Quella della regina Maria Antonietta, può essere davvero definita una vita tragica e romantica.
L’ultima Regina di Francia, passa alla storia con parole mendaci e situazioni al limite dell’inverosimile. Dicerie, che macchieranno definitivamente la sua intera esistenza, prevaricata da una nobiltà ignorante e politicamente scorretta.
Una vita tragica e romantica: un falso mito
“Se non hanno pane, che mangino le brioche!”. Con questa frase è stata purtroppo spesso ricordata Maria Antonietta. Ma è appropriato parlare al passato? O forse è il caso di dire che con questa frase è tuttora ricordata Maria Antonietta?
Pongo questa domanda perché forse la leggenda della “regina cattiva”, alimentata in primis dalla stessa corte di Versailles (vedremo perché); e in seguito fomentata dai rivoluzionari, sopravvive tenacemente nel nostro immaginario collettivo. Ancor più della realtà storica. Su questa sfortunata regina, si è detto tutto e, il contrario di tutto. Vista, oggi, come una delle tante vittime della Rivoluzione Francese; o come l’infida manipolatrice di suo marito Luigi XVI, da lei trascinato – assieme alla monarchia e poi alla Francia intera – nel dramma della Rivoluzione.
Non è dunque facile parlare di questa donna controversa e affascinante di cui tanto già s’è scritto. Ma non sarà del tutto vano ripercorrerne la vita; con tutte quelle sfaccettature e quelle luci e ombre che l’hanno resa uno dei personaggi più “mitici” della Storia.
Maria Antonietta nacque a Vienna il 2 novembre 1755; (nel giorno dedicato al culto dei morti e all’indomani del terremoto di Lisbona. Curiosa coincidenza o segno premonitore?)
Quindicesima figlia del re Francesco Stefano di Lorena e di Maria Teresa d’Asburgo; quella grande imperatrice che regnava con la fermezza e la capacità riconosciute e temute dagli altri regnanti europei.
Come i suoi fratelli e sorelle, Maria Antonietta era considerata da questa madre pragmatica, come una pedina da muovere sullo scacchiere; sulle quali vedeva schierate le varie potenze europee. La priorità di Maria Teresa era, infatti, quella di assicurare agli Asburgo, porzioni di potere più ampie possibili. Tramite matrimoni coi rampolli delle altre case regnanti,
La pace a tutti i costi
Dunque, per siglare la pace fra l’Austria e la Francia, da sempre nemiche, Maria Teresa e Luigi XV giunsero a quella che a tutti sembrò una brillante soluzione. Maria Antonietta d’Austria sarebbe andata in sposa al nipote di Luigi XV, l’erede al trono francese Luigi Augusto.
Questi due adolescenti – quindici anni lui, quattordici lei – avevano personalità molto diverse fra loro.
Timido, riservato, poco sicuro di sé e amante dello studio lui. Frivola, sempre pronta ad ammaliare il prossimo con la sua grazia e poco incline alla riflessione, lei.
Al di là di queste differenze caratteriali, il primo problema era rappresentato proprio dal tipo di disposizione mentale; con la quale i due giovani andavano incontro l’uno all’altra.
Le tre zie di Luigi Augusto, le Mesdames Tantes, non vedevano di buon occhio quest’unione; proprio a causa dell’antica rivalità fra le due nazioni. E instillarono nel nipote se non l’odio, almeno la diffidenza nei confronti dell’Austria; furono proprio loro le prime ad affibbiare a Maria Antonietta il famoso soprannome di ”Austriaca”.
Dal canto suo Maria Teresa, se aveva insegnato alla figlia a rispettare e assecondare il marito; ugualmente importante era non dimenticare mai la presunta superiorità degli Asburgo rispetto ai Borbone di Francia.
Queste erano dunque le premesse al matrimonio, che fu celebrato a Versailles il 16 Maggio 1770; la giovane delfina era ufficialmente “diventata” francese. D’ora in poi sarebbe stata “Marie Antoinette”.
