Il Futurismo, come è noto, è stata una delle più importanti avanguardie artistico/letterarie del Novecento. Capace di apportare quel rinnovamento nella cultura e nell’arte non solo in Italia, ma anche in Europa e oltre. Non a caso, questo fenomeno è stato visto da vari critici d’arte come la prima vera avanguardia tutta italiana. In grado di dialogare – e, in alcuni casi, competere, se non addirittura rivaleggiare – con gli altri movimenti artistici europei “di rottura”. Primo fra tutti il Cubismo.
Tema centrale del Futurismo è l’esaltazione della velocità espressa attraverso il “mito” della macchina. E la decantazione delle metropoli sfolgoranti di luce elettrica, delle periferie in espansione, dell’industria. Insomma, di tutto quello che implica il concetto di modernità e di ansiogena protesa verso il futuro, appunto.
Il Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti
Tuttavia, anche il Futurismo, seppur nella sua dirompente ansia di rinnovamento, è stato figlio del suo tempo. Generato dalla mente poetica di Filippo Tommaso Marinetti, il “primo” Futurismo – ufficialmente lanciato sulle pagine della rivista francese “Le Figaro” del 20 febbraio 1909; ed è in parte, erede della cultura simbolista diffusa a cavallo tra Otto e Novecento, di cui lo stesso Marinetti fu un esponente letterario.
Il Simbolismo aveva spalancato le porte al potere dell’immaginazione e a tutto quello che si trova “al di là del reale”. Dove la realtà veniva spesso utilizzata per esprimere altri significati ed anche come “trampolino di lancio” per accedere al mondo delle idee e dell’Ideale. E nel Futurismo – soprattutto nella sua fase iniziale dei primissimi anni Dieci del Novecento – l’apporto simbolista si coniugò con le novità apportate dalla scienza; Soprattutto nel campo degli studi sulla materia. Pensiamo alla scoperta dei raggi X, per esempio, che avevano comprovato la “penetrabilità” e, quindi, la relativa “trasparenza” dei corpi solidi.
Di poter guardare, cioè, attraverso cose e persone. Infatti, il concetto di compenetrazione dei corpi espresso nei manifesti della pittura futurista e, che si ritrova nei quadri di Umberto Boccioni – per citare uno dei futuristi più famosi – deriva puntualmente dall’innovazione dei raggi X.
Ma accanto a questi elementi, per così dire, “scientisti” e razionali, ad influenzare il Futurismo intervenne anche quello che all’epoca fu un vero e proprio fenomeno di massa: lo spiritismo.
Il lungo arco di tempo che va all’incirca dalla metà dell’Ottocento fino almeno alla Prima Guerra Mondiale è stato ribattezzato “grande epoca dei medium”. Come una vera e propria moda, infatti, lo spiritismo investì tutti gli strati della società; passando attraverso i tranquilli salotti borghesi fino alle opulente residenze aristocratiche.
Il Futurismo e i medium
Ovunque si tenevano sedute spiritiche. Ed anche diversi luminari della medicina e della scienza, come il medico e antropologo italiano Cesare Lombroso, finirono per cedere, dopo una iniziale diffidenza, alle fascinazioni spiritiche. Manifestazioni di ectoplasmi. Tavolini traballanti, voci provenienti dall’aldilà e tutto il corollario di fenomeni strabilianti che si verificavano durante le sedute medianiche attraverso l’operato dei medium, divennero tema di dominio pubblico. Poi di dibattito scientifico e, appunto col Futurismo, materiale artistico.
Ad esempio, lo sdoppiamento del volto della donna rappresentato da Umberto Boccioni nel quadro Visioni simultanee del 1911 può essere interpretato non solo come un ribaltamento dello spazio-tempo dovuto alla vorticosità dell’ambiente suggerito dal quadro; ma anche ad uno di quei fenomeni di materializzazione spiritica. O ancora, di sdoppiamento tra corpo fisico e corpo astrale che avvenivano, appunto, durante le sedute spiritiche.
Artisti come Luigi Russolo, Carlo Carrà. Poi Giacomo Balla, Boccioni e altri ancora, erano assidui frequentatori di sedute spiritiche. Così come lo stesso teorico del Futurismo Filippo Tommaso Marinetti, che ebbe “l’onore” di partecipare ad alcune sedute insieme a Eusapia Palladino; la medium pugliese divenuta famosissima in tutto il mondo appunto per le sue capacità paranormali.
A questa mania per il paranormale (o “super normale”, per usare un’espressione in voga a quei tempi) non fu immune nemmeno Gabriele D’Annunzio; che sicuramente fu facilitato dalla sua indole naturalmente superstiziosa. Indole che pure caratterizzava Marinetti. La cultura milanese di inizio Novecento, era decisamente intrisa di simbolismo e di conseguenza, misticismo e spiritismo.
La luce come poesia della velocità
Nell’ottica dei futuristi, quindi, la luce, elemento fondante della poetica della velocità, era vista sia nella sua componente scientifica e “modernista”; (espressa simbolicamente dalla luce dei lampioni elettrici che avrebbe “ucciso il chiaro di luna” secondo la famosa frase marinettiana). Sia nella sua natura magico/mistica e spirituale; con la vibrazione luminosa, simbolo dell’aspirazione ad una trascendenza al di là dello spazio e del tempo che avrebbe connesso la Terra con le infinità del cosmo.
Lo stesso Giacomo Balla scrisse, nei suoi diari, dei dettagliati resoconti di sedute spiritiche alle quali aveva preso parte (soprattutto intorno al 1916); e queste esperienze fecondarono diversi suoi quadri astratti. Soprattutto la serie delle Trasformazioni forme-spirito, incentrate proprio sul tema della liberazione dall’involucro materico alfine di elevarsi verso le vette spirituali.
I dichiarati intenti spiritualisti furono, del resto, enunciati nel manifesto tecnico della pittura futurista del 1910; ed un passo in particolare è rivelatore dell’importanza della componente occulta nella poetica del movimento:
«Chi può credere ancora all’opacità dei corpi, mentre la nostra acuita e moltiplicata sensibilità ci fa intuire le oscure manifestazioni dei fenomeni medianici?»
Come ulteriore conferma dell’importanza dell’elemento paranormale in un’arte che poteva rivelare nuove dimensioni; in una percezione poi “moltiplicata” della realtà, si possono citare anche le parole della scrittrice futurista Irma Valeria che, ancora nel 1917, affermava:
«Indubbiamente siamo degli occultisti. […] Credo che la nuova arte sia profondamente legata ai misteri tormentosi dell’universo, e che essa possa essere o divenire un portentoso mezzo fra i mondi dell’occultismo e quelli limitatissimi della realtà».
Ardengo Soffici
Tuttavia, sono probabilmente le parole del pittore e poeta Ardengo Soffici, per un certo periodo militante futurista, che meglio decantano l’essenza spiritista e spiritualiste alla base del futurismo:
«La mia coscienza è un globo di luce che saetta i suoi raggi tutt’intorno secondo la forza che le è propria, sulle cose di questo mondo, oltre la luna, il sole e le stelle, per la notte cosmica che non è un limite ma una difficoltà». Parole dalla forte componente lirica e musicale. che esprimono quello che, in fondo, è sempre stato uno degli scopi ultimi dell’arte di tutti i tempi. Stiamo parlando di travalicare le soglie del possibile e del “finito”, per esplorare nuovi mondi e nuove sensazioni. Puntando all’eternità sotto la guida delle “voci dell’infinito”.
Immagine di Copertina: Autoritratto con teschi, di Luigi Russolo – 1909-1910.