Tute di protezione non idonee: rischio biologico

Tute di protezione non idonee: rischio biologico

Tute di protezione non idonee: i Direttori Generali sospendano subito la distribuzione al personale sanitario e procedano alle opportune verifiche.

Bari, 11 aprile 2020. “Abbiamo chiesto ai Direttori Generali di sospendere immediatamente la distribuzione dei dispositivi IWODE di certificazione cinese; su cui sono stati sollevati dubbi di idoneità al rischio biologico. E di procedere con le opportune verifiche. Al fine di tutelare la salute di tutti gli operatori sanitari che operano a contatto con pazienti Covid-19”.

Questo è quanto dichiara Filippo Anelli, Presidente dell’Ordine dei medici di Bari e della Fnomceo. L’affermazione è a seguito della nota con cui ieri Saverio Andreula, Presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Bari, ha fatto presente che le tute cinesi distribuite alle strutture del SSR sarebbero utilizzabili esclusivamente per la protezione meccanica. Quindi non idonee per la protezione da rischi di contaminazione biologica. In altre parole non utilizzabili ai fini UU. OO. di degenza COVID-19.

Tute di protezione non idonee: Anelli “bisogna verificare”

Una nota del 9 aprile scorso della Presidenza della Giunta regionale – sezione Protezione civile inviata al Dipartimento politiche della Salute; e poi alle Aziende del SSR faceva presente la disponibilità di N° 120mila tute di protezione IWODE con certificazione cinese (GB 19082-2009).

A fronte della indisponibilità di tute di categoria 4 per rischio biologico, certificate secondo gli standard europei (Norma UNI-EN), invitava le aziende sanitarie regionali alla distribuzione delle tute di certificazione cinese.

Sembra tuttavia che le tute cinesi in questione siano quelle utilizzate in Cina per le sole attività di sanificazione degli ambienti e non per la gestione dei pazienti Covid-19.

“In questa epidemia i medici e tutti gli operatori sanitari stanno dando prova di un impegno e di una dedizione senza pari”.

Conclude Anelli:

Hanno però il diritto di lavorare in condizioni di sicurezza; perché la tutela del diritto alla salute dei cittadini deve accompagnarsi alla tutela dei lavoratori che le aziende sanitarie devono essere in grado di garantire anche in questa situazione di emergenza”.