Forse qualche volta ve lo sarete chiesti: “Non sarò troppo accomodante?”. Ecco 10 segni che potrebbero indicare che siete dei People-Pleasing.
Ogni volta che mi trovo ad affrontare delle tematiche sociali, strettamente collegate alla sfera emotiva e psicologica, cerco di farlo con le dovute cautele, invitando chi legge a fare attenzione alle parole e, soprattutto, a cosa le stesse vogliono suggerire.
Su circa 7 miliardi, o poco più, di persone nel mondo è impossibile trovare una linea di pensiero o di parola adatta proprio a tutti e, troppo spesso, le parole sono equivocate o addirittura svuotate del loro reale contesto.
In effetti, bisognerebbe spendere due righe per altri argomenti come l’analfabetismo funzionale, e simili che – secondo un pensiero comune – sono il vero impedimento a una crescita e uno sviluppo potenziale di un paese e di una società “dicasi” moderna. Ma l’argomento, già pluritrattato da esperti di grosso calibro, rischierebbe – oggi – il tipico fuori tema. Dunque bypassare è d’obbligo.
10 segni che siete persone troppo disponibili
Ad ogni modo, lo è stato per la sindrome del vittimismo, cui molte persone si sono sentite “piccate” da vicino. In parte perché forse l’ammonimento in qualche modo li ha spinti a “guardarsi dentro”. In parte perché l’argomento nutre di una certa suscettibilità generale … si sa, la verità per molti è davvero scomoda! Tuttavia, questo genere di articoli non vuole “bacchettare” nessuno, semplicemente offrire un orizzonte alternativo sia alle vere vittime – che si tratti di un sistema, di una società, o altro – sia a quei carnefici che riescono con abilità e doti davvero fuori dal comune a essere degli orbiter a tutti gli effetti, ma più stile avvoltoio.
A tal proposito, ho pensato, in questo caso, di continuare sulla stessa falsa riga con cui ho affrontato, in maniera molto tranquilla, il concetto del vittimismo e dare piccoli suggerimenti a una categoria di persone:
I “compiacenti”!
Ebbene si: esiste una grande categoria di persone che, pur di vedere felici l’altro – anche quando l’altro in questione non è meritevole ma piuttosto un egocentrico e opportunista – annientano loro stessi. Sia ben chiaro che l’altruismo, una dote bellissima, in questo caso non c’entra niente. Si parla di tutt’altro.
Questione di Autostima
Nel corso della mia vita, ho potuto osservare un “fenomeno” che sempre più, in maniera sibillina, ha preso il sopravvento tra uomini e donne. Sto parlando dei “compiacenti”. Meglio detto di persone “eccessivamente accomodanti”. In tanti, ora, penseranno “Vabbè che male c’è? .. ora non si può nemmeno essere indulgenti o gentili?”
… No facciamo attenzione!
Le parole nobili come, gentilezza, altruismo e accondiscendenza qui non hanno riscontro. Parlo di persone che negano e annientano loro stesse per gli altri e finiscono per sollevare un problema di fondo molto, molto più serio.
Facciamo il punto della situazione. Per molti, la smania di compiacere deriva da problemi di autostima. Sperano che dire di sì a tutto ciò che è chiesto loro li aiuterà a sentirsi accettati e apprezzati.
Non a caso, si legge spesso sui giornali, su riviste specializzate o attraverso altri media come, dietro questo “compiacere” il prossimo, s’insidiano storie di maltrattamenti, e per qualche strana ragione (ogni individuo ha una motivazione uguale e diversa), hanno deciso che probabilmente il “modo migliore” per farsi accettare o per avere un miglior trattamento nella vita, è quello di assecondare sempre gli altri. Insomma di chiunque si tratti, quest’atteggiamento è la nutrita speranza di evitare maltrattamenti o situazioni incresciose. Il punto è che nel tempo, questa forma di “autodifesa”, diventa uno stile di vita che molti confondono con la gentilezza.
Inoltre, se capita di chiedere loro qualcosa che evidenzia la riluttanza a rifiutare la richiesta di un favore da parte di qualcuno, asseriscono frasi come: “Non voglio essere egoista” o “Voglio solo essere una brava persona“. Di conseguenza, permettono agli altri di approfittarsi di loro.
