Doppelgänger, in italiano è tradotto come “alter ego” o “sosia“. Ma che cos’è un doppelgänger? Intanto diciamo subito che è un termine tedesco, composto da doppel, “doppio”, e Gänger, “che va”, “che passa” (da gehen, “andare”).
Comunemente, l’alter ego in questione, non è visto di buon occhio poiché il senso dato alla locuzione è di gemello cattivo. Nella fattispecie un sosia con caratteristiche “negative”. Il fenomeno, descritto spesso come “un’ombra maligna” che sembra s’intraveda con la coda dell’occhio, si lega a molte leggende del folclore. Tra “sfortuna”, presagi di morte e persistenza nella vita di un individuo, il tutto si riduce al frutto di fantasie, spesso tratte libri o film. Perlomeno, fino ad oggi, non esistono prove scientifiche certe, della sua esistenza.
Eppure, il doppelgänger non è soltanto un fenomeno folcloristico, ma la sua ambivalenza, a prescindere dall’esoterismo, l’affianca anche alla psicanalisi e, più concretamente alla medicina e alla scienza. Infatti un team di ricercatori dell’Università di Losanna e dell’Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne, entrambi in Svizzera, ha scoperto che gli uomini migliorano le loro capacità di parlare in pubblico, dopo aver visto un sosia di se stessi fare un discorso. Il documento, che descrive i risultati, è pubblicato sul sito ad accesso aperto PLOS ONE.
Ricerche precedenti hanno dimostrato che la fiducia nelle proprie capacità può giocare un ruolo importante nelle prestazioni quando si fa un discorso di fronte ad altre persone. In questo nuovo saggio, i ricercatori hanno trovato uno strumento tecnico che può migliorare la capacità di tenere un discorso per alcune persone, aumentando la loro fiducia.
Doppelgänger: possono aiutare le persone con bassa autostima?
Il lavoro ha coinvolto un esperimento con studenti universitari volontari. Ogni soggetto ha compilato un questionario inteso a valutare la fiducia e l’auto-percezione delle capacità di parola. Ad ogni volontario è stato anche chiesto il loro livello di ansia nel fare discorsi e quanta esperienza avevano nel parlare in pubblico.
Successivamente, i ricercatori hanno scattato delle fotografie a ciascuno dei volontari e hanno usato i risultati per creare dei doppelganger in realtà virtuale. Dopo di che, i candidati sono stati divisi in due gruppi; Ogni membro di un gruppo ha trascorso del tempo interagendo con il proprio doppelganger virtuale. I membri dell’altro gruppo hanno fatto lo stesso con un avatar generico.
Successivamente, ai volontari è stato chiesto di fare un discorso di tre minuti in una stanza di realtà virtuale con una folla virtuale in funzione dei loro pensieri sulla struttura delle tasse universitarie. I ricercatori hanno giudicato la qualità del discorso basandosi sul linguaggio del corpo, non sul contenuto. In seguito, al partecipante è stato permesso di guardare il discorso che aveva appena fatto, con il suo doppelganger, o con un avatar generico.
L’ultimo passo dell’esperimento consisteva nel permettere ad ogni volontario di fare di nuovo il discorso nelle stesse condizioni. Ancora una volta, i ricercatori hanno giudicato l’efficacia del dibattito in base al linguaggio del corpo.
Guardando tutti i volontari in azione, gli autori hanno scoperto che gli studenti maschi, che si erano autoidentificati come aventi bassa autostima, prima di fare i loro discorsi, hanno fatto meglio la seconda volta, cioè dopo aver guardato il loro doppelganger. Non hanno osservato alcun cambiamento nelle prestazioni per nessuno degli altri volontari, comprese tutte le partecipanti femminili.
Leggi anche Legame Autismo e deficit mitocondriale