Una scoperta degli ultimi giorni, che rattrista un po’ il mondo dell’Arte, rivela che il busto di Flora, non è attribuibile allo scienziato, pittore e scultore Leonardo Da Vinci.
Un busto nella collezione del Bode Museum di Berlino, era stato a lungo attribuito all’artista rinascimentale Leonardo. Soprattutto perché i tratti della donna, assomigliavano a quelli dei volti nei dipinti dell’artista. Tuttavia, non c’erano prove che collegassero direttamente da Vinci alla scultura della dea Flora– una divinità romana delle piante e dei fiori. Così, le sue origini, sono state fortemente contestate tra gli esperti d’arte per oltre un secolo.
Ora, i ricercatori hanno definitivamente risolto il dibattito: da Vinci non è stato il creatore di Flora.
<<Il busto di cera è stato realizzato principalmente con lo spermaceti, una sostanza cerosa prodotta nella testa dei capodogli. Questa scoperta ha spinto gli scienziati ad applicare un nuovo metodo di calibrazione per datare accuratamente l’oggetto, rivelando che Flora non è stata prodotta quando da Vinci era in vita (dal 1452 al 1519). Invece, il busto risulta, probabilmente, scolpito durante il 19° secolo>>. Questo è quanto hanno riferito i ricercatori in un nuovo studio.
Flora ha un volto serenamente sorridente ed è alta circa 70 centimetri, con un peso di circa 28 chilogrammi. Nel 1909, la statua di cera è acquistata da Wilhelm von Bode, il direttore fondatore del Kaiser Friedrich Museum (ora il Bode Museum) di Berlino, che comprò il busto all’asta e attribuì l’opera a da Vinci, secondo il Bode Museum.
Il busto di Flora, secondo gli esperti, non è scolpito da Leonardo
Ciononostante, entro due anni dalla data di acquisizione del busto, gli studiosi di tutta Europa pubblicarono più di 730 articoli che mettevano in dubbio la provenienza della scultura. L’analisi chimica della cera, condotta nel 1900, non ha potuto determinare l’età della statua; però ha rilevato tracce di spermaceti. In altre parole, un elemento molto raro negli oggetti d’arte del Rinascimento che era più comune nelle sculture del XIX secolo.
Un’altra valutazione, ha sostenuto che il metodo di fusione, non riflette le tecniche rinascimentali; e un’indagine successiva, ha trovato frammenti di giornale e di legno del XIX secolo nella parte posteriore del busto.
<<Ad ogni modo, questi potrebbero essere stati aggiunti durante le modifiche successive; cioè dopo che il busto è stato scolpito>>. Hanno scritto gli autori dello studio.
<<Ci sono anche documenti storici che supportano un’attribuzione del XIX secolo, compresa una dichiarazione legale del figlio di Richard Cockle Lucas [uno scultore britannico del XIX secolo] che afferma che suo padre ha realizzato il busto di Flora nel 1846>>; hanno riferito gli scienziati.
Non può essere attribuito a Leonardo
Nel nuovo studio, i ricercatori hanno condotto un’analisi chimica, che ha mostrato come il busto era fatto principalmente di spermaceti, mescolato con un po’ di cera d’api. I tecnici hanno poi datato campioni di cera dal busto, misurando il decadimento del carbonio-14, calibrando questi calcoli per riflettere che la cera proveniva da animali in un ambiente marino.
Confrontando la loro analisi della cera, con le misurazioni del carbonio-14 da altre fonti marine, sono stati in grado di creare un intervallo di date per il busto che era più preciso rispetto alle precedenti stime del carbonio-14.
<<Tutti i costituenti analizzati del busto Flora sono datati dopo il 1700 d.C.>>; hanno scritto i ricercatori. “Il risultato data i materiali Flora al 18-19esimo secolo, il che dimostra che il busto non è stato prodotto durante il Rinascimento, e quindi non può essere attribuito a Leonardo>>.
L’uso diffuso di Spermaceti in oggetti d’arte, risale al XVIII secolo; e riflette un impiego generale di prodotti di capodoglio, molto utilizzato a quei tempi; quindi è anche un risultato del boom della caccia alle balene durante la rivoluzione industriale.
Anche se è stato “un po’ deludente” dimostrare che da Vinci non era il creatore di Flora, l’indagine ha fornito intuizioni preziose. Dimostrando un legame tra gli oggetti culturali, l’industria e le interazioni dell’uomo con il mondo naturale, hanno riferito i ricercatori.
I risultati, pubblicati online il 15 aprile, si trovano sulla rivista Scientific Reports.
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