La corte francese era molto diversa da quella austriaca. Poiché dietro quella facciata di opulenza e il rituale dell’etichetta che dovevano conferire una sorta di atemporalità divina ai membri della corte; Versailles era un ricettacolo di trame e intrighi, con la maggior parte dei nobili divisi in fazioni politiche rivali tra loro.
Maria Antonietta e le Mesdames Tantes
E Maria Antonietta si ritrovò presto in balìa di queste trame; alle quali, forse per la sua naturale leggerezza dettata anche dalla giovane età, si prestò con quella cocciutaggine che avrebbe dimostrato in occasioni future: aizzata dalle Mesdames Tantes, si lanciò in una guerra dichiarata contro l’amante del re, M.me Du Barry, rifiutandosi di salutarla pubblicamente.
Tutti erano al corrente del passato non proprio limpido della Du Barry e, Maria Antonietta, forte anche dell’educazione morale impartitale dalla madre, non tollerava l’idea che una donna di basso rango, un’arrampicatrice sociale, frequentasse la corte.
Questa faida si trascinò avanti per mesi; assumendo dimensioni sempre più preoccupanti se addirittura Maria Teresa, in una lettera indirizzata alla figlia, le imponeva di fare uno sforzo e di salutare in pubblico, almeno una volta, la favorita del re. Questa faccenda, infatti, poteva persino compromettere il precario equilibrio sul quale poggiava l’alleanza franco-austriaca.
Alla fine la delfina cedette e il 1° Gennaio del 1772, in occasione dei festeggiamenti per il nuovo anno, rivolse questa frase a M.me Du Barry: «C’è tanta gente, oggi, a Versailles». Pur nella loro impersonalità, queste parole sortirono l’effetto sperato e la Du Barry poté ritenersi soddisfatta; dal canto suo, Maria Antonietta volle in seguito specificare di aver ceduto solo per il bene dell’alleanza che sua madre aveva faticosamente stipulato. In futuro, infatti, non avrebbe mai più parlato alla Du Barry.
Questo episodio è indicativo della caratteristica forse più evidente dell’indole di Maria Antonietta; e che l’avrebbe aiutata a superare i momenti bui che sarebbero arrivati di lì a qualche anno, soprattutto durante il drammatico periodo della Rivoluzione. La convinzione, cioè, della sua superiorità regale che la autorizzava ad agire di propria iniziativa e a intraprendere le proprie scelte, anche se contravvenivano alle norme vigenti.
Una vita tragica e romantica: l’ombra di M.me Du Barry
Una dote sicuramente apprezzabile in una regina – e in una donna – del ‘700, ma che nel caso di Maria Antonietta si sarebbe rivelata un’arma a doppio taglio.
Purtroppo, i due giovani sposi erano costantemente al centro dei pettegolezzi di corte per un’altra situazione della massima importanza e che si sarebbe protratta per ben sette anni e mezzo, anche dopo essere saliti al trono nel 1774: il loro, restava ancora un matrimonio in bianco.
In un’epoca in cui il tema della sessualità era affrontato con schiettezza e senza falsi pudori, la mancata gravidanza della regina era sulla bocca di tutti, dal re all’ultimo dei cortigiani e fino alla corte di Vienna, da dove Maria Teresa, nella sua corrispondenza mensile con la figlia, cercava di contribuire come poteva, spronandola ed elargendole consigli.
Le cause di questo stallo furono molteplici: dalla timidezza di Luigi alla reticenza di Maria Antonietta, ma probabilmente il vero problema era la fastidiosa fimosi di cui soffriva Luigi e che lui non volle mai risolvere chirurgicamente per paura del bisturi.
Questa imbarazzante situazione che la poneva in cattiva luce agli occhi della corte, il senso di solitudine, la nostalgia di Vienna e il soffocante rituale di Versailles, furono senza dubbio alla radice dell’atteggiamento che Maria Antonietta avrebbe assunto durante gli anni della giovinezza, un atteggiamento che le procurò diversi nemici e per il quale, più tardi, il popolo e la stessa corte l’avrebbero condannata senza appello.