Un people pleaser
Il termine tecnico, usato più o meno da professionisti come terapeuti o coaching, è people pleaser o people-pleasing, che indica esattamente atteggiamenti, o letteralmente: qualcuno che si preoccupa molto di piacere agli altri, e vuole sempre che gli altri approvino le sue azioni. Purtroppo, tutto ciò può essere un problema serio, ed è un’abitudine difficile da perdere.
Il people pleaser, meriterebbe veramente un lungo capitolo a parte, poiché rendersi costantemente disponibili, per gli altri può richiedere un prezzo emotivo davvero esoso nel tempo. Inoltre, potreste scoprire che trascurare i vostri bisogni perché avete paura di deludere gli altri quando vi chiedono aiuto – nel tempo – può condurvi a un punto di non ritorno. Tutto, col fine di apportare – in alcuni casi – ansia, depressione e paure di cui potete francamente fare a meno.
Ad ogni modo, per restare nei range, parleremo dei 10 segni che potrebbero indicare che siete dei people pleaser (o compiacenti).
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Per quanto scontato, al punto uno non poteva mancare il “fingere di essere d’accordo con tutti”.
Indubbiamente vi ritenete persone educate e quindi propense ad ascoltare le opinioni altrui. Anche se non siete d’accordo, tacete o lasciate intendere che la cosa vi stia bene. Sicuramente è un’abilità sociale, però assecondare solo perché si vuol essere apprezzati, può far sì che ci s’impegni in un comportamento che va contro i propri valori.
Al secondo punto, che forse è più sottile del punto uno come concetto, vi sentite in colpa o addirittura responsabili per come si sentono gli altri. Va bene l’empatia, ma quando diventa molesta per voi stessi, deve accendere in voi un campanello d’allarme.
Pensate sinceramente di avere il potere di rendere felice/infelice qualcuno e di conseguenza farvene un problema? Spetta a ogni individuo essere responsabile delle proprie emozioni. La felicità è un valore intrinseco, non può darvela qualcosa o qualcuno.
Al punto numero tre va detto che un people pleaser si scusa troppo spesso. Insomma: o avete paura di essere incolpati e dunque, vi scusate. Oppure v’incolpate di qualunque cosa, “anche se respirate”, e … vi scusate! Direi che è sufficiente per affermare, che le scuse frequenti possono essere un segno di un problema più grande. Non dovete essere dispiaciuti o scusarvi per essere semplicemente voi stessi.
10 segni: dal 4 al 6
Punto numero quattro: Ti senti oppresso dalle cose che devi fare. Sei certamente responsabile di come passi il tuo tempo. Ma se sei un compiacente, c’è una buona probabilità che il tuo programma sia pieno di attività che pensi che gli altri vogliano che tu faccia; o peggio attività che fai solo per soddisfare il prossimo.
Al quinto posto è doveroso mettere questa frase: siete incapaci di dire di no! Che la richiesta ti piaccia o meno; che tu riesca a portare avanti l’impegno preso o che tu finga improvvisi mal di testa, malattie, impegni dell’ultimo minuto, bisogna che impari la parolina magica: No! Spesso molti obiettivi non sono portati a termine perché non riusciamo a farci valere con gli altri e, assecondando cose “fuori di noi”, siamo impossibilitati a goderci la vita.
Un’altra questione, (punto 6) riguarda il senso di forte disagio che provate se qualcuno è in collera con voi. Oggi giorno, le persone (e non è certo positivo), si arrabbiano con estrema facilità. A volte giustificatamente, a volte no. A torto o ragione, il fatto che qualcuno sia in collera nei vostri confronti, non significa necessariamente che avete commesso degli errori. Ciononostante, se non riuscite a sopportare il pensiero che qualcuno sia scontento di voi, sarete più propensi a mettervi in discussione e questo non va sempre bene. I nostri valori e i vostri principi, che piacciano o no, vanno rispettati e non modificati semplicemente per accontentare qualcuno.
