In mezzo ai tanti casi di cronaca nera italiana l’omicidio del ventitreenne Luca Varani è probabilmente uno dei delitti più feroci degli ultimi tempi. Una vicenda in cui si intrecciano droga, alcolici ed erotismo in un cocktail mortale. Fa da cornice a questa storia la Roma della società medio borghese, di cui fanno parte i due ragazzi che hanno torturato e assassinato Luca. Sono Manuel Foffo e Marco Prato, due personalità problematiche che si sono unite per dare vita a un piano diabolico. Come nasce questo progetto criminale e quando comincia? Tutto ha inizio il 29 febbraio del 2016 quando Manuel organizza un festino nel suo appartamento romano.
Il preludio all’omicidio di Luca Varani
L’unico ospite al party è Marco Prato al quale Manuel, con uno scambio di messaggi, chiede di portare della cocaina. Per tre giorni consecutivi si drogano e arrivano a consumare oltre 1500 euro di stupefacenti accompagnati da alcool. Poi la notte del 4 marzo escono per cercare nella Capitale qualcuno che possa esaudire una morbosa fantasia di violenza sessuale. Non riuscendo nel loro intento tornano a casa la mattina di sabato 5 marzo, qui Marco contatta alle 6:50 Luca Varani inviandogli un messaggio. Lo invita promettendogli 150 euro in cambio di una prestazione, il ragazzo che ha bisogno di soldi perché come meccanico guadagna poco, accetta. Inconsapevole di andare incontro alla morte si presenta all’appuntamento. Ma prima di varcare il portone della palazzina dove abita Foffo, alle ore 8:19 scrive il suo ultimo messaggio:
“Apri”!
La ricostruzione del delitto
Una volta dentro Marco offre a Luca un bicchiere nel quale ha versato Ghb, ossia la droga dello stupro. Il ragazzo si sente male e va in bagno dove viene raggiunto dagli assassini e quel che segue è un’interminabile agonia di due ore. Il giovane riceve una martellata in testa e una coltellata alla gola che gli impedisce di gridare, poi gli stringono una corda intorno al collo. Grazie all’autopsia è stato possibile ricostruire anche l’esatta sequenza dei colpi inferti alla vittima. Vengono prima sferrate una ventina di martellate verso il capo e la bocca. Successivamente con due coltelli hanno preso di mira la gola ed il resto del corpo. Infine, mentre è esanime sul pavimento in una pozza di sangue, Luca viene raggiunto da una coltellata che perfora un polmone. Morirà dissanguato dopo aver ricevuto in totale 107 colpi inflitti con terribile ferocia.
Le confessioni
Alle 18.50 di sabato 5 marzo 2016 nella centrale del comando provinciale di Roma giunge la telefonata dell’avvocato di Manuel Foffo. Riferisce che il suo assistito sostiene di aver ucciso un uomo al civico 2 di via Igino Giordani, al Collatino. Sopraggiunti sul posto i carabinieri trovano Manuel che conferma l’accaduto e aggiunge di aver ammazzato con la complicità dell’amico Marco Prato. Che si trova chiuso nella stanza numero 65 di un albergo di Piazza Bologna, e ha deciso di suicidarsi ingerendo barbiturici. Salvato in extremis dal personale del 118 finisce all’ospedale Sandro Pertini. Successivamente nelle oltre sei ore di interrogatorio reso al Pm Francesco Scavo nel carcere romano di Regina Coeli Prato sostiene di non aver ucciso Luca:
“Non sono stato io a colpirlo con il martello e con i coltelli. Ha fatto tutto Manuel Foffo che non ho avuto il coraggio di fermare!”
La condanna di Foffo e la morte di Prato
Contrariamente le analisi del Reparto Investigazioni Scientifiche rivelano che sulle armi usate per uccidere ci sono le impronte digitali di entrambi i ragazzi. Mentre Manuel Foffo sceglie la formula del rito abbreviato, assicurandosi la riduzione di un terzo della pena, Marco Prato preferisce seguire il percorso giudiziario ordinario. Tuttavia il 31enne, recluso nel penitenziario di Velletri, il 19 giugno del 2017, a 24 ore dalla prima udienza del processo, si toglie la vita. Muore per asfissia dopo aver infilato in testa un sacchetto di plastica e inalato il gas del fornellino di cui dispone in cella. Infine il 10 luglio del 2018 la corte d’assise di appello di Roma conferma la condanna a 30 anni per omicidio pluriaggravato a Manuel Foffo. Il 3 luglio del 2019 la sentenza diventa definitiva mettendo un punto a questa dolorosa vicenda giudiziaria.
by M.L.D.