Milena Sutter: un triste caso di cronaca nera

Milena Sutter: un triste caso di cronaca nera

La storia giudiziaria Italiana, è stata segnata da numerosi casi di cronaca. Storie di follie misteriose che ancora oggi, sono un elemento davvero disturbante. Uno dei casi più scioccanti, è quello di Milena Sutter che, a distanza di cinquant’anni rappresenta l’apoteosi di una tragedia: il dolore di una giovane vita spezzata che è molto di più di un semplice racconto. Rappresenta qualcosa di angosciante, che fa paura e che dopo tanto tempo, cela ancora del discernimento.

6 Maggio 1971. Milena all’epoca dei fatti, ha solo 13 anni ed è figlia di Arturo, un industriale di origini svizzere trasferitosi a Genova. In quel frangente, l’adolescente esce di scuola per andare ad una lezione privata. L’istituto da dove si allontana, si trova in via Peschiera proprio nel centro di Genova.

Milena, si dirige verso la stazione degli autobus, come racconterà un compagno di scuola, scende le scale verso il capolinea e da lì il silenzio. Di lei più nessuna traccia. La tredicenne sembra essersi dissolta nel nulla in quel lontano giovedì pomeriggio.

Il giorno seguente alla sua scomparsa, la famiglia Sutter, riceve una telefonata. Una voce maschile chiede un riscatto di 50 milioni di lire per liberarla. Di seguito però, dopo quella telefonata, nessuno si mette più in contatto con i genitori della ragazza che restano per circa due settimane in attesa di notizie.

Gli inquirenti sin da subito – ancor prima della telefonata – hanno pensato ad un rapimento a scopo di estorsione; ma quello che si verifica in seguito, e cioè il completo silenzio, li porta a molti quesiti. Tra questi, in particolare: Come mai i rapitori non si sono più messi in contatto con la famiglia della giovane? Era già successo l’inevitabile?

Milena Sutter e la Spider Rossa

Milena Sutter
Milena Sutter – Foto/Archivio ©copyright

Il ritrovamento

Le forze dell’ordine iniziano le ricerche a tappeto, ma in un primo momento non si evince nulla. Non c’è traccia di Milena da nessuna parte e, il presunto rapitore non si è fatto più vivo. L’oblio.

Passa poco tempo quando una mattina, due pescatori a bordo di un’imbarcazione, avvistano il cadavere di una ragazza. Galleggiava tra le onde. Il corpo si trova a circa 300 metri dalla spiaggia di Priaruggia, presso Quarto dei Mille. I pescatori, sono Paolo Schenone e Giampaolo Olia.

Avvisano immediatamente il nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco che recuperano la salma. Si tratta, purtroppo, di Milena Sutter. I resti sono attribuiti alla tredicenne grazie a un braccialetto che portava a un polso. Ma la certezza arriva da una medaglietta con inciso il suo nome … la stessa medaglietta che le ha regalato la madre alcuni anni prima … una madre che soffrirà e non si darà mai pace.

Milena, indossa ancora gli stessi abiti del giorno in cui è scomparsa. Un maglione giallo, una camicetta a fiori e la blusa blu. Il cadavere era in condizioni davvero pietose. Il volto era irriconoscibile a causa dei 10 giorni trascorsi in acqua. La parte inferiore del corpo era nuda.  Aveva soltanto un paio di calze-mutande con dei ricami sui Bordi, arrotolate sulle caviglie.

Qualche giorno prima del ritrovamento del cadavere, le indagini si erano concentrate su Lorenzo Bozano, di anni 25, figlio della buona borghesia genovese ma con un passato piuttosto turbolento. Il 25enne, infatti, trascorre la maggior parte del tempo bighellonando per Genova al volante di un’Alfa Romeo Giulietta Sprint di colore rosso.

Lorenzo Bozano: processo ed ergastolo

Gli inquirenti identificano la vettura con un’automobile intravista da alcuni testimoni il giorno della scomparsa, intorno alla scuola di Michela, in via Peschiera. Aggiungono di aver notato alla guida un giovane ragazzo dai capelli biondi. Inizialmente non era stato dato peso alla testimonianza; in effetti, Bozano non è biondo e la sua corporatura non corrisponde affatto a quella descritta dai testimoni. Tuttavia le indagini vanno avanti. Viene perquisita la camera di Lorenzo dove la polizia trova un foglio di carta su cui sono annotate tre parole:

Affondare (canale di Calma Fiera)

Seppellire

Murare.

Un indizio quasi certo. Non ci vuole molto agli inquirenti per capire che si tratta di un promemoria dettato dalla necessità di far sparire il corpo della tredicenne.

La polizia trova altri indizi nella stanza di Lorenzo Bozano, ma al momento, non è in grado di trovare una prova certa della colpevolezza del giovane che, sfortunatamente è assolto in primo grado, nel 1973, per insufficienza di prove.

Tuttavia, 2 anni dopo nel processo d’appello è condannato all’ergastolo, con l’accusa di rapimento a scopo di estorsione, omicidio e soppressione di cadavere. Condanna confermata nel 1976 dalla Corte di Cassazione.

La Fuga e la fine 

Poco prima della sentenza di secondo grado, Lorenzo Bozano fugge in Francia, poi in Africa e dopo di nuovo in Francia dove, però, è arrestato nel 1979; infine dopo aver scontato 14 anni – siamo nel 1991 – ottiene la semilibertà e l’affidamento al lavoro esterno al carcere. Purtroppo nel 1997, è fermato mentre tenta di molestare una sedicenne di Livorno, spacciandosi per poliziotto. Quest’arresto gli costerà la sospensione alternativa alla detenzione.  A causa di quest’ultimo atto folle, è stato condannato nel 1999 a due anni di reclusione, e fino al 2002 non ha potuto più richiedere permessi. Bozano è stato posto in regime di semilibertà nel febbraio 2019. L’omicidio di Milena Sutter passerà alla storia con il nome de “il delitto del biondino della Spider rossa“.

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