Nel 2000 l’Argentina è stata epicentro di un crimine scioccante, un orrore che ancora oggi è impossibile da capire. Si tratta delle sorelle sataniche, così ricordate dalla cronaca, che spinte da un delirio mistico e da una minaccia demoniaca hanno ucciso il padre. Ripercorriamo insieme le storia che ha portato una famiglia all’apparenza convenzionale a cadere in un abisso dal quale un uomo non ha più fatto ritorno.
Una casa infestata per le sorelle sataniche
Juan Carlos Vázquez aveva 50 anni ed era vedovo da 7, infatti nel 1993 la moglie Aurora Gamarra muore a seguito di complicanze da diabete. Decide di trasferirsi nel quartiere di Saavedra, a Buenos Aires per essere più vicino al suo negozio di ferramenta e al college delle figlie. Tuttavia la perdita della madre è forse un trauma insuperabile e, quelle che sarebbero diventate drammaticamente note come le sorelle sataniche, iniziano ad allontanarsi. Gabriela, lascia il ragazzo ed inizia una vita dissoluta e assumere droghe. Silvina comincia ad avere paura, sente voci, strani rumori e odore di morte nella casa di famiglia. Perciò chiede aiuto alla parrocchia di Santa María de los Ángeles, situata a Manuela Pedraza e Rómulo Naón. Qui un parroco gli consiglia di purificare la casa con l’acqua santa e pregare, inoltre raccomanda a Silvina di frequentare il Centro di trasmutazione alchemica.
La cerimoniale fatale
Effettivamente la giovane comincia a seguire corsi presso questa struttura, dove Sergio Etcheverry, direttore del centro, consiglia un rituale per rimuovere il maligno dalla casa. Cioè il bagno nell’elisir bianco, che eseguono per venti giorni e le cose non sembrano migliorare bensì peggiorano. Le sorelle Vázquez arrivano perfino a chiedere al padrone di casa Jorge Eduardo Scarcella se l’abitazione fosse edificata su un cimitero. Le cose precipitano il 26 marzo del 2000 quando il delirio collettivo sfocia in un rituale mortale di purificazione. Silvina, Gabriela e Juan Carlos sono nella stessa stanza al piano di sopra della casa a leggere il Salmo 119, a bere pozioni e vomitarle. Dal resoconto di Silvina sappiamo che all’improvviso appare una palla dentro il padre a forma di fantoccio.
“Papà si è dato come un agnello e ho iniziato a tagliare la pelle. L’ho tagliata per estirpare la bambola”!
La scena del crimine
Quella notte i residenti in Calle Manuel Pedraza 5873, a Saavedra, dove vivono i Vázquez, chiamano la Polizia per lamentarsi di una serie di grida. Gli agenti arrivano al culmine dell’omicidio e vedono dalla finestra Silvina accoltellare il padre senza sosta. Una volta fatta irruzione trovano davanti ai loro occhi una scena incancellabile, Candele e bicchieri con acqua, opuscoli religiosi e una Bibbia insanguinata. Steso per terra, tra la cucina e il soggiorno, il cadavere del padre giace nudo in una pozza di sangue. L’autopsia stabilisce che l’uomo ha ricevuto circa 100 coltellate, la maggior parte a testa e collo, ma la ferita mortale è quella all’arteria carotide. Sull’addome ha un cerchio disegnato contenente un triangolo intagliato con una lama e, oltre agli occhi, manca una parte dalla guancia sinistra. I poliziotti riferiscono di aver visto le due sorelle sputare pezzi di carne che avevano rosicchiato dal padre.
Processo e reinserimento sociale
A giudizio unanime gli psichiatri e gli psicologi che si occupano del caso stabiliscono che le ragazze non sono capaci di intendere e di volere. Ovvero malate di schizofrenia e per un certo periodo sono tenute in custodia intensiva in una struttura neuropsichiatrica. Da fonti mediatiche rese note nel 2010 sappiamo che Silvina, dimessa nel 2003, ha studiato presso la Facoltà di Scienze Economiche dell’Università di Buenos Aires. Gabriela ha riacquistato gradualmente la sua lucidità e si è stabilizzata dal punto di vista psichiatrico. Aveva una figlia con un partner che, dopo aver appreso quello che aveva fatto, l’ha abbandonata. In conclusione le sorelle si sono reintegrate nella comunità e non hanno più avuto contatti tra di loro. Portando dentro di loro un marchio sinistro, un passato che le inserisce tra le pagine di cronaca nera più feroci della storia criminale argentina.
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