Maria Antonietta e la gioia di vivere
Allegra, vivace e inconsapevole del ruolo che rivestiva, Maria Antonietta voleva divertirsi; come tutte le persone della sua età, dedicandosi a mille passatempi dove poteva sfogare la sua gioia di vivere e dove poteva liberarsi degli impegni di corte. Soprattutto, questi svaghi le permettevano di trovare quel calore umano che invece scarseggiava tra lei e il marito, specie in camera da letto.
Cominciarono così le cavalcate nei parchi, il gioco d’azzardo; che le procurava il brivido del rischio e le scorribande a Parigi dove, in incognito, si mescolava alla folla dei teatri e dei balli notturni.
Sin dalla prima volta che vi mise piede, Maria Antonietta era rimasta ammaliata dalla vitalità di Parigi così diversa dalla tediosa vita di corte; tanto da recarvisi ogni volta che poteva con la sua cerchia di giovani amici, tra cui la principessa di Lamballe, l’astuta contessa di Polignac e i fratelli di Luigi, i conti di Provenza e d’Artois.
Purtroppo, questo idillio con i parigini non fu di lunga durata; e il gran numero di nemici che si schieravano contro Maria Antonietta crebbe nel momento in cui divenne regina. Per poi ingigantirsi nel corso degli anni. Quando, dopo la morte di Luigi XV, Luigi XVI salì al trono nel 1774, Maria Antonietta, regina a 19 anni, si mostrò subito risoluta nel voler imporre la propria volontà circa il suo stile di vita.
I divertimenti ai quali si era abbandonata durante gli anni dell’adolescenza, ebbero così un’impennata: ancora le corse dei cavalli; ancora le serate nei teatri di Parigi, ancora il gioco d’azzardo e la passione per gioielli e vestiti, per i quali venivano spese cifre astronomiche.
Contro l’etichetta di Versailles
E non sarebbe stato certo il suo mite marito, sopraffatto dalle responsabilità di governo; e ansioso di farsi perdonare la propria inadeguatezza sessuale, a imporre alla moglie la condotta da tenere.
Quel che è peggio, la regina diede un calcio alle regole dell’etichetta, che come si è visto, non era solo un prontuario di rituali e buone maniere; bensì una vera e propria struttura che regolava la vita di palazzo e dove ognuno aveva un posto ben assegnato. Poiché prese l’abitudine di circondarsi di pochi amici scelti; rendendosi inaccessibile al resto della corte e creando una pericolosa frattura fra la nuova e la vecchia aristocrazia.
Maria Antonietta, infatti, amava circondarsi di giovani galanti e graziose dame di compagnia; ribadendo più volte di non gradire la presenza di vecchie incipriate e attempati signori imparruccati. Che sicuramente avrebbero reso ancor più noiose le ripetitive giornate di Versailles.
E la regina trovò il suo rifugio privato nel Petit Trianon. Un piccolo ed elegante palazzetto situato ai margini del parco di Versailles; e circondato da splendidi giardini che lei stessa avrebbe fatto rimodellare secondo il suo gusto.
Ai quali affiancò la costruzione di un piccolo villaggio agreste; tuttora esistente, dove avrebbe trascorso gli anni più felici della sua vita, circondata dai suoi amici. Vestita di semplici abiti “alla paesana” e dove avrebbe coltivato la sua nascente passione per il teatro, recitando in piccole rappresentazioni periodicamente allestite.
Una “Non – Regina”
Ma questo regno di fiaba campestre le fece dimenticare davvero la doppia realtà poco felice che la circondava; quella di un popolo per la maggior parte affamato e privo di diritti. Governato da un sistema politico ormai obsoleto e non più al passo coi tempi; e quella della corte che, sentitasi tradita da questa “non-regina”, si vendicò creando e diffondendo l’immagine di una donna avida e dissipatrice. Lei che, al riparo da occhi indiscreti, si abbandonava ad ogni sorta di nefandezze chiusa nel suo dorato Petit Trianon.
