Dal 3 giugno al 29 agosto 2021 apre ALPHATYPE 21 la mostra virtuale di Lorenzo Marini, presso l’Istituto di Cultura Italiana di Los Angeles. Dopo il successo dell’ultima edizione LA Artfair, Los Angeles ospita una mostra che celebra il percorso artistico del fondatore della corrente “TypeArt”. La mostra è curata da Peter Frank, sarà infatti online sul sito dell’IICLA. 14 le opere in mostra che ripercorrono il percorso iniziato con il manifesto per la liberazione delle lettere.
Dopo l’importante mostra tenuta a Venezia presso la Fondazione Bevilacqua La Masa, una mostra di inediti al Gaggenau hub di Milano e un’anticipazione alla passata edizione LA Artfair, Los Angeles ospita una mostra che celebra il percorso artistico del fondatore della corrente “TypeArt”, liberando definitivamente le lettere.
ALPHATYPE 21, l’arte che “riempie il silenzio”
Come sottolinea il curatore Peter Frank “L’arte per Lorenzo Marini è un percorso di catarsi volto a trovare la “Parola”. L’arte per Lorenzo rappresenta quindi quel senso, quella parola, che ha riempito e riempie ogni giorno il “silenzio” della vita quotidiana”.
Lorenzo Marini commenta così il suo legame con Los Angeles e l’importanza di questa mostra:
“Los Angeles è l’unica città in cui posso parlare del mio percorso artistico sentendomi perfettamente a casa. Qui il colore , l’energia vibrante, l’apertura mentale e la ricerca dell’ innovazione fanno parte della vita quotidiana. In questi anni sono riuscito a ricomporre il dialogo tra forma e contenuto affrontando il cartoon, l’advertising e il silenzio del bianco. Il punto d’arrivo l’ho ritrovato unendo l’amore per il futurismo allo studio della calligrafia orientale. Per me le lettere sono nate libere e come gli uomini sono creature sociali ma anche individuali. È tempo di celebrare la bellezza della geometria che le compone e lasciare il gregge della tipologia alfabetica. Non sono necessarie solo per leggere o per scrivere, ma anche per alimentare la fantasia”.
Le 14 opere in mostra, ripercorrono il percorso iniziato con il manifesto per la liberazione delle lettere. Saranno presenti due “Alphatype” e due “Snowtype”. Al centro dello spazio espositivo l’artista ha creato una installazione dinamica omaggiando le fontane italiane, dove lo zampillio dell acqua viene sostituito da quello delle lettere.
SCINDERE L’ATOMO LINGUALE: LORENZO MARINI E LA LIBERAZIONE DELLA LETTERA – di PETER FRANK
Nel 1912, Filippo Tommaso Marinetti pubblicò il “Manifesto tecnico della letteratura futurista”, dichiarando ufficialmente il suo nascente movimento futurista come un fenomeno applicabile a più di una semplice arte visiva. Nel Manifesto, Marinetti propose di “liberare le parole” dai loro ormeggi sintattici, permettendo alle loro particolari caratteristiche grafiche e sonore di liberarsi dalla “tirannia” del discorso quotidiano.
La scrittura pittografica e la stampa risalgono a migliaia di anni fa, e ogni progresso nelle tecnologie alfabetiche provoca un’espansione dell’intermediazione visivo-verbale. Ma la proposta futurista di liberare le parole era un impulso preventivo e proattivo per rimodellare il nostro concetto di linguaggio scritto, per permettergli di esplodere nell’elaborazione grafica anche se tradiva le origini universali della parola scritta nella scrittura pittorica.
Un secolo dopo la dichiarazione di Marinetti, il nostro mondo rimane incastrato in una concezione futurista della scrittura. Il nostro design grafico, la nostra tecnologia informatica e l’insieme del nostro mondo visivo ci mettono a disposizione una moltitudine di disegni di testo e di effetti verbali. Ma se la parola è stata liberata, la lettera no. La proposta del Futurismo che la parola, liberata, sarebbe diventata più intrinsecamente dinamica ed espressiva non si è realmente infiltrata fino alla granularità successiva. Lorenzo Marini propone ora che la lettera può essere liberata quanto la parola che la contiene – anzi, che la lettera può essere intrinsecamente dinamica ed espressiva sia che una parola la contenga o meno.
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Ecco: il trattamento tipografico di Marini della lettera rappresenta la lettera in libertà. Una lettera, propone Marini, ha una sua personalità separata dal carattere della parola, così come la parola ha una personalità separata dalla frase. Questi blocchi-costruttivi del linguaggio scritto ricapitolano la struttura atomica dell’universo. Una frase è una molecola, i suoi atomi parole, le parole stesse costruite dalle lettere possiamo considerare le particelle subatomiche.
Marini non ha liberato le lettere dalla scienza del linguaggio, ma dal loro ruolo servile nella versione normativa di questa scienza. La Type Art di Marini considera quindi le lettere come qualcosa di più – più integrali, più autoreferenziali – che componenti di un sistema dominante. Il sistema è fisso nel disegno ma non nella struttura: se Marini libera le lettere al suo interno, esse non sfuggono al sistema ma lo valorizzano.
Lo scrittore Marinetti cercava di far evolvere la scrittura, non di distruggerla; e Marini, l’artista visivo/grafico, sta cercando di far evolvere le immagini notazionali fuori e dentro la scrittura. Tale pensiero incorpora la nozione di calligrafia, ma incorpora anche molti altri approcci alla scrittura visiva – la poesia concreta, i calligrammi di Apollinaire, la notazione performativa, il collage drammatico di caratteri tipografici, persino i paralleli sonori.
Tutti questi fenomeni scritti e quasi-scritti, vecchi e nuovi, portano al compito di liberazione il loro potere e la loro integrità, e Marini ha distillato le loro essenze in una procedura chiara: lasciate che la lettera parli per se stessa, e parlerà più forte e meglio per l’intera parola, frase, poesia.
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