Il mostro dalla lettera S – Udine ha nascosto tra le sue vie dal 1971 al 1989 un colpevole di tredici omicidi. Le donne avevano una caratteristica comune: erano tutte prostitute, unite tra di loro da quella professione e da quel destino avverso. L’unico dato certo, fornito dalle indagini, su almeno quattro corpi dal nucleo anatomopatologo, è dato dal riscontro della stessa mano assassina. L’équipe è composta dal dottor Vidoni e dal dottor Moreschi. Sentenziano come l’omicidio sia atroce, efferato e delittuoso e, sempre reiterato. Sembra, inoltre, che l’assassino nel 1989 abbia smesso di agire; ma dai dossier con i nomi delle vittime precedenti a quella data, sembra che gli omicidi fossero in qualche modo sovrapponibili.
Maria Bellone di 19 anni, per esempio, viene uccisa nel 1980. Il dossier più dettagliato risale al 1994, ma l’assassino dal 1989 aveva smesso di agire. Eppure, la mano sembra la stessa.
Il mostro dalla lettera S: il caso di Udine – Le vittime
- Maria Bellone, 19 anni uccisa il 19 febbraio 1980 e ritrovata nella periferia di Pradamano.
- Luana Giamporcaro, 22 anni, uccisa il 24 gennaio 1983, Aurelia Januschewitz, 42 anni, morta il 3 marzo 1985.
- Marina Lepre, 40 anni, morta nel 26 febbraio 1989 e ritrovata sul greto del torrente Torre.
- Irene Belletti, 38 anni, uccisa il 21 settembre 1971 con 7 coltellate vicino la stazione di Udine.
Segue lo stesso schema degli altri omicidi, le modalità non cambiavano e nemmeno il finale cruento. Tutte donne ai margini della società, colte di sorpresa, senza riuscire a difendersi o a gridare, non un fiato, lui era spregiudicato e veloce. Una precisione quasi chirurgica. Le donne, tutte uccise con lo stesso medesimo e macabro rituale: sgozzate in una notte di pioggia e durante i fine settimana. La firma dell’assassino impressa dalla lama di un coltello molto affilato, quasi un bisturi, sempre sul ventre. Con precisione millimetrica, guidata da una mano esperta; un solco, paragonabile alla lettera “S”. Un taglio fermo, senza esitazioni, capace di ripetersi; il segno rivelatore di una mano abile, la stessa abituata a non sbagliare. Si sospettò, appunto, che la mano dell’assassino, potesse appartenere a un dottore esperto o a uno studente di medicina, magari con praticantato presso il nosocomio di Udine.
Presunte vittime
Oltre alle vittime accertate ci sono anche quelle presunte:
- Elsa Moruzzi, 52 anni, uccisa il 6 novembre 1972 trovata con il cranio sfondato in un appartamento nel centro di Udine;
- Eugenia Tilling, uccisa nel dicembre 1975 accoltellata alla gola;
- Maria Luisa Bernardo, uccisa il 21 settembre 1976 con 17 coltellate, in un campo di grano di Moruzzo; la polizia non esclude il collegamento tra questo delitto e quello Belletti;
- Jaqueline Brechbullher di 46 anni, uccisa il 3 ottobre 1979 fu uccisa nella stessa maniera come la vittima precedente;
- Wilma Ghin di 18 anni, il cadavere è ritrovato in una discarica di Gradisca il 19 marzo 1980; un giovane pugliese venne poco dopo indagato per questo omicidio, ma poi scagionato;
- Maria Bucovaz di 44 anni, uccisa il 22 maggio 1984 tra Cividale e Orzano, strangolata;
- Matilde Zanette di 26 anni uccisa nel settembre 1984; per quest’omicidio venne arrestato Gianluigi Sebastianis;
- Stojanka Joksimovic di 42 anni, strangolata il 29 dicembre 1984 e ritrovata vicino alla discarica di San Gottardo;
- Nicla Perabò, di anni 47 strangolata nel settembre 1991; per quest’omicidio è arrestato Bruno Leita.
Ci furono delle indagini, tuttavia, le prostitute che battevano il marciapiede in quelle zone, non vollero parlare; e i clienti interpellati dovevano tutelare la loro “onorabilità” e salvaguardare le loro ordinarie famiglie, da un’infamia non tollerata.
Il mostro dalla lettera S: il mistero delle chiavi
Tutto rimase in una nebulosa infrangibile, in quel mondo di emarginazione, tossicodipendenza e prostituzione. Se le vittime fossero state note professioniste mogli, sorelle o figlie di persone importanti, le indagini avrebbero preso una piega diversa? Il capo della Procura friulana, Giampaolo Tosel, che concluse la sua carriera nel 2004, alla fine delle indagini concluse quanto segue.
Analizzando l’ultima vittima, Donatella Cordenons, pensò al “killer Della Balestra” accertando con sicurezza che due donne le aveva uccise certamente lui; e considerata la sua colpa si suicidò in carcere nel 2010 subito dopo l’arresto.
Diciassette omicidi sono commessi in Friuli dal 1971 fino al 2004. Una delle vittime, non era una prostituta. Quattro sono state le condanne per questi delitti, dunque ne restano tredici senza colpevole, ma eseguite probabilmente dalla stessa persona.
Le famiglie delle vittime, aspettano quella giustizia, fino ad ora negata; l’auto di Irene Belletti, una delle vittime, era coperta d’impronte: dove sono finite? Le nuove tecniche investigative permettono ora di scoprire il DNA di una persona, dunque il profilo del serial Killer potrebbe essere identificato.
Una nuova indagine avrebbe buoni margini di riuscita. C’è anche un mazzo di chiavi, al vaglio degli inquirenti; ancora non è chiaro, se appartenesse a una delle vittime. O se qualcuno le ha dimenticate sulla scena del crimine. O se appartengono dall’assassino, che potrebbe essere friulano o meno e che, potrebbe essere ancora vivo; magari frequentava Udine durante il week end, soprattutto durante le giornate di pioggia.
Conclusioni
Che serratura potrebbe aprire quel mazzo di chiavi? In quel periodo, le indagini non si allargarono troppo. E quella che può definirsi una vera e propria psicosi, si sviluppò solo a Udine e non fuori del perimetro della città. Era il periodo delle Brigate Rosse che occupavano la cronaca nera Italiana. Perciò si trascurò quel fenomeno inquietante e sociologico che si nascose sotto il respiro trasparente, occulto e silenzioso del Mostro della lettera S. “S” forse l’iniziale del suo nome?
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by M. D. L.