Si è spento nella Capitale domenica 25 ottobre 2020 a 87 anni il grande maestro Alfiero Nena, classe 1933. In eredità lascia innumerevoli opere, ad esempio il Cristo Lux Mundi (1990) nella basilica romana di Santa Maria del Popolo. Oppure il San Francesco nell’omonimo convento di Sorrento (1994), opere in ferro che meritano particolare attenzione. Infatti nell’arte di forgiare questo materiale Nena è forse in assoluto il maestro più rappresentativo del secolo attuale. Ricordiamo insieme l’incredibile percorso di questo artista trevigiano che abbandona la sua amata Treviso per trasferirsi a Roma nel 1959.
La vita di Alfiero Nena
Nella città Eterna diventa allievo di Emilio Greco e si diploma con il massimo dei voti nel 1975 presso l’Accademia delle Belle Arti. Nello stesso anno inizia l’insegnamento al Liceo Artistico di Latina per chiudere la carriera di professore al II Liceo artistico di Roma. Ma alla professione di docente affianca quella di scultore di arte sacra creando opere di rara intensità spirituale che per lui sono:
“Rivelazione assoluta dell’essere ed individuazione dell’anima”!
Un concetto che esprime magistralmente nelle sculture con forme sublimi nella loro naturalezza e semplicità. Riuscendo ad esprimere i sentimenti dell’uomo: l’angoscia, il dolore, l’ansia, la solitudine, la gioia, la speranza. Ne è una prova la Madonna del Soccorso (1979) sul Monte Tiberio a Capri tra i ruderi romani della Villa Jovis. Nel 1992 fonda il Centro Fidia in via del Frantoio a Roma, dove stabilisce lo studio e il Museo Nena.
Una morte che lascia traccia indelebile nell’arte
Da allora la sua passione inesauribile per l’arte ha generato grandi opere in Italia e nel mondo. Saggi della sua maestria sono a Piacenza, a Terni, sul Lago d’Orta e in molti Paesi tra i quali Francia, Svizzera, Stati Uniti e Argentina. Anche nella sua città natale, Treviso, tra le tante opere è conservato il grande cavallo in ferro Libero. Sono sculture che appaiono semplici e sostanziali, scarnificate, lacerate, assecondate alla materia ferrosa per nulla docile, ribelle piuttosto. Nel 2018 ha voluto dare un messaggio di speranza e solidarietà donando ad Amatrice il monumento della Mucca con il vitellino. Con una dedica particolare agli agricoltori e agli allevatori del centro distrutto dal terremoto dell’agosto 2016. Tuttavia oggi la cara anima di questo artista è libera e la ricordiamo nelle tante colombe di pace che ha forgiato rendendo la sua memoria eterna.