La stessa Maria Teresa non concepiva lo stile di vita della figlia, riconoscendo che quella continua voglia di leggerezza e di ricerca del piacere la stavano conducendo a grandi passi verso l’abisso.
Maria Antonietta, però, non ascoltava né i consigli materni, né quelli di qualche consigliere assennato; e il bisogno di evasione, la solitudine affettiva e il suo senso di frustrazione di giovane moglie trascurata erano più forti del comune buonsenso. Tutto questo la indusse, nel giro di pochi anni, ad accumulare errori su errori.
Parigi si appropriò delle informazioni provenienti da Versailles; alterandole e infarcendole di toni pornografici per il mercato della stampa clandestina che mirava ad indebolire il potere regio.
Maria Antonietta, soprannominata di volta in volta “Madame Scandale”, “Madame Déficit” o “Cagna Austriaca”, veniva descritta come una sorta di prostituta; la cui insaziabilità era dovuta anche all’impotenza del re, e quando nel 1778 nacque finalmente la principessina reale Maria Teresa, la reputazione dei sovrani era già fortemente compromessa.
Una vita tragica e romantica: al di là delle ostilità
Quest’immagine negativa frutto di una campagna diffamatoria, di una violenza senza precedenti sopravvive in parte ancora oggi; Infatti, ancora oggi a Maria Antonietta è attribuita la famosa frase sulle brioche. Mai detta da lei. E che anzi risaliva addirittura al regno precedente (forse pronunciata da una delle figlie di Luigi XV); ma che contribuiva certo ad accrescere l’odio di tutta una nazione.
L’ostilità popolare non si placò nemmeno quando la regina cambiò atteggiamento in seguito alla maternità; dopo la piccola Maria Teresa, infatti, nel 1781 nacque il sospirato delfino Louis-Joseph. Qui lei scoprì le gioie della maternità che la allontanarono dalle futili distrazioni, alle quali si era dedicata per così tanti anni.
Maria Antonietta aveva smesso di recarsi a Parigi, dove non era più ben accetta. Passava il suo tempo in compagnia dei figli e di pochi amici intimi nell’adorato Petit Trianon; o nel castello di Saint-Cloud. Anche per quel che riguardava la crescita dei suoi figli, Maria Antonietta contravvenne all’etichetta. Seguì da vicino la loro educazione e prendendovi parte attiva. Questo perchè aveva sempre rimpianto che sua madre, l’imperatrice Maria Teresa, non si fosse occupata di lei; e non voleva che lo stesso accadesse ai suoi figli. La maternità contribuì anche a migliorare i rapporti fra la regina e il re.
Luigi era grato ad Antonietta per averlo reso padre e cominciò anche a interpellarla riguardo alle questioni politiche. A far dimenticare a Maria Antonietta il lusso e le stravaganze fu anche la vicinanza del nobile e aitante conte svedese Axel de Fersen, conosciuto la prima volta ad un ballo in maschera quando entrambi avevano 19 anni.
Maria Antonietta e il conte Axel de Fersen
La regina aveva subito mostrato un forte interesse nei suoi confronti ma Fersen, anche per timore dei pettegolezzi, aveva sempre mantenuto le distanze. Solamente tempo dopo, a partire dal 1783, si lasciò conquistare; dando prova di una devozione a cui non sarebbe mai venuto meno. Arrivando persino a sacrificare la sua vita pur di aiutare la famiglia reale a fuggire dalla Francia, nel pieno della Rivoluzione.
Per secoli gli storici si sono interrogati sulla natura di questo rapporto: si trattò di un amore platonico, o furono effettivamente amanti? E’ probabile che Maria Antonietta, superata finalmente la diffidenza verso la sessualità, abbia finalmente trovato un’altra se stessa; e abbia vissuto, tra le braccia dell’uomo amato, la sua vita sentimentale. In maniera più completa e appagante. Un altro indizio a favore di questa tesi è la solerzia con cui Fersen, dopo la morte della regina nell’Ottobre del 1793, distrusse tutta la loro corrispondenza.
