ROMA – Nei piccoli Comuni nasce la maggioranza dei prodotti tipici italiani. Per la precisione, il 92%. Il dato emerge dallo studio Coldiretti-Symbola su “Piccoli comuni e tipicità”. Si parla di 270 prodotti italiani a denominazione di origine (Dop/Igp) riconosciuti dall’Ue su un totale di 293. E sempre i piccoli Comuni garantiscono anche il 79% dei vini più pregiati. Elementi davvero molto importanti, da tenere in considerazione e da non trascurare.
Il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, ha spiegato che dalla valorizzazione di questi prodotti dipendono molte opportunità di lavoro dei giovani under 40 che hanno scelto di non abbandonare i borghi antichi. Insomma, i piccoli Comuni sono un grandissimo tesoro, spesso poco considerato e altrettanto poco valorizzato. Ma in realtà sono molto preziosi. Assolutamente.
Nei piccoli Comuni nasce la maggioranza dei prodotti tipici italiani
A dimostrazione del fatto che l’enogastronomia è importante anche per caratterizzare turisticamente il nostro Paese, c’è da dire che due stranieri su tre considerano la cultura e il cibo le principali motivazioni del loro viaggio in Italia. In questi ultimi anni l’enogastronomia, nelle sue diverse forme, ha costituito uno dei segmenti trainanti della domanda turistica e una delle motivazioni principali della vacanza nella penisola. Assolutamente. Un segmento che trova buona attenzione in target ampi e diversificati per provenienza e fasce sociali. Il cibo e il vino di una determinata regione sono sempre più espressione della sua cultura e dell’identità locale e diventano un’attrazione turistica nel momento in cui intorno ad essi si sviluppa quella rete armonica e sistemica di condizioni e servizi nel segno forte di una straordinaria qualità.
Proprio così. Si mangia e si beve bene in un posto “bello” per i valori che esso è in grado di esprimere come il paesaggio, la cultura, il rapporto profondo con le tradizioni e la storia. Fondamentale, in tal senso, la valorizzazione dei prodotti ortofrutticoli, dei salumi, del vino e dell’olio dei territori, tenendo conto altresì della stagionalità. È così, infatti, che si salvaguardano non solo i prodotti ma anche i sapori, gli ingredienti locali legati alle stagioni più fredde, oltre alla diffusione e alla conoscenza delle tradizioni popolari.
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