10 segni: 7 e 8
Un people pleaser tende ad assumere gli stessi atteggiamenti di chi lo circonda (punto 7). È normale che delle persone facciano notare ad altri, diversi lati della personalità altrui. Ma le persone accondiscendenti, spesso adottano comportamenti di auto-sabotaggio verso i loro obiettivi. Gli studi dimostrano che gli individui compiacenti, s’impegnano in un comportamento autodistruttivo se pensano che aiuterà gli altri a sentirsi più a loro agio in situazioni sociali. Per esempio, un people pleaser, su richiesta, tenderà a mangiare oltre le sue abitudini solo per rendere felice l’altro.
Punto numero otto: si necessita di continue gratificazioni e lodi per stare bene. Se la vostra autostima si basa interamente su ciò che gli altri pensano di voi, vi sentirete bene solo quando gli altri vi riempiranno di complimenti. Un apprezzamento, una parola “gentile” fa bene e piace a chiunque, anche a chi non le cerca. Persone con bassa autostima però, ne vanno alla ricerca e soffrono emotivamente se, in maniera differente da come sperano, non ottengono ciò che vogliono.
Punti 9 e 10
Numero nove: il conflitto non fa per voi. Più o meno l’80% delle persone dichiara di voler vivere una vita tranquilla e che, nella maggior parte dei casi, evita lo scontro. Di fondo il concetto va anche bene poiché troppo spesso si sentono notizie di banali “battibecchi” sfociati in tragedia.
In questo caso però va fatta un’eccezione, perché si tende totalmente al silenzio e cioè a retrocedere su tutto, a non dire mai una parola; e questo purtroppo significa che fate fatica a difendere le “vostre” cose, le persone in cui credete veramente. E ciò include obiettivi, ideali e così via.
Ultimo punto, ma non meno importante, riguarda i vostri sentimenti. Spesso quando siete feriti o delusi, tacete: e questo, non va bene.
Negare di essere arrabbiati, tristi, imbarazzati o delusi, mantiene le relazioni su un piano superficiale. I rapporti autentici si basano su principi di libertà, ma anche di comprensione, empatia e vero altruismo – “dare e avere” – dunque, se non si è disposti a parlare, spesso ci si limiterà a situazioni di circostanza. Peggio, può accadere di finire in relazioni tossiche dove, “tagliare la corda”, sarà ancora più difficile.
Inoltre se la paura è di restare soli, il principio da capire è che dove non c’è dialogo si è comunque soli, però circondati da gente che alla peggio opterà per altro.
Conclusioni
Mentre scrivevo l’articolo, per riunire questi 10 segni, alcune persone mi hanno fatto notare che spesso fare una buona impressione, come ad esempio sul lavoro, comporta esattamente il People-Pleasing. In linea di massima – apparentemente – tutto ciò è plausibile. Tuttavia c’è da fare una severa distinzione. Essere gradevoli o accondiscendenti con il proprio datore di lavoro, non significa essere “sottomessi”, ma semplicemente dimostrare l’impegno in ciò che si fa.
Inoltre, un conto è creare un ambiente sereno dove, per quanto possibile, si evita la “rogna” di colleghi sgradevoli, di un titolare despota, o discussioni sterili che poi sfociano anche in situazioni più gravi come il mobbing di cui ora lasciamo solo la citazione. E un conto è sentirsi “schiavi” mentali. Purtroppo il capitolo “lavoro”, che qui in Italia è una delle tante piaghe sociali, va affrontato individualmente e meriterebbe molta più considerazione. Ma non oggi.
Ai People Pleasing all’ascolto … o meglio alla lettura, suggerisco di iniziare a cambiare la loro vita a piccole dosi.
Intraprendete, per esempio, l’idea di abbandonare l’abitudine di compiacere le persone dicendo di no a piccoli favori, cose che siete ben consapevoli che non necessitano del vostro intervento. Esprimete la vostra opinione su qualcosa di semplice. Oppure prendete posizione per qualcosa in cui credete. Ogni passo vi aiuterà a guadagnare più fiducia nelle vostre capacità. Sarete fieri di voi stessi.
In aggiunta, suggerisco umilmente a coloro che trovano riscontro in queste parole, e che magari pensano di non farcela perché “sentono” la loro condizione più seria, di cercare supporto in un terapeuta che può aiutarvi a costruire la forza mentale di cui avete bisogno per creare il tipo di vita meravigliosa che meritate di vivere.