Purtroppo alla giovane regina si avvicinava lento e oscuro il passo della Storia. E questo ritrovato senso di responsabilità ed equilibrio interiore non bastarono a cancellare gli errori del passato. Maria Antonietta era ormai giudicata per ciò che era stata o, più precisamente, per ciò che aveva consentito si pensasse di lei.
Nel periodo a ridosso della Rivoluzione, infatti, la sua miopia politica e la sua incapacità di adattarsi ai tempi che cambiavano la fece vedere agli occhi di tutti come la vera nemica di quella monarchia costituzionale. Che, se fosse stata approvata, avrebbe forse cambiato il corso degli eventi. Per lei, che proveniva da un paese, l’Austria, dove il potere era concentrato tutto nelle mani di sua madre, non esisteva nulla all’infuori della monarchia assoluta. Spinse così suo marito all’intransigenza.
Una vita tragica e romantica: la sfortunata regina
Nel tracciare un ritratto, seppur approssimativo, di Maria Antonietta, non affronteremo gli anni che vanno dal 1789, con la presa della Bastiglia; e il vero inizio della Rivoluzione, al 1793, quando fu ghigliottinata.
Si tratterebbe di affrontare un argomento troppo complesso poiché legato a tutte le fasi di svolgimento della Rivoluzione. Così come si farà riferimento allo “scandalo della collana” scoppiato nel 1785. Che vide coinvolti Maria Antonietta e personaggi di varia natura; e che inflisse un altro grave colpo alla monarchia e alla stessa regina.
Il caso è talmente intricato e affascinante che merita di essere trattato separatamente.
Quel che emerge senza ombra di dubbio è che le difficoltà a cui andò incontro questa sventata, ma anche fortemente sfortunata regina, plasmarono una donna nuova; che seppe sempre reagire con dignità e testa alta agli orrori della Rivoluzione.
Dalla partenza forzata da Versailles nell’Ottobre del 1789, alla fuga di Varennes; e al tremendo viaggio di ritorno a Parigi, nel Gennaio 1791. Dai devastanti assalti della popolazione, dove trovarono una morte brutale i suoi amici; tra i quali la principessa di Lamballe. Alla detenzione nella prigione del Tempio e all’isolamento della Conciergerie; il carcere femminile dove fu rinchiusa, sola e abbandonata, qualche mese prima del processo e della condanna a morte.
Dopo l’esecuzione del re, al quale i drammatici eventi l’avevano riavvicinata, visse con l’unico conforto datole dai figli e da Mme Elisabeth, sorella di Luigi. Fino a quando fu disumanamente allontanata da loro.
Ma quella determinazione e fermezza di cui si parla in precedenza, non si spensero mai nell’animo di questa ex-regina; che seppe dimostrare ai francesi di essere degna della corona che le era stata strappata. Sapendo morire con la dignità, la forza morale e il coraggio di un’autentica sovrana.
Conclusione: una vita tragica e romantica
Oggi Maria Antonietta non è più vista come una delle più grandi criminali della Storia. Al contrario, tende a suscitare interesse ed anche una sorta di compassione. Cerchiamo di penetrare il segreto della sua vita insieme tragica e romantica e sicuramente la morte sul patibolo l’ha fatta entrare nella leggenda.
Come in una bellissima biografia a lei dedicata, concludiamo lasciando a lei stessa l’ultima parola:
«Oh, mio Dio» scrisse la regina nell’Ottobre del 1790 «Se abbiamo commesso delle colpe, le abbiamo certamente espiate.»
Alla luce dei fatti, Maria Antonietta ebbe una vita tragica e romantica, una libertà pagata a caro prezzo.
Una vita tragica e romantica, di Danilo Borri. Altro Qui.