In ogni civiltà il segno è il sistema di comunicazione più potente per esprimersi e farsi intendere. Ecco perché la scrittura riveste un ruolo di fondamentale importanza nell’antico Egitto. Perciò quando lo scriba metteva l’inchiostro sul papiro si adoperava per assicurarsi che le parole durassero in eterno. A tal proposito usava inchiostro nero per redigere il corpo principale del testo, il rosso per evidenziare titoli, istruzioni o parole chiave. Ma come erano composte queste miscele? Gli antichi egizi iniziano a scrivere con l’inchiostro prodotto bruciando legno o olio mescolandolo con acqua intorno al 3200 a.C.. Successivamente sviluppano diverse tecniche che ancora oggi sono studiate con molto interesse.
L’uso del piombo negli inchiostri dell’antico Egitto
Tra i vari ricercatori ci sono quelli dell’Università di Copenaghen che hanno utilizzato l’European Synchrotron Radiation Facility (ESRF), in Francia, per studiare gli inchiostri. Hanno analizzato 12 frammenti di papiro, databili al 200 a.C.-100 d.C., della Collezione Papyrus Carlsberg provenienti da Tebtunis. L’unica biblioteca istituzionale su larga scala nota per essere sopravvissuta dai tempi dell’antico Egitto. Ed hanno rilevato che gli egiziani creavano inchiostri rossi con composti a base di ferro, molto probabilmente ocra o altri pigmenti naturali della terra. Ma la scoperta più sorprendente è la presenza del piombo associato a diversi elementi. Ossia una complessa miscela di fosfati di piombo, solfati di piombo di potassio, carbossilati di piombo e cloruri di piombo. Una ricetta complessa che svela un segreto, ovvero che il piombo è aggiunto alla miscela di vernici non come pigmento ma per funzionare da essiccatore.
Le ipotesi sulla produzione di inchiostro
L’autore principale di questa ricerca Thomas Christiansen, egittologo presso l’Università di Copenaghen, pensa che i sacerdoti del tempio, autori dei papiri, non producessero gli inchiostri. Contrariamente, secondo quanto rivelato dalle analisi, li acquistavano in laboratori specializzati o supervisionavano la loro creazione. A supporto di questa ipotesi c’è un papiro alchemico greco del III secolo d.C.. Che riporta impresse le parole di un incantesimo che fa riferimento a un inchiostro rosso preparato in un laboratorio. Inoltre serviva una quantità di materia prima non indifferente per rifornire la biblioteca di Tebtunis che era impossibile creare da soli. Dopo questa scoperta le ricerche su questa civiltà continueranno, e saranno sempre pronte a sorprenderci. Facendoci ripercorrere una storia millenaria che da sempre suscita interesse per il suo fascino e per l’alone di mistero che la circonda.
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