La vicenda di Isola delle Rose è quel tipo di fiaba che a Rimini i nonni tramandano a figli e nipoti. La sua è una pagina di storia italiana, forse poco conosciuta, che risale agli anni ‘60 del Novecento. Quando Giorgio Rosa, un ingegnere bolognese stufo della burocrazia, in particolare quella edilizia, ha l’idea di costruire una struttura indipendente da regole e imposizioni. Ossia una micro nazione, che doveva essere simbolo di libertà ma anche di resilienza. Come ci è riuscito? Scopriamolo insieme percorrendo gli eventi che hanno portato alla nascita di questa piccola utopia.
La costruzione di Isola delle Rose
Tutto ha inizio nel 1960, quando l’azienda guidata dall’ingegnere Rosa e sua moglie presenta alla Capitaneria di Rimini domanda per effettuare ricerche in mare. Lo scopo è di trovare il posto giusto dove costruire una struttura di cinque piani corredati da: bar, negozi, attività commerciali, albergo. Dopo anni di sondaggi nel 1964 viene scelto un sito a 11.612 km dalla costa di Rimini, cioè 6,27 miglia nautiche. A questa distanza, secondo la legge vigente all’epoca, è possibile fare ciò che si vuole perché è terra di nessuno. Nel 1966, quando Isola delle Rose prende forma, la Capitaneria di Porto cerca di fermare i lavori. Perché la costruzione non rispetta i progetti forniti in fase di richiesta dei permessi. La replica di Rosa è fulminea:
“Io non devo rispettare nessuna regola perché la mia piattaforma si trova fuori dalle acque territoriali italiane”!
La dichiarazione di indipendenza
Dunque quello che sembrava un semplice progetto imprenditoriale diventa uno scontro con la burocrazia che non riesce a inquadrare le intenzioni dell’ingegnere. In particolare non è vista di buon occhio la creazione di una zona franca al largo della costa. I lavori ciononostante continuano e il 20 Agosto 1967 è tutto pronto per essere aperto al pubblico. Il risultato di tante fatiche è un edificio di 400 mq, sospeso a 26 metri sopra il fondo del mare da piloni d’acciaio. Reso indipendente anche dal punto di vista idrico grazie alla scoperta di una falda di acqua potabile individuata a 280 metri di profondità. Ben presto l’isola si conquista la ribalta della stampa italiana e diventa un’ambita meta turistica. Il primo maggio del 1968 Giorgio Rosa fa un passo straordinario, dichiara la piattaforma stato indipendente con il nome di Insulo de la Rozoj.
L’occupazione dell’isola
Nasce l’Isola delle Rose guidata dalla presidenza dall’ingegnere, con i Dipartimenti di: Finanze, Affari Interni, Industria e Commercio, Relazioni. Tra i primi interventi si stabilisce una lingua propria, ovvero l’esperanto, e un’aria dell’Olandese volante di Richard Wagner come inno ufficiale. C’è anche l’idea di coniare una moneta mai realizzata, il Mills e sono emesse 5 serie di francobolli. Viene creata perfino una sua bandiera di colore arancione con tre rose rosse su uno scudo bianco. La politica italiana vede questa iniziativa come una vera dichiarazione di guerra, e decide di occuparsi seriamente della vicenda. Seguono diverse interrogazioni parlamentari in cui il governo italiano cerca di screditare Rosa, sostenendo che l’isola è utilizzata per attività illegali come il gioco d’azzardo. Il 25 Giugno 1968 l’Isola è occupata dalle forze militari italiane, e il 7 Agosto il tribunale di Bologna decide per la distruzione della piattaforma.
Una storia che diventa film
Tra l’11 e il 13 febbraio 1969, la marina militare italiana affonda con due tonnellate di esplosivo la micro nazione sul fondo dell’Adriatico. Oggi questa vicenda incredibile è diventa anche un film girato del regista Sydney Sibilia. Infatti Giorgio Rosa, prima della sua morte nel 2017 all’età di 92 anni, ha dato la sua benedizione per adattare la storia al grande schermo. Termina così il sogno di un uomo visionario che si oppose alle regole e alla burocrazia, intenzionato a creare un’isola felice in mezzo al mare.