comparto Difesa e Sicurezza, oltre all’Ispettore Generale della Sanità Militare, il Tenente Generale Nicola Sebastiani, appunto, erano presenti: il Maggiore Generale Giacomo Mammana, Direttore Policlinico Militare “Celio”; il dr Fabrizio Ciprani, Dirigente Generale Medico Direzione Centrale di sanità della Polizia di Stato; il Colonnello Giuseppe Rinaldi, Vicedirettore di Sanità della Guardia di Finanza; il Vice Ispettore Sanità Militare Generale di Brigata dell’Arma dei Carabinieri Sebastiano Fallo; l’Ammiraglio Filippo Crociata, componente dell’Igesan, l’Ispettorato Generale della Sanità Militare.
Medici in divisa: l’impegno delle Istituzioni Militari
“Grazie per tutto quello che avete fatto nell’emergenza Covid, e che sempre fate per il nostro Paese – ha dichiarato il Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. La Sanità del Comparto Difesa e Sicurezza è una parte importante del nostro Sistema Sanitario nazionale. Durante l’emergenza Covid ha dato prova del suo ruolo e del suo valore”.
Tre gli ospedali da campo allestiti dalle Forze armate per supportare il Servizio Sanitario Nazionale nelle fasi più critiche dell’emergenza coronavirus e decongestionare così gli ospedali civili: l’Esercito ha realizzato due ospedali da campo a Crema e Piacenza, mentre la Marina Militare ha allestito il posto medico avanzato di Jesi.
Quattro sono state invece le strutture sanitarie militari messe a disposizione dal Ministero della Difesa: i Centri Ospedalieri Militari di Milano e Taranto, il Centro Sportivo olimpico dell’Esercito presso la Cecchignola in Roma, e l’Ospedale Militare “Celio”, sempre a Roma.
E proprio al “Celio”, che, con i suoi centocinquanta posti letto, di cui sino a cinquanta possono essere impiegati per la terapia intensiva e sub-intensiva, è attualmente ‘ospedale Covid’ a supporto dell’IRCCS Lazzaro Spallanzani, si è conclusa la visita, iniziata presso l’Ispettorato Generale della Sanità Militare. A catturare l’attenzione dei rappresentanti Fnomceo, le strutture sanitarie da campo – in particolare lo shelter, cioè l’unità mobile, per la rianimazione, con sei posti letto, e lo shelter tac multistrato campale – e le autoemoteche militari per la raccolta di sangue a domicilio.
Si ringrazia l’Ufficio Stampa Fnomceo.