Talvolta, la mano del male, si nasconde dietro l’innocenza di una ragazzina. Questo è il caso di Mary Bell. Ha solo 10 anni quando commette il suo primo omicidio e non sarà l’ultimo. Ciononostante, le esperienze di violenza iniziano molto prima, perché il dolore e la morte sono i suoi compagni forse già dal momento della nascita. Ma cosa l’ha spinta a commettere azioni così crudeli e sanguinarie? Cerchiamo di capirlo ripercorrendo le tappe dei suoi primi anni.
L’infanzia tormentata di Mary Bell
Mary Bell nasce a Newcastle Upon Tyne nel maggio 1957 da Betty, una prostituta di 16 anni. Sin dall’inizio, le cose non vanno bene, perché la donna è spesso lontana da casa per viaggi di “lavoro-piacere” a Glasgow. Tuttavia le sue assenze sono periodi di tregua per la giovane Mary, vittima degli abusi della madre, sia mentali che fisici. Secondo i successivi racconti della stessa, è costretta a prostituirsi sin dalla tenera età di quattro anni. Dunque, all’ombra nera di questi avvenimenti si forma la personalità della gelida serial killer che, di lì a poco, consumerà il suo primo omicidio.
Il 25 maggio del 1968, infatti, la donna strangola a morte Martin Brown, di soli 4 anni, in una casa abbandonata. La polizia, sopraggiunta sulla scena del crimine, troverà soltanto una bottiglia vuota di antidolorifici sul pavimento. Non potendo implementare ulteriori prove, archivierà il caso come “incidente dovuto ad ingestione di pillole“.
Una Complicità mortale
Tuttavia, la famiglia del bambino, sopraffatta dal dolore del lutto, comincia ad avere dei sospetti quando la piccola Mary si presenta alla loro porta con una richiesta agghiacciante:
“Lo so che è morto! Volevo vederlo nella bara”!
Sconcertati dalla pretesa e, per nulla propensi ad accoglierla, chiuderanno la porta in faccia alla Bell. Nonostante l’omicidio commesso, Mary Bell – in preda ad una follia personale e, ad una violenza contro i suoi stessi “demoni” – non smetterà mai di compiere queste violenze che, molto probabilmente, erano lo specchio della sua stessa infelice esistenza. Poco tempo dopo, con la partecipazione dell’amica Norma, irrompe nella scuola del paese, distruggendo armadi e banchi e lasciando anche scritte con gessi e pennarelli in cui afferma, insieme alla complice, di aver commesso l’omicidio, ovviamente senza firmarsi. Contemporaneamente, la piccola killer, comincia a vantarsi dell’omicidio con i suoi amici, meritando la reputazione di bugiarda. Il 31 luglio del 1968 Mary uccide un altro bimbo, questa volta di 3 anni: Brian Howe, probabilmente attirato con la stessa scusa usata in precedenza con il piccolo Martin. Questa volta però, nonostante la complicità di Norma, le due assassine compiono un passo falso.
Gli interrogatori e la condanna
Credendo di essere ormai talmente abili da non esser scoperte, mutilano il cadavere del piccolo, sfidando apertamente la polizia e firmando il loro omicidio. Con un paio di forbici incidono una M sul petto della piccola vittima. Gli sfregiano i capelli, e infine, gli mutilano i genitali. Il cadavere viene ritrovato lo stesso giorno dell’omicidio e la polizia inizia a considerare la pista di un assassino seriale. Dopo l’interrogatorio di circa 1.200 bambini e adolescenti, arrivano alle due giovani. Mary e Norma danno versioni discordanti, finché non crollano confessando tutta la pazzia e la brutalità del gesto commesso. Mary viene dichiarata colpevole di duplice omicidio; mentre Norma è assolta, in quando solo spettatrice dei delitti. Durante la detenzione, l’assassina viene sottoposta a diverse cure psichiatriche, fino a quando nel 1980, ritenuta inoffensiva, torna in libertà.
Una nuova vita
Dunque rilasciata, ha diritto ad una identità diversa, ma per ben tre volte i giornalisti riescono a rintracciarla. Infine, il governo si occupa di farla sparire per garantirgli una vita serena. Nel 1984 Mary Bell mette al mondo una figlia e le due vengono nuovamente scoperte dai reporter, costringendo le autorità ad espatriarle negli Stati Uniti. Nel 2003, Mary Bell vince un’importante battaglia legale: l’anonimato, per lei e la figlia, e questi sarà esteso per tutta la vita. Malgrado tutto, questo fatto rimane impresso nell’immaginario comune come il caso della più giovane killer del Regno Unito. Capace, a soli 10 anni, di atti atroci e terribili, che hanno spezzato la vita di giovani e innocenti vittime. Una storia da brividi che dimostra l’imprevedibilità delle numerose sfaccettature che compongono l’esistenza.